Francia, Atto V: Gilets Jaunes rilanciano dopo le prime concessioni di Macron
L’atteso discorso di lunedì scorso di Emmanuel Macron dalla scrivania dell’Eliseo non sembra aver placato la collera dei Gilets gialli: oggi l’atto quinto riporta in strada la protesta a Parigi e in tutta la Francia per il quinto sabato consecutivo.
Un’ultima settimana tesa e cruciale per questo movimento che si misura sulla prova della tenuta. La quasi totalità dei partecipanti ai blocchi dei gilets alle minime promesse annunciate in diretta tv ha fatto seguire gli sberleffi all’indirizzo del Presidente della Repubblica: “non basta, non ci fermiamo”. Il passaggio di lunedì ha mostrato tanto il disorentiamento di Macron, costretto a riconoscere la “giusta collera” dei manifestanti, quanto la capacità del movimento di costringere lo Stato a una vera contrattazione sociale sulle rivendicazioni autonomamente prodotte: la sospensione della tassa sul carburante, un aumento di 100 euro sul salario minimo, la rinuncia a tassare le ore di lavoro supplementari, la sospensione degli aumenti sulla tassazione delle pensioni minime. Nessuna parola sulle violenze poliziesche di queste settimane ma una richiesta – per favore e per piacere – ai padroni di aumentare la tredicesima ai propri dipendenti. Una grottesca subalternità che infatti non ha soddisfatto i gilets: “andiamo fino in fondo”.
È quando ribadito anche in una conferenza stampa giovedì 13. Nei pressi dell’evocativo luogo della sala della Pallacorda dove il 20 giugno del 1789 prese le mosse la rivoluzione, Priscilla Ludosky, la prima firmataria della petizione contro l’aumento delle accise sui carburanti, ha ribadito i punti irrinunciabili per questo movimento (“una seria e drastica riduzione di tutte le tasse sui beni di prima necessità come l’energia, la casa, gli alimenti i trasporti, il vestiario…”) e alcune rivendicazioni strettamente politiche come l’indizione di un referendum popolare per modificare la costituzione, la costituzionalizzazione di referendum sulle leggi votate dal parlamento e l’obbligo da parte del Presidente della Repubblica di sottoporre a una consultazione popolare ogni trattato e obbligo internazionale prima della loro ratifica.
Quasi una carta programmatica ma che non ammette rappresentanti. In questa settimana disperatamente il governo ha cercato degli interlocutori che scendessero a patti e convincessero il movimento a desistere dalla protesta. Puntualmente ogni candidato con queste caratteristiche è stato sconfessato e rigettato dai gilets lasciando Macron con un pugno di mosche. Il Principe si è forse sentito tradito dopo le sue concessioni che credeva sufficienti per tamponare il dilagare della protesta e che sono costate alla Francia lo sforamento del 3% nel rapporto deficit/pil. L’Europa vigila proiettando la mobilitazione dei gilets su uno scenario continentale. Sarà per il timore di un dilagare della protesta oltre i confini francesi che Moscovici non ha alzato troppo la voce limitandosi a dichiarare, dopo i primi ruggiti contro l’Europa del governo italiani a cui sono seguiti i più recenti e ben più moderati propositi, che la Francia non è l’Italia: loro se lo possono permettere di superare il 3% l’Italia è bene stia al suo posto. Quasi una provocazioni a quanti anche a fuori dalla Francia vedono nei gilets una possibilità di lotta, anche contro i governi del cosiddetto fronte anti-europeista.
Intanto in tutto l’esagono francese la mobilitazione non si è fermata. I blocchi dei gilets si sono consolidati fronteggiando sgomberi e ricostituendosi un po’ dappertutto e con particolare tenacia nelle regioni più calde come la Vaucluse. Qui, ad Avignone, Denis, 23 anni è stato travolto da un camion durante un blocco stradale morendo sul colpo. È la sesta vittima del movimento che deve fronteggiare anche le violenze della polizia fattesi particolarmente dure dal quarto atto in poi e colpendo anche i giovani studenti che si stanno unendo all’agitazione sociale in corso. Nelle scuole e nelle università di tutta la Francia è infatti ripresa la mobilitazione contro la legge sulla selezione per l’accesso agli studi superiori. L’aggressività poliziesca unita al ricatto securitario seguito all’attentato di Strasburgo non ha fermato il movimento.
Secondo i primi date delle Prefetture la partecipazione all’atto quinto sarebbe un po’ ovunque inferiore a quella di sabato scorso. Risulta comunque difficile quantificare perché le folle di gilets si scompongono e ricompongono continuamente raramente assumendo la forma di cortei o presidi statici. Un grosso corteo a Parigi è partito dall’Opera per raggiungere gli Champs Elysées in direzione dell’arco di Trionfo. Si registrano scontri e barricate nei pressi di rue du Louvre. Vari cortei selvaggi si distribuiscono per il centro mentre la polizia blocca completamente l’accesso a place de la République. Dei colpi di fucile da caccia sono stati sparati contro l’abitazione di un eurodeputato del partito di Macron. Un bilancio provvisorio delle ore 17 parla di 86 fermi.
Forti scontri con la polizia si registrano anche a Nantes, Bordeaux, Toulouse, Lione. Barricate e arresti.
Abbiamo contattato Ilaria dalla piazza parigina, ascolta qui la corrispondenza.
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