Azzardopoli, il paese del gioco d’azzardo
Non c’è crisi che tenga: il gioco d’azzardo – soprattutto quello online – cresce. A dirlo è l’Agenzia delle Accise, Dogane e dei Monopoli (ADM) che stima che nel 2022 gli italiani per le varie tipologie di gioco arriveranno a spendere fino a 140 miliardi di euro, con un aumento del 30%.
di Giovanni Caprio da Volere la Luna
Nei primi sei mesi di quest’anno la raccolta complessiva del settore dei giochi si è attestata infatti ad oltre 65,7 miliardi di euro (erano stati 48 miliardi nel 2021 e 55 miliardi nel 2019). La spesa, ovvero le giocate meno le vincite, è stata di 9,9 miliardi, contro i 9,7 miliardi del semestre precedente. In crescita anche quanto arriva nelle casse dello Stato: quasi 5,5 miliardi nei primi sei mesi del 2022 contro i 5,4 miliardi del secondo semestre del 2021. Miliardi di euro che arrivano nelle casse dello Stato e che alimentano almeno qualche contraddizione di fronte a quei tentativi dello stesso Stato di contrastare il fenomeno dell’azzardopatia. D’altra parte, l’incessante crescita del settore giochi era già stata ratificata dalLibro Blu 2021 di ADM (https://www.adm.gov.it/portale/libro-blu-organizzazione-statistiche-e-attivita-anno-2021)che aveva evidenziato comela raccolta dal gioco, dopo la flessione nel 2020, sia di nuovo risalita. Ammontava infatti a 110,4 miliardi di euro nel 2019, era scesa a 88,2 miliardi di euro nel 2020 per poirisalire nel 2021 a 111,17 miliardi di euro, in aumento di oltre il 25% e superiore anche al periodo pre-pandemia. Un aumento dovuto soprattutto all’online, passato da 36,3 miliardi di euro del 2019 a 49, 2 miliardi del 2020 a 67,1 miliardi del 2021. Il gioco fisico scendeva invece dai 74 miliardi del 2019 ai 39 miliardi del 2020 per poi risalire a 44 miliardi nel 2021.
Con l’aumento esponenziale del gioco d’azzardo aumenta drammaticamente la ludopatia nel nostro Paese, con il suo enorme carico di disperazioni, di crisi familiari e personali, di perdita del lavoro, di debiti, di attività illegali e di usura. La ludopatia, come riconosce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è una vera e propria malattia mentale, con sintomi specifici, con impulsi incontrollabili a giocare d’azzardo o a fare scommesse in denaro. Sul sito del Ministero della Salute si legge che la ludopatia è «l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o di fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze». Da qualche tempo la ludopatia è entrata nei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza del Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta di una patologia che interessa tutte le fasce anagrafiche, dal pensionato ai giovani e giovanissimi, con una media nazionale di spesa pro capite di oltre 1.400 euro. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità in Italia vi sono 1,5 milioni di giocatori “problematici”, 1,4 milioni di giocatori considerati “a rischio moderato” e due milioni di giocatori “a basso rischio. L’Osservatorio Giochi d’azzardo 2021 di Nomisma ha certificato che nel 2020 il 42% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha fatto giochi d’azzardo/di fortuna, sviluppando nel 9% dei casi pratiche di gioco problematiche, con ripercussioni negative sulla sfera socio-emotiva e relazionale. Maschio, maggiorenne, frequenta istituti tecnici o professionali con rendimento scolastico insufficiente, residente al Sud, con familiari o amici anch’essi giocatori: questo è l’identikit del giovane “giocatore problematico”. L’Osservatorio Nomisma sul Gioco d’Azzardo ha passato in rassegna anche le attitudini di gioco della Silver Age, sottolineando come nel corso del 2020 sia stato il 25% degli over 65 a fare giochi d’azzardo o di fortuna, il 16% con una frequenza almeno mensile. Tra i player della Silver Age, è il 12% ad aver sviluppato un approccio problematico al gioco, mentre il 5% del target è considerato a rischio. L’Osservatorio di Nomisma mette inoltre in evidenza aspetti sentinella di possibili situazioni problematiche legate alle pratiche di gioco degli over65. Il 13% dei player dichiara di aver giocato col proposito di recuperare soldi persi e il 10% di sentirsi di colpa per aver giocato mentre l’1% ha chiesto prestiti o venduto qualcosa per aver i soldi da giocare (https://www.nomisma.it/gioco-dazzardo-in-italia-osservatorio-nomisma/).
