26 giugno: contro l’articolo 5 del decreto Lupi, Tormarancia meticcia in corteo
E queste, effettivamente, sono state le parole d’ordine più importanti del grande corteo territoriale. Quando le casse diffondevano nell’aria la domanda: «COME LI VOGLIAMO PAOLO E LUCA?»;Il grido di risposta sovrastava la musica del sound system: «LIBERI!».
Altrettanto forte, ma di segno naturalmente opposto, il “volume” dedicato al piano casa di Renzi e al famigerato articolo 5 del decreto Lupi: che negare il diritto di residenza oltre che la possibilità di usufruire di gas,luce ed acqua alle occupazioni abitative sia un crimine contro l’umanità è evidente; che tutto ciò venga fatto nell’ambito della guerra che Renzi sta conducendo contro i poveri ripetendo a mantra «ce lo chiede l’Europa» e rivelandosi un fedele servitore di palazzinari della peggior risma è altrettanto chiaro ai partecipanti e alle partecipanti del corteo. Talmente chiaro che, con uno sforzo di autorganizzazione capace di produrre un formidabile colpo d’occhio, diverse occupazioni abitative hanno deciso di trasferire il loro sdegno su magliette realizzate per l’occasione. Quelle del Caravaggio, gialle, portavano stampatala scritta «CASA, REDDITO, DIGNITA’» sul davanti e «NO ALL’ARTICOLO 5» sul retro; quelle di Casale, bianche, erano personalizzate con stencil che riproducevano slogan di ogni tipo, da un sempre verde «+ CASE – CASERME» al memorabile «LUCA NON TI ABBATTERE, ABBATTILI».
Tra gli obbiettivi del corteo, la volontà di affermare l’anima antifascista di Tormarancia, quartiere popolare che conobbe la tragedia delle Fosse Ardeatine,e che oggi ha ricordato i suoi martiri anche producendo e diffondendo un originale adesivo «TORMARANCIA ANTIFASCISTA» sormontato dalle bandiere rosso-nere; poi c’era fortissima la volontà di segnalare i tanti posti lasciati vuoti dalla speculazione, a cominciare dal palazzone dell’Inarcassa sgomberato con la violenza dalla polizia lo scorso 16 aprile: una giornata di lotta costata l’ospedale a numerosi compagni e compagne, ma risolta poi attraverso una nuova occupazione, in zona Tor Carbone, portata a termine dopo una settimana di tendopoli nei locali dell’VIII Municipio. Ebbene, qual è oggi lo stato di questo palazzo?
Naturalmente quello di prima. Il palazzo, cioè, è ancora scandalosamente vuoto!
Risalendo le vie del quartiere, il particolare è stato sottolineato grazie a particolari stencil, che con l’ausilio di bombolette di vernice hanno depositato sui muri la scritta «VOGLIAMO UNA CASA SICURA» mentre nell’aria si diffondevano i classici cori del movimento romano per il diritto all’abitare: «Non si può pagare /mille euro al mese / per questo / le case / ce le siamo prese».
E tra i tanti e le tante che la casa se la sono presa davvero e che oggi sfilano in corteo, gli occupanti del Caravaggio, fieri del loro coro personalizzato: «La lotta per la casa / va presa con coraggio / avanti, / avanti, / avanti Caravaggio».
La prima fila, a questo punto, era già stata completamente monopolizzata dai bambini: le figlie e i figli della Roma che si barrica; un numero impressionante di piccolissimi e orgogliosi rappresentati di una realtà meticcia che non aspetta domani per iniziare a scrivere una nuova storia, un nuovo futuro. Sarebbero loro i bambini che Lupi, con il suo Articolo 5, non vuole mandare a scuola e che Renzi e Poletti, il ministro del lavoro, vorrebbero condannare all’eterna precarietà, sfruttando le madri e i padri ma già iniziando a discriminare anche loro.
Quei bambini e quelle bambine, carissimi (perché carissimi ci costate) Renzi, Lupi, Alfano e Poletti, non hanno nessuna intenzione di essere discriminati: i loro occhi scintillano di orgoglio; l’orgoglio di parlare tutte le lingue del mondo e di avere sulla pelle i colori dei cinque continenti: non vi sentite voi piccoli,indegni e meschini di fronte a loro?
Ma questo è quello che siete, Renzi, Lupi, Alfano e Poletti. Piccoli, indegni e meschini. Tormarancia vi odia. E anche la polizia, provocatoriamente schierata di traverso subito dopo piazzale Tosti, ha capito come oggi non fosse aria: il corteo è avanzato verso il centro del quartiere ed è stato fatto passare, guadagnandosi con la sua autorità morale ancor prima che fisica il diritto di prendersi le strade.
Quante speculazioni sono state denunciate nel frattempo!
L’antico mercato di viale Tormarancia, che sta chiudendo i battenti colpito da tariffe assurde imposte ai piccoli commercianti:perché quei banchi lasciati vuoti non possono diventare punti dai quali ripartire per costruire un’economia senza padroni?
La scuoletta abbandonata sulla stessa via: uno schiaffo sulla faccia di un quartiere che ha un numero ridicolo di posti negli asili comunali!
Il mostro di vetrocemento che si affaccia sulla Cristoforo Colombo: avrebbe dovuto compensare un intervento di profonda riqualificazione del quartiere, con tanto di interramento della grande arteria di scorrimento di Roma Sud e la relativa realizzazione di un enorme parco… invece c’è solo il vetro e il cemento di un palazzone orribile, e vuoto!
Non resta che costringere la polizia ad arretrare per raggiungere largo Bompiani. Qui, nella piazza che ospita il monumento ai Partigiani, e a poche centinaia di metri dalle Fosse Ardeatine è stato utile ricordare ai vecchi e ai nuovi fascisti che se su queste strade vorranno tornare ai nostri posti ci ritroveranno… una promessa suggellata dall’intervento dei Giardinieri Sovversivi, che armati di pale e picconi, e con l’aiuto dei bambini, hanno piantato fiori e piante in un’aiuola:radici salde nel passato per un’avvenire da riconquistare metro dopo metro.
«OCCUPIAMO TUTTO!» è il grido liberatorio. Prima di confluire negli spazi sociali dell’occupazione di Casalede Merode, dove è stato bello scoprire come la nostra festa si chiami lotta.
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