Criminale è chi specula
Il fatto, nella sua rilevanza, ha fin da subito causato la reazione scomposta del sindaco Alemanno e della stampa romana, da sempre legata alle principali famiglie di costruttori della città. Abbiamo perso il conto delle accuse folli nei confronti dei movimenti che in questa settimana si sono susseguite sui giornali. Dall’evocazione, mai passata di moda, del pericolo anni 70 e del terrorismo si è passato ad insinuare presunte infiltrazioni della criminalità organizzata.
Dichiarazioni frenetiche e confuse che fanno trapelare l’incapacità dell’amministrazione della città di dare una riposta chiara e efficace al problema della casa che coinvolge oramai sempre più famiglie. Lo schema che è stato messo in campo l’abbiamo visto e rivisto più volte: quando i politici sono in difficoltà cercano di criminalizzare e delegittimare chi, come noi, è stufo di aspettare una risposta istituzionale ai propri problemi –dato che sappiamo che queste risposte non arriveranno mai- e decide di prendersi quello di cui ha bisogno.
Rispediamo le accuse al mittente: criminale è chi specula. La città di Roma infatti non ha una gestione lineare e continuata oramai da tantissimi anni. Sindaci su sindaci si susseguono e quello che riescono a fare è soltanto limitarsi a gestire le emergenze: come ci ricorda Carl Schmitt ‘sovrano è chi decide sullo stato di eccezione’ e quindi cosa possono fare di meglio se non creare emergenze per poi scannarsi, in un gioco di forze politiche, per chi deve gestirle?
Quello che è successo in questi giorni è paradigmatico. A fronte di un’emergenza abitativa che coinvolge oramai 50.000 famiglie per 260.000 stabili vuoti, il sindaco Alemanno decide che negli ultimi giorni della sua amministrazione, oltre che accanirsi contro gli occupanti di case, la cosa migliore da fare è convocare un consiglio comunale straordinario durato più di 32 ore per deliberare una mega colata di cemento sulla città, fra l’altro non riuscendo neppure ad ottenere la maggioranza.
Ci teniamo però a ribadire che la nostra azione non mira ad attaccare la cittadinanza ma solo a mettere in discussione le speculazioni di politici -senza distinzioni di schieramenti – e palazzinari che, ora più che mai, gestiscono questo paese. Mentre infatti il governo dello stato viene delegato a tecnici e saggi, a Roma entrano a gamba tesa in campo tutti coloro che hanno effettivamente gestito la città nell’ultimo ventennio. Ci riferiamo al grande Caltagirone – non a caso proprietario de Il Messaggero – ma anche a Parnasi, che sono la vera dirigenza della città e che con mazzette e promesse hanno ormai comprato classe politica e le forze dell’ordine.
Non ci stancheremo mai di ripeterlo: Degage! Questa parola che è stato lo slogan della rivolta tunisina che ha portato alla cacciata di Ben Ali, per noi significa che se ne devono andare tutti. È infatti sempre più evidente che questo sistema e tutta questa classe politica non potrà mai dare un segno di discontinuità con la tremenda gestione del paese e della città che abbiamo visto fino ad ora.
Vogliamo anche ricordare che la pratica delle occupazioni abitative è oramai consolidata nella città e non è sicuramente la prima volta che delle famiglie, degli studenti e dei precari si riappropriano di un tetto sopra la testa. Anzi, possiamo affermare che questa pratica ha del tutto sostituito l’edilizia popolare.
Vorremmo anche ricordare il fatto che se sindaco, prefetto e politici non sanno proprio cosa dire potrebbero anche stare zitti e, prima di invocare un ritorno agli anni 70 o insinuare una collusione con la criminalità organizzata potrebbero fare un giro per le occupazioni abitative, per capire effettivamente qual è la portata del problema casa in questa città.
Noi intanto resistiamo e ci organizziamo, invitamo tutti a venirci a trovare e non ci stancheremo mai di ripetere che: ‘quando occupamo casa poi non se ne volemo annà’.
Degage_Roma
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