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Da RadioInfoaut: approfondimenti audio su Lega e riforme istituzionali

Con sullo sfondo la manifestazione romana di sabato, nella quale Salvini cercherà di aggiungere un ulteriore tassello al mosaico della costruzione di una nuova Lega à la Le Pen (manifestazione che ha appena visto arrivare il comunicato ufficiale di adesione da parte di Casa Pound), è forte tensione all’interno della Lega e nel centrodestra tutto. Tema su cui si gioca la battaglia è la nominationa governatore del Veneto, con il sindaco di Verona Tosi che si scaglia contro la decisione di Salvini e della Lega Nazionale di riconfermare  l’attuale governatore Zaia, rivendicando maggior forza per la Liga Veneta a livello decisionale sul tema locale. In realtà la partita è ben più complessa, e riguarda la traiettoria complessiva della Lega.

Non a caso Tosi, scagliandosi contro Zaia, ha chiaramente affermato che l’alleanza con Casa Pound è fuori dalla storia della Lega ma anche che la decisione di Salvini di spostarsi sempre più verso destra nello spettro politico rischia di far perdere alla Lega l’elettorato moderato che era alla base del successo del 2010 in Veneto; facendo cosi il gioco di Renzi sia sul locale che sul nazionale. Una posizione non casuale, ma animata a produrre degli spazi politici per lo stesso Tosi, emarginato e fuori dal nucleo decisionale del partito di Salvini.

E’ proprio sul tema nazionale che la battaglia ha delle ripercussioni, dato che Berlusconi ha colto la palla al balzo per imporre a Salvini il sostegno a Caldoro al Sud e ad una politica complessiva di alleanza da ragionare sul nazionale: pena, in caso di rifiuto, la possibile decisione di Berlusconi di ritirare l’appoggio alla giunta Maroni in Lombardia. Ma il progetto salviniano è proprio di slegarsi il più possibile e per il maggior tempo possibile dall’ex-alleato forzista, per poter poi essere lui ad imporre con maggior rapporto di forza le scelte strategiche. Un puzzle complicato insomma, sul quale proponiamo questo approfondimento:

 

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Sempre nel corso della Rassegna Stampa abbiamo discusso, partendo anche dalla base dell’articolo pubblicato ieri sul sito, sulla decisione del Parlamento di ieri di avallare la responsabilità civile per i giudici. Un passaggio importante, visto come vittoria sia da una parte del PD che dal centrodestra (che anzi ha parlato di trionfo arrivato dopo anni di battaglie) ma che è stato duramente avversato dalla parte dell’arco parlamentare meno garantista se non addirittura forcaiola (vedi voto contrario del M5S). Su questo è necessario sottolineare come il fatto o meno che un giudice possa essere giudicato a sua volta per le sue azioni non è, almeno per noi, il punto centrale. Sappiamo benissimo che il magistrato, e l’intero sistema giudiziario, non sono certo elementi neutri del “sistema” ma anzi sono il più delle volte in prima linea, con un ruolo assolutamente politico, nell’attacco ai movimenti e a chi porta avanti istanze di gisutizia sociale.

Allo stesso tempo è importante valutare queste novità nell’arco dei rapporti di forza tra le elites, nelle nuove interrelazioni e nei nuovi comportamenti che un passaggio del genere può comportare. Con lo stesso approccio infatti bisogna ragionare anche sul tema delle riforme costituzionali, che dalla legge elettorale alla risitrutturazione dei poteri e della composizione del Parlamento vengono da più parte bollate come parti di una deriva autoritaria. Una deriva ovviamente esistente, ma che va analizzata anche dal punto di vista della sostanziale irrilevanza per i movimenti, che senza dubbio anche prima non erano beneficiari di chissà quale appoggio da parte delle procedure parlamentari e dei suoi esponenti. Di seguito il nostro approfondimento:

 

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