Comunicato. 22 marzo 2013: grande giornata di sciopero
Blocco della circolazione delle merci nei maggiori poli della logistica a livello nazionale. Grande salto di qualità nel percorso di lotta per la conquista di condizioni contrattuali e retributive migliori per tutti i lavoratori della logistica.
Il 22 marzo 2013 resterà una data molto  importante nel percorso di lotta dei lavoratori della logistica  finalizzato allo smantellamento del sistema fondato sulle cooperative,  di sperimentazione di nuove forme di lotta e di costruzione di percorsi  di  organizzazione operaia finalizzata a rompere la gabbia delle  compatibilità con le politiche di austerità. Il 22 marzo è stato l’avvio  di una nuova fase storica di lotta operaia, come prodotto  dell’intreccio virtuoso tra le soggettività (SI Cobas e ADL Cobas) che  hanno saputo cogliere il dato materiale della contraddizione tra  capitale e lavoro, in un settore della produzione di valore per il  capitale,  di vitale importanza per la riproduzione del capitale stesso.  Ciò che ha reso potente la contraddizione, è stata la composizione del  tutto nuova dei lavoratori che operano nel settore, privi di quella  memoria da “compromesso storico” tra capitale e lavoro, di cui i  sindacati confederali sono stati i maggiori interpreti e che tanti danni  ha provocato nel nostro Paese. 
Una composizione, fatta al 90 % di  lavoratori stranieri, che hanno saputo creare meticciato  a partire  dalle lotte, dopo avere compreso i meccanismi dello sfruttamento legato  alla figura del socio lavoratore.
Come Si Cobas e Adl Cobas, abbiamo  avuto un ruolo fondamentale nell’avere colto questi elementi e  nell’essere riusciti a fornire a questi lavoratori le coordinate giuste  per poter intraprendere un percorso di  lotta, che ha saputo fino a  questo momento  produrre risultati straordinari, dal punto di vista  della conquista di migliori condizioni contrattuali, retributive e  lavorative.   Fino a qualche anno fa, nei magazzini di  BARTOLINI,   TNT,  DHL,  GLS,  SDA,  ARTONI,  ESSELUNGA, IKEA, PAM, CEVA, ecc. ,  tutto funzionava a meraviglia: i consorzi e le cooperative assumevano in  qualità di soci migliaia e migliaia di lavoratori, ai quali, grazie al  meccanismo criminale dell’adesione del lavoratore alla cooperativa,   potevano disporre di una forza lavoro  riconducibile, senza  esagerazioni, alla condizione dello  schiavo. Il socio lavoratore,  elemento portante ma debole perché ricattato, infatti, si rendeva  disponibile  a contrarre un rapporto di lavoro senza alcuna forma di  regolamentazione, né dal punto di vista dell’orario, né dal punto di  vista del salario. Tutto questo avveniva nella più completa complicità  dei sindacati confederali, i quali, in molti casi, hanno collocato loro  funzionari alla guida di consorzi e cooperative. 
Erano riusciti a  creare un  sistema perfetto che prevedeva anche lauti profitti basati su  una pianificazione  dell’evasione contributiva e fiscale, grazie alla  programmazione della costituzione  e della chiusura della cooperativa,   producendo un ciclo continuo di azzeramento dell’anzianità di servizio e  del livello di inquadramento del lavoratore, oltre che una azione di  rapina sistematica del TFR e di altri ratei della retribuzione. 
Ma,  ad un certo punto, questo meccanismo perfetto di sfruttamento, che aveva  saputo esaltare le capacità di una miriade di consulenti del lavoro,  che si sono sbizzarriti nel ricercare tutte le forme più ignobili, ma  altamente remunerative, di produrre profitto (ma il capitale, si sa, non  ha una morale), si è inceppato. 
In qualche modo, crediamo, di avere  avuto un certo ruolo ( e ne andiamo fieri)  nell’essere riusciti a  contribuire all’inceppamento di questo meccanismo.  E oggi possiamo dire  che il 22 marzo, segna l’inizio della fine della truffa delle  cooperative.
Il 22 marzo che ha visto, per la prima volta, una  articolazione precisa di uno sciopero concepito seguendo la temporalità   dei tempi della logistica nell’arco delle 24 ore, è il prodotto  di un  lavoro costruito congiuntamente tra Si Cobas e Adl Cobas, partito da un  confronto puntuale relativo alle principali centrali della logistica  presenti nei territori della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia  Romagna. Alcune esperienze di lotta, sul terreno di più territori, sono  state la chiave di volta per arrivare a concepire lo sciopero del 22  marzo. Possiamo citare come esempio, la lotta condotta tra Padova,  Verona, Milano, Piacenza e Bologna in GLS. Pur partendo da situazioni  diversificate,  siamo riusciti a creare un vincolo di solidarietà tra  tutti i lavoratori, (parliamo di oltre  500 lavoratori dislocati in 6/7  magazzini), che hanno capito l’importanza di considerare la lotta  all’interno del proprio magazzino come se fosse un reparto di un unico  magazzino, in quanto, la merce che viene lavorata in un HUB, poi deve  passare ad una filiale e dunque, se vuoi costruire veramente un  micidiale e più forte rapporto di forza, devi, necessariamente, unire le  forze di tutti. Questo è quello che è avvenuto nella materialità delle  lotte, come necessità di tessere collegamenti stabili per incidere di  più e riuscire, quando serve, a bloccare tutti e 7 i magazzini.
