#31G, la città di sotto torna al centro di Roma: togliamo di mezzo il mondo di sopra!
A Roma un corteo di migliaia di persone si è mosso sotto la pioggia da Piramide, dietro lo striscione: “togliamo di mezzo il mondo di Il mondo di sotto, che il 30 sera ha fatto la sua apparizione all’auditorium durante le sfilate di alta moda, ha contrapposto all’idea di città di Marino e della sua giunta- che dopo l’inchiesta su #MafiaCapitale hanno perfino avuto la sfacciataggine di lanciare la candidatura alle Olimpiadi 2024 e di proporre una conferenza urbanistica a primavera- la città delle lotte e dei diritti negati contro l’AltaRoma, quella della vetrina e dello spreco di patrimonio e risorse pubbliche tutte destinate a lobby affaristiche che speculano sui bisogni e sulle emergenze.
Dopo un blitz davanti ad Acea dove è stato esposto lo striscione: “Proprietà privata, garantiamo solo distacchi” , contro l’ulteriore privatizzazione di Acea sostenuta da Marino e dalla sua giunta e contro la disattivazione degli allacci che l’azienda sta effettuando nei confronti di utenti in difficoltà nel pagare le bollette. Solo nelle prossime settimane sono previsti 65mila distacchi., anche usando l’articolo 5 del cosiddetto “piano casa” del governo Renzi.
Il corteo, lanciato dai movimenti per il diritto all’abitare e partecipato anche da studenti e lavoratori, soprattutto del settore della logistica, da spazi sociali e reti territoriali antisfratto, da precari e disoccupati, si è mosso su via Ostiense passando sotto l’ex caserma occupata del Porto Fluviale, un pezzo di patrimonio pubblico strappato da 11 anni alla speculazione, per poi entrare dentro Testaccio, sanzionando Porta Futuro, l’agenzia per il lavoro finanziata dalla provincia di Roma: “Porta Futuro di precarietà e di sfruttamento: #nojobsact, #nopianocasa”.
Dal Lungotevere il corteo ha poi raggiunto l’anagrafe, a pochi giorni dallo sgombero del presidio dei movimenti rimasti a presidiarla per protestare contro l’art5 del Piano casa di Lupi che nega le residenze a chi occupa. Sgombero durante il qiuale sono stati fermati 3 migranti ora reclusi a Ponte galeria, per i quali il corteo ha chiesto l’immediata liberazione oltre che la chiusura di tutti i Cie.
Davanti all’anagrafe sono stati bruciati centinaia di moduli per la richiesta di residenza, mentre contestualmente è stato sanzionato l’assessorato ai Lavori pubblici con lo slogan “Le buche di Roma ingoiano il patrimonio pubblico” contro la decisione di Marino di pagare con i palazzi pubblici le ditte che risaneranno le strade del centro.
Passando da un Campidoglio militarizzato, come il resto del corteo – davanti ad Acea, al museo Macro e dentro Porta Futura sono stati schierati decine di blindati e centinaia di agenti in tenuta antisommossa, a proposito di spreco delle risorse pubbliche -, al grido “Marino vattene” il mondo di sotto ha occupato piazza Venezia per un’assemblea che ha rilanciato le iniziative di lotta per domani, lunedì 2 febbraio, con 3 picchetti antisfratto a Pietralata, Alessandrino e Ostia, a dimostrazione della guerra che Lupi e il governo Renzi con il mancato rinnovo della proroga per le finite locazioni e l’indisponibilità a ragionare della necessità di un blocco generalizzato degli sfratti hanno deciso di lanciare contro il paese dei non solvibili, dei deboli e di quelle che un tempo erano considerate categorie protette.
L’assemblea ha rilanciato la solidarietà a chi lotta in difesa della Val di Susa, scandendo lo slogan: “Una sola grande opera: casa e reddito per tutt@” e confermando la partecipazione alla mobilitazione del 21 febbraio a Torino, a sostegno di chi lotta subendo condanne pesantissime.
Solidarietà piena è stata espressa anche a Emilio e ai compagni del Dordoni di Cremona, rilanciando un netto No alla calata di Salvini e dei suoi alleati di Casapound il 28 febbraio a Roma, con una città indisponibile a ricevere i fascio-leghisti che si è data appuntamento il 5 febbraio per un’assemblea alla Sapienza che deciderà le modalità di un largo contrasto cittadino alla presenza provocatoria e indesiderata a piazza del Popolo.
Possiamo concludere che la giornata di ieri è stata un’importante mobilitazione dislocata che ha condiviso linguaggi e pratiche. La prospettiva comune è decisamente legata alla capacità di opporsi ad un modello sociale ed urbanistico che si va disegnando con sempre maggiore forza, tra grandi opere, grandi eventi, precarietà e cemento.
Questo avviene con l’espulsione quotidiana di larghi settori sociali dalle città consolidate e dai processi decisionali, con il sostegno deciso della proprietà privata e la cancellazione del welfare, con il ricatto costante di amministrazioni indebitate che continuano a vendere patrimonio pubblico, con l’azzeramento dei diritti primari.
Le pratiche di riappropriazione e la resistenza contro opere devastanti come il Tav o il Tap, il rifiuto del lavoro gratuito sul modello Expo e la progressiva precarizzazione del lavoro, le lotte nel comparto strategico della logistica contro sfruttamento e schiavismo, l’affermazione della legittimità di forme di resistenza e sabotaggio di un modello di sviluppo criminale, securitario ed escludente diventano sempre più l’orizzonte possibile delle decine di esperienze territoriali che con caparbietà non accettano di essere derubricate come folclore sociale.
Dobbiamo ripartire da questa importante giornata e rivederci a Napoli tra fine di febbraio e inizio marzo, dopo l’importante mobilitazione del 21 insieme alla Valle di Susa che non molla.
Movimenti per il diritto all’abitare
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