15000 in piazza a Modena….poca rabbia solite parole
I 15000 ,divisi in due cortei sono partiti uno, dal piazzale dello stadio ,l’altro dalla sede della Maserati, punto sensibile della città, al centro dei tanti piani industriali dell’ amministratore delegato della Fiat Marchionne, trovandosi di nuovo di fronte a molti punti di domanda rispetto al proprio futuro, dopo la decisone di fare investimenti negli stabilimenti dell’ex Bertone di Grugliasco.
Per tutta la durata dei cortei, i manifestanti hanno scandito slogan goliardici intervallati da musica, a nostro dire però una cosa fondamentale è mancata, ed è quella rabbia necessaria che dovrà servire per affrontare una crisi che non vede più via d’uscita. Abbiamo parlato con la base della Cgil, semplici iscritti e delegati e dalle loro parole si sente la necessità di cambiare passo, ma probabilmente nella moltitudine dei due cortei la rabbia non si è fatta proprio sentire o non la si è voluta tirare fuori
In tutto questo non sono mancati momenti di tensione tra il servizio d’ordine CGIL e alcuni militanti del Guernica, quando una parte di quest’ultimi si sono aggregati ai compagni già presenti all’interno del corteo, tensione causata dal fatto che il servizio d’ordine Cgil ha tentato di cacciare dal corteo il Guernica, manovra ovviamente fallita, perché alle provocazioni c’è stata un adeguata risposta con toni duri. Il Guernica ha deciso di partecipare allo sciopero per portare i suoi contenuti, contenuti di rottura con parole d’ordine ben precise per contrastare questa crisi, contenuti riportati da un volantino distribuito all’interno dei due cortei e che riportiamo a margine dell’ articolo.
Evidentemente alla dirigenza Cgil modenese, non è ancora andata giù la scorsa stagione di lotte che ha visto il Guernica avere un ruolo determinante e da protagonista in città.
La giornata è terminata con il comizio all’interno di Piazza Roma, dove sono intervenuti il segretario locale della Cgil e il segretario nazionale della funzione pubblica , interventi che si sono limitati alla ennesima descrizione della manovra proposta dal governo, e rilanciato la contro manovra della Cgil, senza minimamente tentare quel cambio di rotta necessario nell’avanzare della crisi.
In tutto questo è apparso uno striscione a firma Guernica con scritto: “L’unica manovra equa e giusta è il default! Che la crisi la paghino banche e speculatori” . Uno striscione plaudito dalla piazza, che è andato a rompere quel clima di pace sociale che i poteri forti di questa città vogliono continuare a mantenere.
Dalla giornata di oggi è emerso un dato molto importante per la città di Modena, quello che non c’è nessuna voglia di alzare il livello del conflitto verso chi questa crisi l’ha creata e vuole farcela pagare. Vedere tutti questi lavoratori sfilare per la città di Modena come se fosse una passeggiata domenicale non fa altro che fare il gioco dei poteri forti che governano la città di Modena, poteri che in maniera spudorata sono stati presenti in mezzo alla gente. La nostra città sta per vivere uno dei momenti più difficili della sua storia, con casse integrazioni e mobilità che stanno per terminare, una parte della popolazione che non arriva più a fine mese, affitti che aumentano e mutui che non si riescono più a pagare. Lo diciamo da diversi giorni, è ora di cambiare passo è ora di mettersi in gioco ed andare ad abbattere la nostra governance bloccando realmente il paese Italia e riprenderci tutto quello che ci stanno togliendo.
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Volantino Guernica:
L’UNICA MANOVRA EQUA E GIUSTA E’ IL DEFAULT!CHE LA CRISI LA PAGHINO BANCHE E SPECULATORI!
