Firenze. Se toccano uno toccano tutti: 1000 in corteo
Il corteo è partito da Piazza Tasso, in San Frediano, Diladdarno, raggiungendo, dopo poche centinaia di metri il punto in cui Riccardo Magherini è stato ucciso dagli agenti di polizia. Qui il corteo ha sostato ricordando l’ex giocatore, vittima di Stato. Anche Raphael, ucciso a Novoli in un controllo di polizia poche settimane fa perché sprovvisto di permesso di soggiorno è stato a più riprese al centro degli interventi che hanno animato la manifestazione. Proprio la vicenda di Raphael mostra più di un nesso con l’aggressione di pochi giorni fa. Il tentativo assunto dal Movimento di far luce su una vicenda subito insabbiata da Questura e Procura ha certamente infastidito qualche ufficio di polizia fiorentino, uso evidentemente a una gestione della quotidianità sociale nelle periferie improntata alla violenza e all’intimidazione. La reazione, che ha preso le forme di una rappresaglia con il pestaggio ai danni del compagno del Movimento, ha prodotto però un cortocircuito tra gestione delle forme politiche dei conflitti da parte della Questura e la capacità della lotta sulla casa di iniziare a radicarsi socialmente nel tessuto metropolitano della città intercettando una medietà della condizione di vita proletaria nelle periferie, costretta a far quotidianamente i conti con la violenza del dispositivo di polizia.
Passato l’Arno il corteo ha attraversato via Palazzuolo in San Lorenzo. Una zona della città fortemente popolata da migranti e che nel tempo ha rappresentato un anticorpo ai tentativi di infiltrazione delle forze neofasciste in città. Il corteo, guidato dalla composizione meticcia del Movimento, ha saputo parlare della condizione degli abitanti di San Lorenzo, in questo periodo costretti a confrontarsi con l’aumento degli sfratti per l’insostenibilità degli affitti.
Proseguendo per il centro la manifestazione ha invaso con determinazione il centro vetrina della città, violato più volte quest’anno, dal 21 dicembre in avanti, dalle lotte sociali. Il corteo si è poi concluso in Piazza della Signoria, raggiungendo il Comune. Qui la manifestazione ha rilanciato verso lo sciopero sociale del 16 ottobre, sottolineando la continuità della giornata di oggi con i percorsi di lotta aperti in città.
Il dispositivo di polizia non è attore neutro nei conflitti sociali, li regola e li controlla. Riconoscerne questa funzione significa in primo luogo guadagnare, oltre la denuncia della sua violenza quando prende la forma dell’abuso delle regole del gioco civile, una politicità che procede dalla volontà di sovvertire con l’iniziativa conflittuale le regole proprio di questo stesso gioco posto a fondamento dell’ingiustizia sociale. La giornata di oggi consolida questo punto di vista maturato dalle lotte a Firenze nell’ultimo anno e dalla loro profondità determinata a rivendicare, contro qualsiasi intimidazione, libertà di movimento per tutti e tutte!
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