Tav – Missione Val di Susa. La clonazione di Herat
Gli ultimi lanci di agenzia danno la Val di Susa occupata militarmente mentre le testate nazionali smentiscono replicando sulle necessità dettate dall’ordine pubblico, spiegando che gendarmi e militari servono alla tranquillità dei valsusini e dei lavoratori del cantiere.
Dal Fatto Quotidiano del 26 Ottobre 2013: Gli attivisti vogliono protestare contro la militarizzazione della Valsusa: “Sembra di essere a Belfast” dice un NoTav dal palco a cui subito fa eco Alberto Perino, uno dei leader storici del movimento, “non è una situazione normale, sembra ci sia una dittatura.
Da Repubblica del 20 Sett embre 2013: Tenere alto il livello di attenzione e vigilanza sul cantiere Tav in Val di Susa. Per questo, arriveranno in Piemonte altre 200 unità per esigenze di sicurezza. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha presieduto questa mattina al Viminale una riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza alla quale hanno partecipato i vertici nazionali delle forze di polizia e dei servizi di intelligence e il Capo di Stato Maggiore della Difesa.
Da Repubblica del 20 Settembre 2013: Il governo ha deciso di mandare un segnale duro al popolo No Tav: sono in arrivo 200 militari di rinforzo per vigilare sul cantiere; a Torino è stata nominata prefetto Paola Basilone, ex vicecapo della polizia ed esperta di ordine pubblico; e domani a Chiomonte si farà vedere il capo della polizia, Alessandro Pansa. “Lo Stato fa lo Stato. La Tav si farà. Delinquenti e bombaroli si rassegnino”, dice il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Da La Stampa di Torino 1 Novembre 2013: Oggi riusciamo a far fronte a tutti gli impegni a cominciare dall’Afghanistan, dove stiamo trasferendo i poteri alla polizia e all’esercito locale, per arrivare al cantiere Tav in Valsusa: stiamo lavorando a un modello di difesa molto più snello rispetto ma che richiede investimenti in tecnologie sempre più sofisticate». – «Abbiamo destinato alla tutela del cantiere quattrocento soldati. I militari hanno acquisito le funzioni della polizia giudiziaria, con la possibilità di fermare persone che abbiano tenuto un comportamento illegale. Sono tutti uomini di grande esperienza, che hanno prestato servizio all’estero, in Afghanistan, in altri scenari internazionali, alle prese con situazioni complesse e delicate. Ovviamente operano in perfetta sintonia con le altre istituzioni dello Stato presenti in Valsusa, con i carabinieri e la polizia, per tutte quelle funzioni connesse all’obiettivo da raggiungere, cioè la tutela del sito e la sicurezza di chi ci lavora. Da notav.info: Ricordiamo che in Afghanistan, nella provincia di Herat, il rapporto è di 1 soldato ogni 517 abitanti. A Chiomonte su 931 residenti ci sono 415 soldati.
Ci siamo occupati spesso dei confronti tra No Tav e forze di Polizia. A vari livelli si sono a volte fronteggiati, a volte scontrati, la politica italiana ha fatto sì che lo scontro e quindi il piano militare si estendesse a dismisura nel conflitto fino a oggi, quando la presenza sul territorio della Val di Susa diventa a tratti asfissiante, tanto da portare alla cronaca le raccolte firme di entrambi gli schieramenti o condurre anche a proteste nei luoghi di soggiorno, per testimoniare il grado di intollerabilità della presenza anche solo di riposo negli alberghi: a Chiomonte ci sono due soldati e mezzo ogni abitante.
Abbiamo percorso la valle alla ricerca di questa famigerata occupazione del territorio. Se il cantiere è alla Maddalena di Chiomonte, ci si aspetterebbe di trovare nei pressi del paese le truppe a guardia della zona. Così è: 416 tra Alpini e Ff.Oo all’interno del cantiere, sparsi un po’ ovunque fuori e dentro la zona interessata dai lavori; check-point alle entrate dell’autostrada e nella zona della centrale elettrica dell’Iren – zona non di cantiere ma comunque cinta a sorveglianza armata -; e nei boschi le pattuglie del reparto elitrasportato Cacciatori di Calabria e Sardegna che fermano e identificano chiunque si avvicini alll’area proprio come si trattasse di zona di guerra.
