Cosenza: occupato il Liceo Valentini-Majorana per porre fine alle molestie
Da anni il “prestigioso” liceo cosentino era teatro di molestie sessuali perpetrate soprattutto da professori, aiutati dalla preside che si adoperava per insabbiare la situazione e mantenere la buona reputazione della scuola. A fine Gennaio la determinazione di alcune studentesse ha fatto emergere pubblicamente ciò che avveniva dentro quelle mure, rendendo pubbliche diverse testimonianze dalla pagina Istagram call.out.valentini.majorana.
Invece di porre fine a queste molestie, preside e corpo docenti hanno denunciato chi ha alzato la testa e provato a fare sentire la propria voce. La risposta non si é fatta attendere: gli studenti e le studentesse del Valentini-Majorana si sono ripresi la scuola.
Ancora una volta i luoghi di formazione ripropongono le dinamiche sessiste che continuano a permeare la nostra società, insegnando la possibilità di poter perpetrare violenze e molestie sulle donne, coperti da intese e insabbiamenti. L’occupazione vuole imporre un diverso modello di formazione e socialità, un modello che provi a scardinare sessismo e maschilismo in un processo partecipato in cui ogni studentessa e studente si mettano in gioco per scardinare queste dinamiche.
Riportiamo qui il comunicato dell’occupazione.
La triste vicenda emersa negli ultimi giorni, con le tante accuse di molestie avvenute negli anni all’interno dell’istituto, con la tremenda gestione del dirigente scolastico e del corpo docente della grave emergenza generata, non ha fatto altro che porre agli occhi di tutti una questione di cui gli studenti e le studentesse del Valentini-Majorana sono a conoscenza oramai da tempo. Non si parla certamente degli abusi, perché questi sono stati sapientemente infangati negli anni e con una incredibile efficacia, complice anche la totale indifferenza di chi, all’interno della scuola, pur consapevole di poter fare qualcosa ha preferito “mantenere intatta l’immagine della stessa”, piuttosto che tutelare l’incolumità delle studentesse e degli studenti. Quello che chiunque è stato in grado di osservare e di apprezzare è invece la potente azione repressiva di chi, sentitosi oramai con le spalle al muro ha deciso di utilizzare l’unico strumento ormai a sua disposizione: le denunce. La querela nei confronti della pagina che si è fatta promotrice delle testimonianze, dando voce a chi non l’aveva, i continui atti intimidatori contro chiunque provasse a chiedere spiegazioni o semplicemente si limitasse a raccontare quello che quotidianamente accade tra le mura della famosa “scuola di eccellenza” sono atti assolutamente inaccettabili.La risposta a questi atti non poteva farsi attendere, per questo riteniamo assolutamente inevitabile far sì che tutto venga a galla con l’unico strumento rimasto a nostra disposizione, visto che ogni richiesta di dialogo è stata prontamente rispedita al mittente, seguita da una immancabile minaccia di imminenti azioni legali: l’occupazione. Lo squallido articolo firmato da tutti i docenti che circola da ieri è un chiaro messaggio a chi denuncia, un messaggio a chi lotta affinché i propri diritti e la propria dignità non siano calpestati: “noi non ti crediamo”. Una frase incredibilmente svilente e offensiva!Non è giusto sentirsi dire da chi ha il dovere di tutelare l’incolumità degli studenti che le accuse sono infondate.
Non è giusto per chi ha subito violenze o ancora continua a subirne vedere tutti i giorni nei corridoi il mostro che l’ha molestata/o.
Non è giusto che qualunque forma di dissenso sia repressa con la forza, come accade ormai da anni e non solo per questa questione.
Non è giusto vivere in un clima dove al posto della sicurezza, della collaborazione, dello scambio di idee vengono favoriti la repressione e la paura.
Con questa occupazione chiediamo:
• Che venga fatta chiarezza una volta per tutta sui casi di molestie e il dirigente scolastico si assuma le proprie responsabilità e si dimetta;
• Che i docenti incriminati vengano immediatamente allontanati;
• Che l’ufficio scolastico prenda in mano la vicenda, venendo a capo di una situazione che si è protratta per troppo tempo, con il beneplacito di chi doveva fermarla.
• Una maggiore partecipazione degli studenti nella vita scolastica, al momento totalmente azzerata dalle politiche totalitarie del dirigente scolastico;
• Che il famigerato contributo volontario assuma veramente la sua connotazione, separando le spese necessarie come l’assicurazione da quelle utili semplicemente a gonfiare le casse dell’istituto, e non venga utilizzato come ricatto per gli studenti, che senza pagarlo non possono partire in viaggio di istruzione o, addirittura, diplomarsi!
Non ci fermeremo finché non otterremo quel che chiediamo, non indietreggeremo di un passo. Invitiamo tutti gli studenti a partecipare con noi per far sentire la nostra voce e la nostra vicinanza alle vittime degli abusi e agli studenti e alle studentesse bersagliate dalla repressione.
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