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Ex-ILVA di Taranto. Le mamme del quartiere Tamburi occupano la scuola Deledda dopo i dati dell’ARPA

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La conferma di ciò che temevano da tempo gli abitanti del quartiere Tamburi di Taranto è infine arrivata. Ieri l’Arpa Puglia ha confermato che le colline ecologiche presenti sul territorio presentano concentrazioni soglia di contaminazione decisamente superiori alla norma.

Le colline confinano con uno dei complessi scolastici del quartiere e avrebbero dovuto essere una barriera ambientale tra l’ex ILVA e il territorio circostante. In realtà furono costruite utilizzando materiali tossici e scarti di lavorazione del polo siderurgico, una vera e propria discarica abusiva che ha riversato nei terreni e nell’ambiente circostante, sostanze altamente tossiche e cancerogene come diossine, furani, pcb, idrocarburi e metalli vari. Ancora una volta una dimostrazione della spregiudicatezza della gestione ambientale da parte del colosso industriale. Settecento alunni del complesso scolastico Deladda hanno vissuto a fianco a questa bomba ecologica fino al marzo scorso quando il sindaco Melucci ha disposto la chiusura degli edifici e il trasferimento delle lezioni in orario pomeridiano nelle altre scuole del quartiere. Trasferimento che ha generato molti disagi alle classi e ai genitori.

Alla notizia dei dati di Arpa i genitori dei bambini del complesso scolastico hanno deciso di lanciare un’occupazione della scuola spiegando che: “La nostra permanenza sarà ad oltranza fino a quando chi di competenza non verrà a portare risposte concrete, certe e verificabili rispetto all’inizio del nuovo anno scolastico che ad ora è completamente incerto. Ribadiamo assolutamente che non vogliamo spostare i nostri figli e le nostre figlie presso istituti che si trovano al di fuori dei Tamburi perché pretendiamo di vivere e restare liberamente nel nostro quartiere.” Il rischio di cui i genitori sono ben consapevoli è che invece di procedere alla chiusura del polo siderurgico e affrontare una seria transizione ecologica per la città di Taranto, la soluzione istituzionale potrebbe essere quella di spostare gli studenti in altre scuole, dando così avvio a una silenziosa deportazione degli abitanti del quartiere Tamburi e ad una desertificazione dello stesso.

Ancora una volta questa vicenda è esemplificativa di più questioni: in primo luogo si continua a scambiare una produzione mortifera con un costo sociale e umano impressionante e in secondo luogo le soluzioni istituzionali o del privato non sono che improntate al profitto, almeno che una significativa pressione popolare inchiodi gli inquinatori alle proprie responsabilità. Nessuna soluzione ambientale verrà da chi ha come obbiettivo il profitto, ma solo quei genitori determinati e i cittadini di Taranto che il 4 Marzo hanno ripreso parola potranno conquistarsi un’esistenza dignitosa.

 

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