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Coltano: una tendopoli che ha odor di Cie

C’era una volta Coltano ed era una palude….

Per la precisione nel corso degli anni Coltano (Pisa) è stato ed ha ospitato un sacco di cose: tenuta di caccia reale, stazione radiotelegrafica, terreno per il sostentamento dei reduci della Grande Guerra. In tempi più recenti il paese di Coltano è periodicamente tornato alla cronaca in riferimento a due situazioni.

La prima, decisamente più patetica, è l’annuale ricorrenza della celebrazione della messa al cippo di Coltano, pezzo di pietra che commemora i fascisti morti nel campo di concentramento americano lì allestito durante la seconda guerra mondiale; celebrazione a cui anno dopo anno partecipano insistentemente vecchi nostalgici repubblichini e qualche rampante neofascista.

La seconda, molto più importante all’interno dell’odierno dibattito politico, riguarda la presenza di uno dei principali accampamenti abusivi all’interno del territorio del comune di Pisa, abitato per lo più da rom di nazionalità slava e rumena e target del programma di inserimento abitativo “Città sottili” prima, di una serie di sgomberi poi.
Nello specifico per la situazione di Coltano il programma “Città sottili” prevedeva la costruzione di una serie di abitazioni in cui trasferire parte dei nuclei familiari censiti, operazione che in principio era pensata sotto forma di progetto di autocostruzioni, poi come costruzione di case in appalto ad una ditta, che poi sono divenute villette (chiaramente in numero minore di quelle commissionate ma con una spesa molto maggiore), poi integrate con un sistema di telecamere per evitare che venissero rubati infissi e sanitari, ed infine assegnate in un clima di sommossa e con la necessità dell’intervento delle forze dell’ordine perché ovviamente nei tempi biblici che sono occorsi per portare a compimento questo processo speculativo con i fondi dell’Unione Europea i nuclei familiari del campo erano cambiati e ne erano giunti di nuovi (per i quali appunto l’unica soluzione effettuata è stata lo sgombero dal campo).

Per il triste percorso di questa vicenda Coltano è diventata negli ultimi anni un cavallo di battaglia della destra nostrana per testimoniare le fallimentari politiche del Pd in tema di migrazione e politiche sociali: agli italiani niente e agli zingari le ville, ed oltretutto senza risolvere nulla perché vuoi o non vuoi il campo continua a riformarsi ogni volta.

Alcuni mesi fa, quando la rossa Toscana stava mettendo in cantiere il suo Cie, Coltano era uno dei siti presi in considerazione, proprio nell’ex campo di prigionia, dove si trova il cippo; effettivamente presentava alcune qualità: abbastanza distante da centri densamente abitati, vicino sia al porto di Livorno che all’aeroporto porto di Pisa, e soprattutto in passato vi era già stato allestito un lager, quindi poteva essere tranquillamente fatto di nuovo. La proposta fu scartata perché a quanto sembra la giunta pisana avrebbe progetti di sviluppo turistico verso quell’area.

A distanza di mesi, con l’esplodere della presunta emergenza profughi, Coltano è stato individuato come terza località in Italia per l’allestimento di una tendopoli di “accoglienza”; la notizia ha dato luogo ad una serie di reazioni a catena, tra l’imbarazzo di un centro destra che vede crollare in due giorni l’investimento che da anni fa in quel territorio come bacino elettorale ed un centro sinistra che da questa situazione trae nuova linfa e un giovanile slancio di ribellismo (in realtà con motivazioni assolutamente analoghe: in termini di accoglienza quel paese ha già dato in anni di sopportazione del campo rom).

La rappresentazione tragicomica e surreale che si sta mettendo in atto adesso in quel di Coltano vede come principali protagonisti il sindaco Filippeschi alla testa di un presidio contro l’inizio dei lavori, che periodicamente dà aggiornamenti al megafono in un italiano un po’ stentato, e l’assessora alle politiche sociali Ciccone in segno di protesta incatenata ad un trattore (?).

Mentre ora dopo ora giungono nuove notizie, tra conferme e smentite, mentre l’Ente Parco che amministra la tenuta nega di aver avuto alcuna comunicazione a riguardo, mentre il prefetto balbetta dichiarazioni confuse e appena comprensibili (ma evita decisamente di presentarsi di nuovo in zona), mentre il sindaco di Livorno risulta non essere nemmeno a conoscenza del presunto arrivo delle prime navi ceriche di profughi dirette verso il porto della sua città, mentre il presidente della Regione dichiara di avere a disposizione una serie di alternative più umane ed accoglienti e dislocate sul territorio, ma ancora non dice quali e dove, pare sempre più evidente che quella in corso a Coltano, con il pretesto dell’emergenza profughi, sia in realtà una manovra per scavalcare le resistenze e le titubanze, storicamente messe in atto dai movimenti in questa regione, ed imporre il tanto atteso e tanto richiesto Cie toscano.

E contro questa eventualità non resta che attrezzarsi ed iniziare a resistere.

Pisa – Di seguito gli avvenimenti della giornata:

Ore 19:15 – Il corteo, attraversato durante il pomeriggio da un centinaio di manifestanti, si conclude sotto la Prefettura: tutto verrà rimandato a domani quando sarà resa nota la decisione del Governo in merito alla destinazione di Coltano e alla proposta alternativa della Regione. Nel frattempo, a Coltano, i manifestanti dichiarano di voler mantenere ancora la forma del presidio permanente.

Ore 17:00 – Il corteo inizia a muoversi verso Pisa.

Ore 16:40 – Mentre al presidio si radunano sempre più persone pronte a partire in corteo, arrivano le dichiarazioni di Maroni che chiede che la Toscana individui entro questa sera, domani mattina al massimo, degli spazi dove accogliere almeno 500 migranti. In caso contrario si procederà con l’inizio dei lavori per la Tendopoli.

