Il castello di carte della questura è sempre più instabile.
A proposito del processo conclusosi in primo grado per i fatti di Confindustria a Torino, in occasione di una manifestazione studentesca dell’anno scorso contro l’alternanza scuola-lavoro, di seguito diamo spazio ad alcune valutazioni da parte degli studenti e delle studentesse coinvolti e che parteciparono alla mobilitazione di quel periodo.
Si è concluso il primo grado del processo che vede coinvolti 11 studentə di Torino, riguardante i fatti del 18 febbraio 2022. Per chi non ricordasse, fu la data di un partecipatissimo corteo studentesco, in cui gli studenti di scuole e università torinesi attraversarono le vie della città chiedendo a gran voce l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro e protestando contro la sempre più concreta intenzione delle istituzioni a trasformare i luoghi di formazione in aziende.
Il corteo, arrivato davanti alla sede di Confindustria, ha manifestato la propria rabbia contrapponendosi al palazzo degli industriali, aprendone le porte e denunciando le responsabilità in merito alle morti degli studenti in alternanza.
A questo corteo seguirono repentine misure cautelari che videro 3 studenti in carcere prima e ai domiciliari con il braccialetto poi e 4 studenti ai domiciliari. Complessivamente 4 dei 12 imputati hanno dovuto subire quasi 8 mesi di reclusione e altri 4 mesi di firme quotidiane.
Due giorni fa abbiamo ricevuto la sentenza del tribunale che di certo non avrà soddisfatto le speranze di questura e procura torinesi: tre studenti sono stati assolti per non aver commesso il reato a loro imputato, tra cui la studentessa arrestata per aver parlato al microfono durante i tafferugli; per chi è stato invece condannato le pene sono state di molto ridotte e sono comunque inferiori al periodo di cautelari che hanno dovuto preventivamente svolgere.
Questo non ci dice molto sulla giustezza delle istanze portate da quel ciclo di mobilitazioni né tantomeno sulla legittimità di contrapporsi a chi dall’alto impone le proprie scelte guidate dal profitto sulla vita delle persone perché non è un tribunale a qualificare le lotte, d’altra parte però, il fatto che la magistratura si muova in maniera discontinua rispetto ai dettami che arrivano dalla polizia politica è di certo un elemento di disturbo nel diagramma che immaginavano di poter disegnare senza ostacoli.
Anche sui giornali sembrano arrancare nel supporto alla tesi copia-incollata dalle veline della questura lo scorso maggio quando furono arrestati gli studenti: di nuovo leggiamo di questi “studenti dissociati dai fatti “ e bla bla bla, come se comunque ci dovesse essere qualcosa che condanna quel ciclo di mobilitazione contro l’alternanza, la verità è che questi giochetti da giornalismo da quattro soldi non spostano niente nei termini della centralità avuta da quel ciclo di mobilitazione e dai risultati che ha prodotto.
Per ora siamo felici di questo esito nel campo legale ma sappiamo che il clima soffocante che aleggia sulla nostra città non cesserà se non saremo noi a rifiutarlo, se non saremo noi a conquistarci il diritto al dissenso e alla lotta.
Come sempre ci troveremo nelle piazze e nelle strade, consapevoli che la storia ci darà ragione!
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