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Disegnare il presente, costruire un’altra città

Ogni crisi ha le sue opportunità. La storia insegna che questi momenti possono essere la genesi di nuove traiettorie sociali, rivoluzionarie se avremo la capacità di mettere in discussione la prassi e la teoria. Da questo momento è doveroso interrogarci sul ruolo del legislatore, in un periodo storico dove il rapporto con la struttura economica non permette agli stati di esercitare la piena sovranità. L’attuale situazione ci costringe a ripensare i meccanismi della democrazia e lo dobbiamo fare a partire dalla logica della rappresentanza.

Costruire nuove traiettorie vuol dire sperimentare nuove forme del fare comunità, mettendo in chiaro sin da subito che il tempo delle deleghe sulle scelte della nostra vita è oramai terminato. Perché non conta che al governo ci sia il professore al posto del pappone di Arcore: è l’economia finanziaria a manovrare la democrazia contemporanea al posto dei parlamenti, con il potere quindi che rimane altrove, parecchio distante dalle reali esigenze della popolazione, su cui ricadono il peso dei tagli e delle privatizzazioni. Difendere poi il pubblico, nonostante le sue esplicite contraddizioni e senza sperimentare nuove istituzioni del comune, è come candidarsi a suonare il violino sulla prua del Titanic.

È qui che ha inizio la “resistenza”. Quando i senza voce pretendono di prendere parola. Oltre il privato ma anche oltre il pubblico. L’esperienza del Teatro del Lido di Ostia dimostra chiaramente come sia possibile riappropriarsi delle istituzioni democratiche in dismissione per riportarle a nuova vita. Gli asili autogestiti in Grecia, quanto gli ospedali in Catalogna, raccontano lo stesso processo costituente. L’occupazione abitativa di Porto Fluviale a Roma è la dimostrazione di come può essere valorizzato il patrimonio pubblico, contro i processi di svendita che stanno per essere messi in campo.

Queste esperienze, figlie della cooperazione tra gli individui, sono il valore aggiunto prodotto dalla relazione tra le persone. Sono le istituzioni del comune che prendono vita. Le comunità sono il motore della trasformazione. Avere il coraggio di gridare, come farebbe un rapper del lido, “fanculo la sinistra, siamo noi l’opposizione”, vuol dire iniziare a smascherare la logica del compromesso al ribasso quando non esiste più mediazione possibile, essere stanchi delle briciole e desiderare di mangiare in testa ai sovrani. Individualizzati, senza spazi di condivisione, precari nel lavoro, nello studio e negli affetti: siamo noi il corpo vivo di questa metropoli. Come la teniamo in vita, la possiamo distruggere e ricostruire.

Questo è il tempo della sperimentazione. Dal 20 al 26 Febbraio si svolgerà la settimana di mobilitazione che coinvolgerà il territorio di Ostia. Una settimana pensata per connettere le vertenze e le soggettività che vogliono essere motore della trasformazione di questa periferia. Il 25 Febbraio, in concomitanza con i festeggiamenti dei due anni di occupazione del Teatro del Lido, sfileremo per le strade del litorale di Roma per dire che costruire un’altra Ostia è possibile, oltreché indispensabile.

Diritto alla casa, scuola, sanità, waterfront, spazi di socialità e trasporti pubblici sono alcuni dei temi che vogliamo mettere sul piatto della discussione. Abbiamo bisogno di disegnare il presente per costruire un’altra città, più vivibile e a misura d’uomo, perché i poteri forti sono nuovamente pronti a violentare il nostro territorio. Trasformare la periferia che viene, è questa la più grande opportunità nel tempo della crisi.

Collettivo L’Officina – Ostia (periferia/città/quartiere di Roma)

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