Sardegna: opporsi all’emergenzialità con la lotta
Migliaia gli sfollati che dal Medio Campidano, alle Baronie (zona orientale del Nuorese) fino a toccare la Gallura (solo in questa zona si contano 13 vittime),attendono una dislocazione, mentre i soccorsi sopraggiungono da altre regioni (in primis del centro Italia), a partire da centinaia di Vigili del Fuoco.
Le prime ore di questo scempio vedono la mobilitazione risoluta di decine di migliaia di persone e delle piccole amministrazioni che, scavalcando le tempistiche della macchina istituzionale centrale, offrono sussidio a chi si ritrova all’improvviso senza un tetto, senza terra, o completamente isolato.
Da questo mutualismo spontaneo e rabbioso che si sviluppa nei territori colpiti ci piace ripartire, guardando senza retoriche perbeniste e fuorvianti ai lati scabrosi della vicenda, a quelle migliaia di ettari di terreno sottratti giorno dopo giorno all’operosità di chi il proprio territorio- il proprio suolo- lo conosce e ne sa prendere cura in maniera direttamente conflittuale alle logiche di profitti immediati che ricadono nelle tasche di pochi (molto spesso lontani da quei luoghi) e in cambio lascia conseguenze nocive e rischi incalcolabili per molti. I duecentomila di Napoli contro il biocidio del Venerdì scorso parlano anche ai martoriati territori della Sardegna.
E’ eloquente una nota stizzita rilasciata dall’MPS (Movimento dei Pastori Sardi) a riguardo: “I pastori sanno bene che la natura presenta sempre il conto degli errori umani, solo che a pagarli, nella maggioranza dei casi, non sono i responsabili.”
Un dato che si accentua nel periodo di crisi strutturale da cui la classe politica tenta di poter uscire scaricandone i costi, intesi come costi sociali complessivi e dunque anche in termini di vite umane, é l’assenza pressoché totale in molte regioni del “Bel Paese” di un monitoraggio e di prevenzione territoriale, a partire dalla manutenzione dei condotti idrici, e la correlata speculazione su zone come quelle su cui ci sono falde acquifere e corsi d’acqua non attivi e di quelli che che da qualche anno hanno ripreso il loro corso.
Guardacaso, mentre si guarda al disastro nell’isola sopraggiungono le notizie di forti nubifragi che colpiscono la Calabria, creando ulteriori disagi e quello stato di emergenzialità che da ore è sulla bocca di tutti i giornali.
Lo stato di emergenzialità – strumento retorico ormai collaudatissimo per le istituzioni che continuano a nascondersi dietro un dito – provocato da decenni di opere inutili, molte delle quali mai concluse, dalle colate di cemento sregolate e dettate da esigenze di profitto, la stessa emergenzialità con il quale si deve fare la Tav in ValSusa contro tutti e tutto, oppure ricostruire L’Aquila sempre secondo gli interessi di padroni e padroncini senza ascoltare minimamente gli abitanti di quel territorio..
Così, dalle lotte che in Val Susa come nell’entroterra campano parlano di sollevazione e di vera sovranità nei territori, anche la comunità sarda, colpita oltremodo dal mix letale natura-malgoverno,è e può essere ancor più capace di interrogarsi, sollevarsi e creare gli anticorpi contro le devastazioni presenti e future attraverso la lotta popolare.
Di seguito, la nota del Collettivo Autonomo Studenti Casteddu – Casc, riguardo le conseguenze del disastro di queste ultime e verso il prossimo importante appuntamento di lotta che li vedrà protaginisti venerdì 22 Novembre della Sollevazione Regionale a Cagliari:
“Siamo stanchi e incazzati.
Stanchi di piangere le vittime degli incendi d’estate e delle alluvioni d’autunno. Stanchi di osservare famiglie distrutte e decine di anni di lavoro spazzati via da tragedie che continuano a esserci presentate come “inevitabili” e che invece non lo sono.
Siamo incazzati proprio perché questo disastro poteva e doveva essere evitato. Perché poco più di un mese fa l’Ordine dei Geologi aveva lanciato l’allarme: “306 comuni dell’isola, cioè l’81% del totale, sono a elevato rischio idrogeologico” e niente è stato fatto.
Siamo incazzati perché lo Stato italiano è sempre presente in Sardegna per potenziare le infrastrutture carcerarie e militari e non interviene mai in tutela del territorio e della gente (ricordiamo i canadair assenti quest’estate). E queste sono le conseguenze!
Siamo incazzati perché oggi come ieri i politicanti di turno verranno a versare lacrime piene di ipocrisia raccontandoci che è stata una “catastrofe naturale” inevitabile come il terremoto a L’Aquila, una “fatalità” come per i migranti annegati a largo di Lampedusa.
Ma noi sappiamo che questa, come quelle precedenti, sono le solite bugie di chi ha le mani sporche del sangue delle vittime di quella che noi definiamo senza paura l’ennesima STRAGE DI STATO.
Se fossero state prese le precauzioni che il presidente regionale dell’Ordine dei Geologi Davide Boneddu aveva definito “prioritarie”, oggi non saremmo qui a contare i morti a decine!
Siamo stanchi e incazzati.
E per questo vogliamo lanciare un messaggio:
il 22 Novembre, data di sollevazione generale sarda, scendiamo in piazza anche per loro, per le vittime dell’alluvione.
Esistono dei responsabili. Persone con nome e cognome che siedono in Consiglio Regionale, che avrebbero dovuto garantire la sicurezza della gente e che invece preferiscono continuare a promuovere nuova cementificazione, nuova devastazione del territorio, nuove basi per nuove “catastrofi”.
Il 22 Novembre scendiamo in piazza per gridare a questa gente tutta la nostra rabbia e tutto il nostro desiderio di giustizia e vendetta contro un sistema politico ed economico che è il solo, vero, grande responsabile della strage provocata dall’alluvione.
22 Novembre – Sollevazione Regionale a Cagliari
Ascolta Stefano, studente del Casc (intervista realizzata durante la trasmissione Titanic in onda su RdioBlackOut):
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