Accordo in salita, governo in difficoltà, operai in piazza: la discussione passa alle Camere
Bonanni (Cisl) fa capire che le cose stanno andando nella direzione giusta (la sua); Angeletti (Uil), come sempre, fa finta di niente e si crogiola (senza esporsi) nello stare in mezzo tra Bonanni e Camusso, senza puntare i piedi e senza farsi vedere troppo voglioso di chiudere. Confindustria fa il muso e tace mentre Rete imprese fa capire che qualcosa “inizia a muoversi”.
E’ in scena una nuova partita (l’ultima? No, si tratta solo di ridefinire ruoli e competenze del post-sindacato) nell’eterno giuoco delle parti che da qualche decennio vede periodicamente “confrontarsi” (senza far mancare i sorrisi d’occasione) le cosiddette “parti sociali”. Le uniche cose oggi differenti dal solito sono l’affondo padronale senza precedenti sull’art.18 (nei fatti: una richiesta di capitolazione senza condizione del mondo del Lavoro tardizionalmente inteso) e la crisi generale che non permette d’intravedere sul piatto e nell’immediato futuro possibilità alcune.
La Camusso non può chiudere subito la partita (quanto lo vorrebbe…) perché dall’altra parte non c’è neanche la benché minima disposizione a concedere qualcosina in più. Indicative in questo senso le voci che, dal chiuso dei palazzi, dei ben informati fanno giungere all’esterno: «Nessuna proposta di mediazione è stata messa sul tavolo» sull’articolo 18, spiega una fonte vicina alla trattativa. «Il governo non si è mosso di un millimetro», ha aggiunto un’altra fonte sindacale. Anche in ambienti governativi si conferma come l’Esecutivo, pur auspicando un accordo, non abbia presentato proposte di compromesso. Per il momento l’Esecutivo, riferiscono le stesse fonti, non pare intenzionato a concedere molti margini di manovra.
Iniziato alle 17, il tavolo di oggi viene venduto come decisivo e conclusivo della discussione unilaterale imbastita dal governo. Su di esso pesano anche le pesanti dichiarazioni a media unificati rilasciate ieri dal Presidente Napolitano. La verità è che il governo di Monti&Napolitano intende consegnare l’accordo (con l’art. 18 come preda ammazzata) sul tavolo della Bce per restare entro gli accordi massima di lacrime e sangue decisi con Merkel, Draghi e Sarkozy.
Il piano dell’esecutivo è stato ben delineato nelle ultime settimane: dismissione degli ammortizzatori sociali conosciuti, accantonamento dell’articolo 18 in favore dell’indennizzo economico per i lavoratori lasciati a casa. Contro queste ipotesi, per ora ci sono solo le mobilitazioni della Fiom Cgil., appoggiate da alcuni sindacati di base (Cobas e Usb). Per oggi è stato proclamato uno Sciopero di due ore che ha vsto in qualche territorio, l’uscita in strada e la apratica dei blocchi. Certo, l’incapacità e manacta volontà (tutta della Cgil) di imbastire una grande battaglia sociale oltre la difesa delle sole tutele residue dell’art. 18 non ha permesso pratiche di generalizzzione e viralità diffusa che sole avrebbero potuto impensierire le imposizioni di Governo e Padroni (del governo dei grandi padroni). Imparare qualcosa dalla piccola grande esperienza della Val Susa…
Per intanto, registriamo le prime uscite in strada dei lavoratori:
ANCONA – Traffico impazzito per un’ora,questa mattina, lungo la Ss 16 Adriatica all’ingresso diella città, per un blocco stradale degli operai Fiom dei cantieri Crn e Isa, che hanno occupato la statale. Circa 200 i manifestanti, che chiedono anche un referendum fra i lavoratori sulla riforma allo studio di Governo e sindacati.Dopo oltre un’ora il blocco e’ stato rimosso.
Reggio Emilia, ore 12.45 I sindacati reggiani e le Rsu aziendali (in testa la Fiom Cgil) hanno mobilitato in massa gli operai delle maggiori aziende di Reggio Emilia. Dalle 10 sono scesi in strada per manifestare in varie zone della città. Uno sciopero di due ore ha interessato il Gruppo Brevini e la Lombardini – Meta System. Cortei sono partiti anche dal quartiere industriale di Mancasale con operai delle ditte in sciopero Rcf, Sacmann, Eurocastings, Bell Landi; dalle 11 si sono mobilitati a Bagnolo (a ridosso della città) i dipendenti delle aziende Ognibene, Emak, Alubel. A Rubiera i dipendenti delle aziende metalmeccaniche ceramiche ed edili hanno cominciato a manifestare dalle 10 sulla via Emilia.
In Lombardia numerosi cortei e alta adesione allo sciopero, secondo quanto riportato dalla stessa Fiom. A Sesto San Giovanni, tra Viale Edison e Viale Marelli, hanno manifestato i lavoratori in sciopero di Alstom Ferroviaria, Alstom Power, Weir Gabbioneta, Ansaldo Sistemi Industriali, a cui si è aggiunta una delegazione della Siae di Cologno e della Siemens. Poco più un là, in Viale Sarca, hanno scioperato quelli della Marcegaglia.
A Cornaredo, in corteo su Via Novara, hanno sfilato i lavoratori della Lobo (che sono “di casa), quelli della Frimont di Lainate, della Hydronic Lift di Pero, e delegazioni della Colgar di Cornaredo e della Kone di Pero (che ha scioperato ieri). A Lainate sono usciti dai cancelli delle aziende ai metalmeccanici della Bonetti Acciai e della Saes Getters. Sciopero alla Obl e alla Ceit di Segrate, alla Maflow Brs di Trezzano alla Isa di Arese, alla Cesare Bonetti di Garbagnate, alla Carle e Montanari di Rozzano, alla Cinemeccanica di Milano, alla Novelis di Pieve Emanuele, all’Italtel di Castelletto.
Firenze, lavoratori della Champion di Scandicci saranno in sciopero domani 21 marzo per l’intera giornata.
Piemonte. Numerose fabbriche metalmeccaniche oggi hanno scioperato.
Ineluttabile e senza sfumature la risposta del governo. Roma, h 19, min. Fornero: «Reintegro per i soli licenziamenti discriminatori, per i disciplinari sono in casi gravi. Per gli economici indennizzi da 15 a 27 mensilità». Mancato l’accordo, per Monti si torna in Parlamento, girand la palla ai partiti che dovranno esporsi di fronte ai loro elettori. Previste nuove figuracce e future batoste per il Partito Democratico…
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