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Cosenza: ”E’ socialmente pericoloso chi lotta per i propri diritti?”
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Ad un mese dall’occupazione dell’Hotel Centrale (importante tappa di riappropriazione popolare nella città calabra, schiacciata tra l’incudine della speculazione e dell’incuria edilizia ed il martello della “riqualificazione” selettiva – a colpi di milioni di euro per il ponte di Calatrava) la questura notifica pretestuosamente a Tonino una misura restrittiva, che lo condanna alla residenza nella propria casa in stato inagibilità. Al compagno ed al comitato Prendocasa Cosenza va la solidarietà della redazione di Infoaut e l’esortazione a moltiplicare gli sforzi per smontare dal basso l’ennesimo provvedimento vessatorio nei confronti di chi alza la testa contro le istituzioni della miseria e del malaffare.
Dallo scorso 30 dicembre l’Hotel Centrale è diventato casa per tanti e tante, lo abbiamo riqualificato e aperto alla città. In queste settimane, così come negli ultimi anni, abbiamo dato vita a importanti e continui momenti di mobilitazione mettendo al centro dell’attualità politica cittadina i bisogni reali di chi vive il territorio.
Tutto ciò, unito al fatto che nella lotta per la casa in centinaia – che in questa città vivono il disagio sociale- trovano una via di riscatto, dà fastidio a molti.
Pochi giorni fa la questura di Cosenza ha notificato una misura di sorveglianza speciale della durata di 2 anni ad un nostro compagno, rispolverando un fascicolo risalente a circa venti anni fa. Tonino è parte integrante del Comitato Prendocasa oltre che ultrà del Cosenza calcio. Prima che ci riappropriassimo dell’Hotel Centrale risiedeva (in attesa che gli venisse riconosciuto il diritto ad un alloggio popolare) nel centro storico, in una delle tante abitazioni a forte rischio crollo. A causa della misura restrittiva sarà costretto a farvi ritorno. Condannato a vivere in una situazione drammatica e poco dignitosa oltre che pericolosa per la propria incolumità.
Coloro che sono colpiti dalla profonda crisi economica vengono considerati pericolosi socialmente e l’unica risposta data è l’aumento del controllo sociale invece che soluzioni mirate a risolvere la loro condizione.
Chi alza la testa e si organizza per riprendersi i propri diritti va punito, ancor di più se proviene da un quartiere popolare ed ha alle spalle problematiche figlie del difficile contesto sociale in cui viviamo, segnato da precarietà e disoccupazione.
Nella Regione in cui malaffare e corruzione rappresentano la normalità nella gestione della cosa pubblica, pericoloso è chi lotta per il riconoscimento dei propri diritti ?
Prendocasa Cosenza
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