Questo  percorso, iniziato in GLS, si è esteso poi in SDA, ma dovrà diventare  l’elemento centrale di sviluppo della lotta nella logistica,mil per lo  smantellamento del sistema delle cooperative e per  conquistare un  Contratto nazionale migliorativo.
Il 22 marzo nasce dalla costruzione  di una piattaforma rivendicativa maturata dall’interno delle lotte,  dalla capacità di avere conquistato concretamente moltissimi obiettivi,  che vanno dall’applicazione del CCNL  Autotrasporto Merci in modo  regolare, alla conquista dei diritti sindacali all’interno del posto di  lavoro senza  averne, sul piano formale, alcun diritto. Nasce dalla  consapevolezza che la lotta, magazzino per magazzino è sì importante, ma  estremamente limitata se non riesce a darsi uno sbocco almeno sul piano  del circuito di appartenenza  al padrone vero, che non è la cooperativa  od il consorzio, ma direttamente il committente; nasce dalla necessità,  già ampiamente sperimentata, di avere rapporti diretti con il  committente, scavalcando la cooperativa, che  svolge la funzione da mero  intermediario di manodopera.
Il 22 marzo ha visto, per la prima  volta, l’adesione allo sciopero di migliaia di lavoratori non sulla  propria specifica vertenza, ma su una piattaforma generale, con  percentuali di adesioni altissime, che hanno indotto alcuni corrieri,  tra cui TNT, GLS , SDA e Bartolini a chiudere alcuni loro magazzini. Con  il 22 marzo si è sperimentato l’intreccio tra lo sciopero vero e  proprio ed  il blocco della circolazione di grossi poli logistici,  concentrati (Interporto Bologna e Centrale Adriatica) o diffusi, come le  zone industriali a Padova e Verona. Lo sciopero del 22 si è esteso poi a  Roma e a Torino ed in alcune situazioni si è protratto fino anche a  domenica 24.
Il 22 marzo ha prodotto un intreccio virtuoso tra Centri  Sociali, militanti singoli e di organizzazioni politiche come  espressione di forme diffuse di precarietà e percorsi nuovi  di lotte  operaie, all’interno della necessità di rafforzare l’antagonismo allo  sfruttamento in tutte le sue forme e  per una ricomposizione dei  conflitti.
Il 22 marzo è  il terminale di arrivo di un percorso  ricompositivo avviato da territori diversi  e da due diverse  organizzazioni sindacali, che ha avuto un momento fondamentale nella  realizzazione delle 7 assemblee collegate in videoconferenza e che  hanno   segnato  un salto di qualità determinante per arrivare a  definire i passaggi successivi per la conquista reale di obiettivi  comuni per tutti i lavoratori della logistica. Le assemblee del 3 marzo  sono state un momento fondamentale per arrivare al 22 marzo, perchè  hanno reso palpabile, grazie ad un “uso operaio” delle tecnologie  informatiche, la potenzialità di un movimento di lotta articolato su  molti territori e che ha avuto la possibilità concreta di vedersi e di  sentirsi. Il 3 marzo ha dato un grande impulso alla necessità di  costruire il 22 e da quelle assemblee si è sviluppato maggiormente un  senso di unità di lotta che poi si è materializzato il 22.
Come Si  Cobas e Adl Cobas , siamo stati il motore di una macchina di lotta   che,  strada facendo, potrà sicuramente allargarsi ulteriormente,  coinvolgendo nuovi soggetti ed essere imitata dagli altri settori  prletari. Non è nostra intenzione porre marchi di produzione , ci  interessa però che si avvii una nuova modalità di concepire le lotte ed  il rapporto delle lotte con le forme soggettive dei  sindacati  cosiddetti di “base” o “non di base”. Qui non si tratta di formare  cartelli ricompositivi precostituiti. Noi abbiamo avviato un percorso  vero, su una piattaforma che indica alcuni obiettivi  irrinunciabili.  Questa strada già avviata, può raccogliere l’adesione di chiunque  condivida il percorso e voglia contribuire, non a parole, ma nei fatti a  percorrerla assieme. E’ sicuramente un modo diverso di concepire le  relazioni tra soggettività sindacali, che non contempla la modalità da  ammucchiate di “gruppi dirigenti”, ma offre a tutti la possibilità di  interagire  per vie orizzontali nel percorso della lotta.
All’ordine  del giorno dobbiamo mettere il come dare continuità a quello che abbiamo  sperimentato, chiarendo fin d’ora che, sicuramente, non ci spaventa il  fatto che la parti padronali eviteranno di convocarci per discutere  della nostra piattaforma. Sappiamo anche che, molto probabilmente, il  contratto verrà firmato prima dell’estate. Ciò che ci interessa oggi è  continuare il dibattito con la consapevolezza che abbiamo guadagnato  qualche posizione  e che le carte da giocarci sono tante e sicuramente  non ci manca la fantasia e la creatività. Certo è che la macchina che  abbiamo messo in moto, difficilmente, potrà fermarsi. AL lavoro  compagni, nei prossimi giorni faremo un incontro per un bilancio più  approfondito dello sciopero e sul come proseguire e rafforzare la nostra  lotta.
24 marzo 2013 – SI Cobas ADL Cobas
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