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Federico Perna… morto per “causa propria”

E’ quello che sostanzialmente è stato risposto l’8 Novembre scorso, dal sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta, in seguito all’interrogazione parlamentare a risposta immediata presentata da Salvatore Micillo, deputato del Movimento 5 Stelle sul caso di Federico Perna. Giiuseppe Berretta avrebbe detto che “dall’esame del diario clinico e della cartella di osservazione del detenuto – documentazione contenuta nel suo fascicolo personale – risulta che nel corso della detenzione il Perna è stato seguito con costanza e regolarità sia dal personale sanitario e del Servizio Tossicodipendenze che dal personale penitenziario. In particolare, appare evidente che le autorità penitenziarie ne hanno costantemente monitorato le condizioni di salute e hanno più volte cercato di convincerlo ad accettare gli opportuni ricoveri in ospedale in ragione delle sue condizioni di salute, senza purtroppo riuscirvi. ”
Federico Perna – 34enne di Pomezia e tossicodipendente fin da quando aveva 14- viene arrestato e condannato a nove anni per reati connessi con la droga. Era malato di cirrosi epatica e di epatite C cronica, aveva problemi di coagulazione del sangue e disturbi psichici. Nonostante ciò, aveva fino a quel momento scontato una detenzione  sfiancante, fatto rimbalzare nelle carceri di mezza Italia come una pallina di ping pong. Velletri, Cassino, Viterbo, poi di nuovo Cassino, Secondigliano, Benevento, ancora Secondigliano –  per finire, in bellezza, nel carcere FOGNA di Poggioreale. Un carcere che è uno stupro vivente del diritto.

A Poggioreale Federico era “undicesimo detenuto in una cella di undici metri quadrati”.

A Poggioreale (e forse anche altrove) Federico sarebbe stato picchiato e imbottito di psicofarmaci.

In quella “spaziosa” cella Federico è morto l’otto novembre, “dopo una settimana che sputava sangue”.

Ci sono le lettere, nelle quali Federico scriveva “mamma, mi stanno ammazzando”. E alla madre avrebbe detto: “Mi menano le guardie”.

Cito alcune delle cose dette dalla madre:

“Era ammalato, soffriva di epatite C e mi disse che perdeva sangue di dalla bocca quando tossiva. Circostanza confermatami anche da un suo compagno di cella con cui ci siamo sentiti telefonicamente. Mio figlio si trovava nel padiglione Avellino stanza 6, in una cella che conteneva undici persone. Durante il suo periodo di permanenza a Poggioreale le cose si sono aggravate, era stato dichiarato incompatibile con la detenzione ma nonostante ciò fosse stato messo nero su bianco da due rapporti clinici stilati a Viterbo e a Napoli, un magistrato viterbese ha pensato bene di spedirlo a Poggioreale. Almeno poteva mandarlo in un carcere del Lazio, più vicino a casa, visto che per noi non era sempre possibile venirlo a trovare a Napoli. Il reato era risibile, mio figlio era uno dei tanti giovani che per divertirsi con gli amici faceva uso di qualche spinello, e pensi che la prima volta fu col figlio di un magistrato. Una volta sembra che Federico abbia dato una spinta a qualcuno, venendo accusato e condannato per questo”. “Intanto posso dirle che non lo curavano, era imbottito di Valium, Rivotril e di farmaci passati dal Sert. Federico dormiva sempre e, quando non dormiva, spesso veniva picchiato. Questo non solo a Poggioreale, dove confermo che esiste la cella zero, ma anche in altre carceri dove ha soggiornato. Ovunque avvengono questi pestaggi, anche per futili motivi. A mio figlio capitò perché chiedeva aiuto in quanto non si sentiva bene, oppure perché voleva che gli aprissero l’acqua nel bagno della cella. In quell’occasione fu pestato proprio lì, nel bagno. Lo vedevo sempre pieno di lividi. In ogni caso, dopo averci chiamato martedì, Federico non ha più dato sue notizie. Abbiamo appreso della sua morte da un suo compagno di cella, che aveva molto legato con lui, il quale chiamò mia suocera – anziana e malata – dicendo che: ‘Federico ormai è fuori, aprite gli occhi’ lasciandoci intendere che fosse morto. Il fatto è che non sappiamo dove sia morto, non l’abbiamo ancora potuto vedere e il personale del carcere di Poggioreale non ci agevola dandoci le necessarie informazioni. Quindi non sappiamo neanche dov’è”. “Quello che penso è che sia morto prima di essere portato in ambulanza e questo lo credo perché sempre secondo il suo compagno di cella, Fede era già morto prima che i soccorsi arrivassero. Ma non doveva trovarsi lì, doveva essere ricoverato in ospedale da molto tempo, essendo malato di epatite C. Mio figlio, che chiedeva il ricovero disperatamente da almeno dieci giorni per fortissimi bruciori di stomaco,sputava sangue e aveva bisogno di un trapianto di fegato. E’ stato torturato e ammazzato dallo Stato così come gli altri morti di carcere a Poggioreale. Ma lei sa che negli ultimi giorni ci sono stati tre suicidi? Uno si è impiccato, l’altro si è ammazzato con un mix letale di farmaci e un terzo si è infilato la testa in un sacchetto mentre inalava il gas del fornelletto da campo. Ma non ci sono solo suicidi a Poggioreale e ricordo che un uomo di 43 anni è recentemente morto in cella perché malato di cuore. Gli è venuto un infarto e sa come lo curavano? Col Buscopan”.In una nota disposta oggi, il Ministro Cancellieri ha disposto un’indagine sulla vicenda

Non riteniamo di aggiungere altro, tanto grande è lo sdegno per un’altra persona sostanzialmente ammazzata in carcere.

Lasciamo parlare le foto…

Di seguito.. alcune foto del corpo del corpo di Federico, due stralci delle sue lettere, e la risposta del Ministero della Giustizia, il 28 novembre (prima dell’ispezione disposta dalla Cancellieri), dove sostanzialmente veniva detto che Federico è morto perché rifiutava di essere ricoverato .

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Fonte: urladalsilenzio

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