Gioco d’azzardo che mentre impoverisce e porta alla disperazione tante famiglie, fa contemporaneamente la fortuna delle mafie, le uniche che ci guadagnano, oltre allo Stato. È la Direzione Investigativa Antimafia a dirlo nella sua relazione semestrale presentata dal Ministro dell’interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del secondo semestre del 2021, sottolineando come lo specifico settore oltre che fonte primaria di guadagno verosimilmente superiore al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e all’usura, rappresenta uno strumento che ben si presta a qualsiasi forma di riciclaggio (https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/420671.pdf). Come sottolinea l’Associazione Libera, quella del gioco d’azzardo: «È “la terza impresa” italiana, l’unica con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro paese. Benvenuti ad Azzardopoli, il paese del gioco d’azzardo, dove quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare. Ben 41 clan che gestiscono “giochi delle mafie” e fanno saltare il banco. Da Chivasso a Caltanissetta, passando per la via Emilia e la Capitale… Le mafie sui giochi non vanno mai in tilt e di fatto si accreditano ad essere l’undicesimo concessionario “occulto” del Monopolio di Stato».
Non sono pochi, per fortuna, gli interventi regionali e comunali messi in atto in questi anni sul territorio per cercare di contrastare una diffusione selvaggia del gioco d’azzardo e non mancano interventi, soprattutto dell’associazionismo, del volontariato e del terso settore, sul fronte della prevenzione, dell’informazione, della formazione, del supporto (anche in caso di sovraindebitamento e di rischio usura) e della cura nei confronti di chi cade nel vortice del gioco d’azzardo patologico. Ad essere drammaticamente inerte rispetto al tema è invece la politica.
Il settore del gioco d’azzardo sconta una diffusa frammentazione delle misure di limitazione del fenomeno adottate negli anni da Regioni e Comuninell’ottica della prevenzione e del contrasto della diffusione dei disturbi da gioco d’azzardo (in www.avvisopubblico.itè possibile rinvenire la normativa regionale sul gioco d’azzardo). Da tempo si discute di una legge delega di riordino del settore che dia certezze rispetto ad alcuni interrogativi ancora aperti, per esempio sulle concessioni per gli operatori del gioco, con bandi che consentano di superare l’attuale regime di continue proroghe, realizzando una pianificazione quantitativa e territoriale del gioco in Italia. Una pianificazione che non può non considerare che la proliferazione dell’offerta di gioco a cui si è assistito negli ultimi anni è il primo elemento di rischio rispetto alla diffusione dei disturbi da gioco d’azzardo e partire quindi dalla riduzione dell’offerta di gioco, dal distanziometro e dalla limitazione degli orari di gioco. Interventi necessari per tutelare soprattutto quelle fasce di popolazione che, per condizione socio-economica o per età, si rivelano più fragili di fronte al gioco d’azzardo. L’obiettivo deve essere quello di garantire una maggiore omogeneità a queste misure, pur garantendo in ogni caso a Comuni e Regioni la possibilità di intervenire con misure più restrittive, cogliendo gli spazi di interventi che da almeno un decennio la giurisprudenza amministrativa riconosce agli enti territoriali, i primi a fronteggiare anche le conseguenze del gioco sulla salute. Sulla necessità di intervenire per una legge di riordino è di recente intervenuta anche la Campagna Mettiamoci in gioco chesollecita Regioni e Comuni affinché chiedano a Governo e Parlamento una legge di settore attesa da almeno un decennio:https://www.mettiamociingioco.org/.Una legge in grado di intensificare i controlli sulle società e di inasprire le pene per società non autorizzate e per il gioco illegale, di recidere i collegamenti che legano le attività del gioco d’azzardo alle attività tipicamente oggetto della criminalità organizzata (quali, ad esempio, prestiti a tassi usurari e riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite), di rendere effettivo il divieto di gioco d’azzardo per i minorenni (anche con un’attenzione particolare al fenomeno del gaming), ma una legge in grado anche di considerare un forte investimento culturale ed educativo, perché – come sottolinea Libera – la fame dell’azzardo cresce laddove mancano da un lato concrete e dignitose opportunità di benessere, dall’altro la voglia d’impegnarsi per costruirle, a beneficio proprio e di tutta la comunità.
C’è però da domandarsi: ma uno Stato che lucra – e tanto – sull’azzardo avrà interesse a dotarsi di una tale legge?
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