Brescia: occupata e torna la vita nella casa dell’omicidio Donegani
Opoku e sua moglie (di origini ghenesi in Italia da una decina d’anni) e i loro figli, hanno dovuto lasciare la casa dove avevano vissuto per molti anni a seguito di un accordo in Prefettura sottoscritto per non penalizzare ulteriormente la piccola proprietaria del loro appartamento.
Sono nella graduatoria per una assegnazione Aler, ma mancano alloggi. Quindi erano provvisoriamente ospitati dal Comune di Brescia in un albergo, ma dopodomani sarebbero stati in strada.
Questa non è una casa qualsiasi: dai media nel 2008 era stata chiamata “casa dell’orrore” in quanto si consumò l’omicidio dei coniugi Donegani, uccisi dal nipote Guglielmo Gatti, condannato all’ergastolo. Incamerata dal Demanio statale dopo la condanna all’ergastolo di Gatti era disabitata dall’agosto 2005. Il collegamento con Umberto della redazione e della associazione Diritti per Tutti ci racconta quanto accaduto e ci offre alcune prime valutazioni.
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Verso le 16 ci siamo aggiornati con Umberto della redazione e dell’associazione Diritti per Tutti che racconta come gli attivisti stiano sistemando e pulendo l’abitazione per renderla abitabile per la famiglia di Opoku. Ci racconta anche delle reazioni dei vicini di casa e dei residenti nel quartiere, che sono passati per capire quanto stava accadendo.
Infine ricorda di una iniziativa in programma domani sera, 14 febbraio, per raccogliere soldi e permettere il ritorno della salma dii Dame Diagne, l’attivista antisfratto stroncato da un infarto mercoledì, in Senegal. Alle ore 19,30, cena senegalese di sottoscrizione all’Albergo Alabarda occupato a Brescia, in via Labirinto.
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Di seguito il comunicato diffuso dopo l’occupazione dall’Associazione Diritti per tutti, il CSA Magazzino 47 e il Collettivo gardesano autonomo.
Questo pomeriggio l’Associazione Diritti per tutti, il Magazzino 47 e il Collettivo gardesano autonomo hanno riaperto le porte della cosiddetta “casa dell’orrore” di Via Ugolino Ugolini a Brescia per farvi entrare la famiglia di Opoku con moglie e tre bambini, che ha subìto uno sfratto pochi giorni fa per morosità incolpevole. L’abitazione apparteneva ai coniugi Donegani, uccisi dal nipote ed è stata incamerata dal Demanio statale dopo la condanna all’ergastolo dell’erede; è disabitata dall’agosto 2005.
Opoku, sua moglie e i loro figli hanno dovuto lasciare la casa dove avevano vissuto per molti anni a seguito di un accordo in Prefettura sottoscritto per non penalizzare ulteriormente la piccola proprietaria del loro appartamento. Sono nella graduatoria per una assegnazione Aler ma non ci sono alloggi a disposizione. Erano sistemati provvisoriamente, per una settimana, dal Comune in un albergo e da lunedì sarebbero stati in strada.
Ora quella villetta che fu teatro di morte tornerà ad essere luogo di vita di una famiglia, con la semplice felicità dei bambini, con la speranza e l’aspirazione ad un miglioramento della propria condizione. Questa situazione ripropone urgentemente la necessità di alloggi a canone sociale per le vittime della crisi e di centri per l’emergenza abitativa, oltre che l’insufficienza delle politiche di contenimento degli sfratti messe in atto dall’amministrazione comunale.
Per questo chiediamo la moratoria dell’esecuzione degli sfratti in assenza di passaggio da casa a casa e la messa a disposizione temporanea degli appartamenti della Torre Tintoretto per le famiglie in attesa di assegnazione Aler.
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