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Bussetti: cosa non cambierà nella Scuola

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Dire tutto e il contrario di tutto. Il nuovo ministro dell’istruzione Bussetti ci sta riuscendo.

 

 

L’alternanza scuola lavoro rimane. È un’opportunità per gli studenti e le scuole, basta solo regolamentarla e cambiarle nome. Queste le dichiarazioni del nuovo ministro. D’altronde ha sempre sostenuto la Buona Scuola come ottima riforma, e l’importanza dell’alternanza poiché “è un modo di dare significato al proprio studio, la competenza la acquisisci solo associando la teoria al fare”.

Le promesse del Contratto di governo tra 5Stelle e Lega già si incrinano. L’unico provvedimento ad ora siglato, in accordo coi sindacati, è l’eliminazione della chiamata diretta dei docenti. Nelle scuole del nostro paese servono circa 90mila supplenti, non è chiaro il modo in cui verranno selezionati. Servono concorsi dice ma del nuovo ciclo di abilitazioni non parla anche se migliaia di persone hanno “comprato” i 24 cfu necessari alle prove di selezione.

Le maestre abilitate grazie al diploma magistrale attendono di scoprire quale sarà il loro destino. In un cerchiobottismo da maestro Bussetti dice che “La nostra soluzione contempera gli interessi delle parti coinvolte ed evita impatti negativi sulla qualità del sistema di istruzione”. Questa soluzione non si sa qual è.

Rimangono si promette un maggiore utilizzo dei test Invalsi e dell’erogazione delle risorse in base al merito.

La Buona Scuola rimane e così le disuguaglianze congenite che riproduce tra gli studenti, tra i docenti e nei loro rapporti. Rimane l’educazione allo sfruttamento e all’accettazione nelle aule e nel lavoro d’alternanza.

 

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