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VIAGGIO NEL MONDO DELLA SANITÀ CALABRESE

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Condividiamo questo interessante numero della rivista di Malanova.info che attraverso testimonianze dirette fa il punto sulla condizione della sanità in Calabria alla luce della pandemia. Buona lettura!

Quelle che seguono sono alcune tra le piùsignificative testimonianze raccolte e pubblicatedalla redazione di «Malanova» durante il trascorsomese di novembre caratterizzato da alcunimomenti di protesta contro le restrizioni da Covid-19 e la malasanità regionale. Rappresentano unprimo momento d’inchiesta sulle criticità dellasanità regionale e sul mancato diritto alle cure.Questo primo blocco di interviste ha interessatodue fronti d’inchiesta: il primo, la sfera deidisservizi e delle conseguenti angherie riservatequotidianamente ai cittadini calabresi; il secondo,un blocco sociale e lavorativo ben preciso, quellodella cura alla persona, dei servizi socio-assistenziali e infermieristici, spesso esposti alricatto occupazionale e alla precarietà redditualericonducibile al «lavoro informale» dell’assistenzadomiciliare privata.È per via di questa condizione di precarietà ericattabilità che abbiamo proposto agli intervistatila pubblicazione dei loro racconti in formaanonima. Questa modalità ha permesso loro unamaggiore libertà di espressione e una certaschiettezza nella narrazione.Un aspetto che andrebbe ulteriormente indagato eapprofondito: il comparto lavorativo del settoresocio-sanitario non è un blocco socialmenteomogeneo come la narrazione mainstream, fattadi eroi e santi nelle corsie ospedaliere, ci raccontaogni giorno: tra un OSS precario e un dirigentemedico la differenza non riguarda soltanto i livelli retributivi ma anche e soprattutto la possibilità dipotersi tutelare attraverso, ad esempio, gli ordiniprofessionali; quest’ultimi, è evidente, non sempresono appannaggio di chi oscilla tra precarietà elavoro nero.Il livello del ricatto emerge con maggiore crudezzase prendiamo in esame le note diramate dallaCommissaria Bettelini dell’ASP di Cosenza (vedicopia in Appendice) che ha intimato, paventandoun’azione disciplinare, il silenzio stampa per tuttigli operatori e le operatrici della sanità. Una tale“minaccia” è riuscita a bloccare il dibattito pubblicoche infermieri e medici avevano innescato, ancheattraverso i media locali, denunciando leproblematiche più serie che attanagliavano eattanagliano le varie strutture sanitarie nonpermettendol’erogazionediserviziqualitativamente e quantitativamente sufficienti.Infine, abbiamo indagato il mondo degli utenticostretti a fare i conti con l’imperizia professionaledi alcuni medici, con strutture pubblichecompletamente inadeguate e asservite al sistemaprivatistico delle cure e con la costante necessitàdi ricorrere ai cosiddetti “viaggi della speranza” perraggiungere regioni, come la Toscana e l’EmiliaRomagna, dove tra sanità privata e strutturepubbliche il meccanismo del business intorno alleemergenze sanitarie calabresi è diventatostrutturale, permettendo il trasferimento di ingentiquantità di denaro pubblico dalle casse dellaRegione Calabria a quelle delle Aziende Sanitarie del Nord d’Italia e alle tante cliniche e struttureriabilitative private accreditate e/o convenzionate.Ciascuna testimonianza è preceduta da unaglossa esplicativa che anticipa le questioniprincipali sulle quali verte e, in alcuni casi, seguitada un sintetico commento. Abbiamo preferitotrascrivere le testimonianze, rispettando il piùpossibile il loro carattere spontaneo ed emotivo,conservando le ripetizioni, gli anacoluti e i ticlinguistici di un discorso che riguarda la vita stessadei nostri interlocutori. Il nostro auspicio è che sipossa riconoscere nel profondo pathos di questedichiarazioni un’urgenza di rinnovamento che datroppi anni è sopita.

Qui la rivista completa.

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