Come spazio Guernica, in modo critico, abbiamo deciso di essere parte dello sciopero generale indetto sia dalla Cgil che dai sindacati di base, perché riteniamo fondamentale iniziare a dare una risposta forte all’ennesimo colpo inferto ai soliti noti attraverso la manovra finanziaria. A noi non bastano le motivazioni indicate dalle diverse piattaforme per lo sciopero, se pur condivisibili in taluni passaggi : quello che ci interessa è la costruzione di un percorso che non serva a “far sfogare” la rabbia sociale che dovrebbe sbollire con la conclusione dello sciopero, ma che serva a darle un senso strategico, che sappia trovare le forme per raggiungere nuovi obiettivi. Noi non temiamo derive greche o anglosassoni o nordafricane: per noi quelle NON sono derive, ma semmai tentativi non sufficientemente strutturati per trasformare lo stato di cose presenti.
E’ ora che ci sia un cambio di passo verso quella contrapposizione reale, necessaria per attaccare quelle centrali di potere economico-finanziario che permettono ad una classe politica criminal-mafiosa di portare il paese verso una situazione di semi schiavitù. E parliamo di “classe politica” in senso molto largo! Lo scontro è posto nel modo più chiaro: o vincono loro o vinciamo noi!
Noi non crediamo una parola quando raccontano di proporre manovre eque e solidali, che siamo tutti sulla stessa barca, che la crisi è mondiale, perché questa crisi non la ha certo creata chi lavora: la capacità di produrre ricchezza è tutta intera nelle nostre braccia e nelle nostre teste e se a loro i conti non tornano, è ora che sappiamo dire che i nostri portafogli NON sono disponibili!
Continuano a chiederci sacrifici per pareggiare i conti e rassicurare i mercati; ma cosa sono questi mercati? Un’entità astratta o hanno nomi ben precisi? Vi sono al mondo una decina tra banche e gruppi finanziari che detengono circa il 70% dei derivati (e quindi sono coloro che nel 2008 hanno innescato questa crisi) e possiedono circa il 60% dei debiti sovrani. Quindi costoro, tramite i governi nazionali e le banche centrali, ci impongono i sacrifici per vedersi pagare gli interessi sui debiti, con un meccanismo a spirale che nessuna manovra può fermare, e da ciò capiamo il perché di due finanziarie in poche settimane. Il tutto in un contesto nel quale la ricchezza prodotta in borsa supera nettamente quella prodotta dal lavoro (si parla di 7 – 8 volte) indice di un sistema ormai impazzito e non più controllabile.
Per fermare questo meccanismo l’unica soluzione è il DEFAULT!
Il diritto all’insolvenza come unica strada per eliminare il controllo che banche & co. esercitano su di noi obbligandoci a sacrifici ormai non più sopportabili.
La formula sciopero utilizzata fino adesso non è più funzionale per la vittoria nella dinamica di attacco che ci viene portato: stanno trasformando le istituzioni in puri organismi di repressione, senza redistribuire nulla per il sostentamento delle famiglie di chi lavora (o di chi ci prova). E’ ora di prendersi la responsabilità di mettere veramente in ginocchio gli sfruttatori italiani, attraverso quelle forme di lotta che hanno caratterizzato la stagione scorsa, come quelle degli studenti, attraverso il blocco totale dei punti più sensibili di questo paese: stazioni, città, autostrade ecc…ecc…
Un esempio di come si dovrebbero contrastare le decisioni scellerate del governo italiano lo abbiamo in Val Susa, dove una intera comunità ha deciso di scegliere di dare valore alla propria vita e a quella dei suoi e dei nostri figli, mettendosi in gioco contro quella che è una pura speculazione per arricchire i soliti faccendieri italiani. Non è un caso che ogni giorno che passa questa opera perde di credibilità, raccogliendo i pareri di eminenti studiosi appartenenti a prestigiosi enti italiani che non esitano a definire la Tav un’opera non necessaria né per lo sviluppo dell’ltalia, né per quello dell’Europa. Cosa stiamo aspettando a prendere esempio da quella lotta? Perché se una valle riesce giorno dopo giorno a mettere in crisi le strutture repressive di uno stato, la popolazione dell’intero paese può veramente fare in modo che le cose cambino!
IL 6 SETTEMBRE NON E’ CHE L’INIZIO!
Spazio Antagonista … Guernica
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