I luoghi di soggiorno delle truppe li troviamo per primi a Susa, distante 7,4 km, cioè a 9 minuti di strada statale dal cantiere; poi scendendo verso Torino a Sangano, a 49 km, cioè a 39 minuti percorrendo la A32 e la statale SS 589; poi a Val della Torre, a 50,4 km, a 47 minuti di percorrenza tra A32 e SS24; ad Avigliana, a 40,9 km e 34 minunti di A32; a Rosta, a 48,7 km, cioè 36 minuti tra A32 e SS25. Salendo verso l’Alta valle i primi soggiorni si trovano a Bardonecchia, distante dal cantiere 29,2 km, a cioè 31 minuti di percorrenza tra autostrada A32 e statali SS24 e SS335; al Colle del Sestriere, a 38,2 km, cioè 42 minuti tra A32, SS24 e SS23. Per i militari, gli appoggi al vettovagliamento sono la caserma degli Alpini di Oulx, distante 17 km, cioè 17 minuti tra A32 e SS24 e la caserma degli Alpini di Rivoli distante 47,9 km, a 37 minuti dal cantiere tra A32 e SS25 (fonte google maps). Insomma sono dappertutto.
Il cantiere geognostico della Maddalena di Chiomonte, tunnel che ricordiamolo ancora una volta serve a capire quali materiali ci sono nella montagna per poter affrontare lo scavo del tunnel di percorso della linea Av, ha come entrata la zona del paese di Venaus. Di fatto la dislocazione delle truppe a guardia del cantiere invade tutta la Valle di Susa, valle che da Rivoli a Bardonecchia misura 77,5 km, con una percorrenza media necessaria di 1 ora e 2 minuti. Se si considerano i posti di blocco sempre dislocati lungo il percorso e il normale avvicendamento nella turnificazione al cantiere, è impossibile per chiunque non incontrare pulmini, blindati e fuoristrada di Polizia e Carabinieri in qualunque momento del giorno.
Novità del mese è l’intensificazione del controllo dai cieli: costanti, a cadenze settimanali, elicotteri da guerra perlustrano la Valle di Susa dal cielo. Quattrocento militari provenienti da Herat, addestrati non soltanto militarmente ma anche nella gestione dell’ordine pubblico giungeranno al cantiere di Chiomonte direttamente dall’Afghanistan per affiancare i militari già presenti nell’area.
A questo si aggiunga l’incontro avvenuto a Parigi martedì 5 novembre tra il capo della Polizia, prefetto Alessandro Pansa, il generale di Corpo d’Armata Leonardo Gallitelli, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri e le più alte cariche delle forze di polizia francesi: il prefetto Claude Baland, direttore generale della Polizia Nazionale e il generale di Corpo d’Armata Denis Favier, direttore generale della Gendarmeria. Immigrazione clandestina, radicalizzazione delle lotte No Tav, terrorismo e traffico di esseri umani i temi trattati nella riunione, nella quale Italia e Francia hanno gettato le basi per lavorare in sinergia, in vista dell’elaborazione della futura strategia dell’Unione Europea in materia di sicurezza interna. Ovvero: rafforzamento dei controlli di frontiera a pattuglia mista, maggiori controlli sui treni; operazioni ad Alto Impatto di cui si conosce a ora soltanto il nome altisonante; attività di indagine congiunta sulle reti che favoriscono l’immigrazione “clandestina”, ma anche l’intensificazione degli scambi di informazione in tema di terrorismo, al quale si associa la ”gravità della radicalizzazione del movimento di opposizione italiano alla realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione” e la preoccupazione francese di una sua deriva al di là delle Alpi (di fatto, già il 3 dicembre scorso, un pulmino della Digos italiana aveva seguito i manifestanti alla frontiera francese e poi a Lione, dove si teneva il vertice Monti-Hollande). Terrorismo e No Tav sono espressioni che godono ormai dell’ovvietà con cui vien naturale formularle assieme, come insieme Italia e Francia si armano per combatterle.
da tgvallesusa
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