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Taranto: blocchi e manifestazioni dopo la sentenza del Gip sull’Ilva

Il tribunale ha respinto la proposta dell’Ilva, definendo inadeguato il piano da 400 milioni di euro per procedere ad operazioni di risanamento che richiederebbero cifre molto più alte.

Già ieri mattina, in attesa del pronunciamento, alcuni operai si erano arrampicati sulla passerella dell’altoforno 5, il più alto dello stabilimento; nove di loro hanno deciso di rimanerci anche oggi, incatenandosi e dichiarando di essere in sciopero della fame e della sete.

Questa mattina alle 9, invece, è iniziato lo sciopero di 48 ore indetto da Fim, Cils e Uilm in seguito alle decisioni del gip; poco prima delle 10 diverse centinaia di operai dell’Ilva hanno bloccato gli accessi alle statali che portano a Taranto, paralizzando il traffico.

Allo sciopero non hanno aderito Fiom e Cgil, che chiedono di indire delle assemblee in cui i lavoratori dell’Ilva possano decidere come e dove indirizzare la protesta dei prossimi giorni in merito al pronunciamento del Tribunale.

Anche i sindacati di base hanno preso le distanze dalla convocazione di Film e Uilm, decidendo di convocare uno sciopero che si concluderà alle 16 e che ha portato ad un’assemblea davanti all’ingresso dello stabilimento Ilva; la scelta di concentrare lo sciopero di fronte all’impianto siderurgico, dicono, ha come obiettivo quello di puntare il dito contro i proprietari dell’azienda (che continuano a negare i fondi necessari per il risanamento dell’Ilva) e contro il Governo.

In mattinata alcune centinaia di persone facenti parte del ‘Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti’ hanno raggiunto in corteo gli operai che stavano bloccando le statali, chiedendo ai lavoratori dell’Ilva di indirizzare la protesta non contro la decisione del Gip ma contro la famiglia Riva, che in anni di profitti ricavati dall’azienda non si è mai curata dei danni ambientali e alla salute che essa causava e ora si ostina a negare i finanziamenti necessari a risanare l’impianto.

L’incontro tra gli operai e il Comitato ha generato alcune tensioni quando le forze dell’ordine si sono frapposte tra le parti cercando di impedire che il corteo del Comitato potesse raggiungere il presidio.

La giornata di oggi ripropone dunque le contraddizioni già emerse nelle scorse settimane, con i sindacati allineati su una posizione di mera (e miope) difesa del posto di lavoro che non tiene conto della difesa della salute rivendicata dai cittadini di Taranto, finendo così per fare il gioco di chi, come Riva, strumentalizza la  protesta dei lavoratori contro la chiusura dell’impianto per poter salvaguardare unicamente il proprio profitto.

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