Ore 14:30 – Per le 16:30 è convocato un corteo che raggiungerà il centro cittadino, per sensibilizare tutti e tutte sul tema. Sul fronte dell’inizio dei lavori ancora nessuna novità.

Ore 11:00 – Si è concluso da poco l’incontro in prefettura, dal quale è emerso che non esiste alcuna ordinanza per l’inizio dei lavori sul sito. Il governo tenta dunque un colpo di mano, schierando anche polizia e carabinieri; la direzione del parco fa sapere che qualora dovessero arrivare i mezzi per i lavori procederebbe per vie legali. Gli abitanti di Coltano, al momento, rimangono a presidiare la zona.

Ore 9:00 – In una zona ormai completamente militarizzata giunge anche il questore. Viene contattato il prefetto che stabilisce un incontro con una delegazione composta dai sindaci e dal presidente della provincia.

Ore 8:00 – Per il momento i reparti antisommossa non sembrano intenzionati ad intervenire. Al presidio sono presenti molti sindaci della zona che si stanno confrontando con le forze dell’ordine. E’ giunto ora anche Lunardi, presidente del Parco naturale di cui fa parte anche la zona di Coltano.
L’intero Pd pisano si trova al presidio, cogliendo quindi l’occasione per l’ennesima passerella politica.

Ore 7:20 – Sul posto sono giunte le camionette delle forze dell’ordine.

Ore 6:40 – Il presidio comincia ad ingrossarsi, alcune persone si sono incatenate ai trattori che bloccano la strada.

Ore 2:10 – Sembra confermata la notizia che arriveranno dei camion per l’allestimento della tendopoli. Gli abitanti di Coltano hanno deciso di trascorrere la notte al presidio per aspettarre l’arrivo dei camion; c’è tensione tra i cittadini, alcuni trattori bloccano la strada.

 

Appena appresa la notizia, le istituzioni locali si sono “sperticate” affinchè il Governo ritirasse l’infausto progetto. Il sindaco di Pisa Filippeschi ha preso parola di fronte a qualunque telecamera gli sia capitata a tiro, il Presidente della regione Rossi oggi è corso a Roma per proporre soluzioni alternative al leghista Maroni.

Di seguito riportiamo un report, tratto da AutAutPisa, sulla conferenza stampa tenuta da Filippeschi:

 

Si è tenuta stamattina in comune la conferenza stampa convocata dal Sindaco Filippeschi in merito al “campo profughi” di Coltano. Se non si stesse vivendo una tragedia umanitaria sulla pelle di migliaia di uomini e donne migranti la conferenza stampa di questa mattina avrebbe quasi dei lati tristemente umoristici.

Il sindaco Filippeschi si è presentato ai giornalisti col migliore sguardo da anima smarrita a sua disposizione, lamentandosi che con la costruzione di un campo a Coltano vengono annichilite tutte le sue migliori idee per l’area, e provando in tutti i modi a dimostrare la sua mortificazione nel vedere i progetti suoi e del presidente della regione Rossi svanire. Nessun Cie “umanitario”, nessun piccolo parco adibito al concentramento e alla reclusione dei migranti, ma gestito comunque da bravi volontari per dare un’aria più rassicurante alla struttura. No, niente di tutto ciò. Il ministro Maroni che, come detto da Filippeschi, la situazione cittadina la conosce bene, visto che solo qualche mese fa è venuto a Pisa a stringere il famoso patto per Pisa sicura, ha rimandato al mittente qualsiasi idea “socialdemocratica” di Cie o distribuzione dei profughi. Per Maroni quando si fanno le cose vanno fatte per bene. Se di campo profughi si parla allora bisogna fare la tendopoli e non bisogna neanche mascherarsi tanto dietro parole come “accoglienza” e simili.

La realtà, tragica e per nulla grottesca, è che il sito scelto a Coltano è un vecchio campo militare per nulla adatto ad un’operazione del genere. O meglio per nulla adatto se, per l’appunto, di accoglienza si vuole parlare. Una zona a forte rischio di allagamento e dalla natura paludosa, con strutture che non sono adatte ad ospitare nessun essere umano visto che sono sprovviste di finestre, servizi igienici, acqua e corrente elettica. Una struttura che, ma forse questo al ministro Maroni è particolarmente gradito, conserva la sua natura militare con ampi fossati e recinzioni.

La realtà il punto è che tutta l’operazione viene calata completamente dall’alto e questo lo diciamo non per simpatia a Filippeschi visto che l’unica obiezione che riesce a porre è che lui ha già “800 zingari!”… No, l’aspetto spaventoso di tutta questa vicenda è che, proprio come a Lampedusa, si cerca di costruire una politica dello shock nella popolazione, creando il panico, provando a costruire il mostro dell’orda pronta a invadere le nostre case. Ed è su questo tentativo che l’incapacità e la confusione politica dell’amministrazione pisana può trasformarsi da farsa grottesca in tragedia.

C’è da mobilitarsi, costruire in tanti accoglienza, e opposizione alla tendopoli. E, soprattutto, libertà di circolazione per i migranti.

A nulla sono valsi gli “sforzi istituzionali”: domattina presto dovrebbe cominciare l’allestimento della tendopoli.

Chiaramente tutto questo non lascia indifferenti le persone che questa città la abitano e che sono pronti a dire si all’accoglienza di migranti e profughi, senza alcuna distinzione. Queste stesse persone ovviamente si oppongono oggi al fatto che nasca un moderno lager per ospitare questi migranti.

Per questo è in corso già da questo pomeriggio un presidio permanente che vuole impedire l’inizio dei lavori.

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