Francia: più di due milioni e mezzo nelle strade contro la riforma delle pensioni di Macron
Sabato scorso, l’11 febbraio si è tenenuta in Francia l’ennesima giornata di lotta contro la riforma delle pensioni voluta dal governo Macron. La mobilitazione sembra star vivendo un ulteriore crescita a differenza di quanto pronosticato dai commentatori mainstream.
500.000 manifestanti a Parigi, 140.000 a Marsiglia, 100.000 a Tolosa, 80.000 a Bordeaux, 70.000 a Nantes, 70.000 a Lille. Nei comuni di piccole e medie dimensioni, la mobilitazione è ancora più forte, in proporzione alla popolazione. È il caso, ad esempio, di Guingamp nella Côtes d’Armor (3.800 secondo la polizia), di Saint-Brieuc nello stesso dipartimento (7.600), di Dole nel Giura (2.200), di Boulogne-sur-Mer nelle Hauts-de-France (3.500), di Agen nel Lot-et-Garonne (3.100) o di Montauban nel Tarn-et-Garonne (3.200). In molte città, le manifestazioni di sabato sono state le più grandi mai viste.
Secondo Contre-Attaque “le manifestazioni sono state più determinate e gioiose delle precedenti, con imponenti cortei di testa che hanno saputo resistere, soprattutto a Nantes, Lione, Rennes o Parigi.”
La lotta contro la riforma si sta diffondendo sempre di più anche tra i giovani ed i giovanissimi, infatti tra il 31 gennaio e il 7 febbraio 2023 sono state bloccate una quindicina di facoltà e mobilitate circa 200 scuole superiori.
Il successo di questo quarto atto di mobilitazione arriva alla fine della prima settimana di esame del progetto di riforma in Assemblea. In questa fase è stato adottato un solo articolo, in un’atmosfera burrascosa. Ci sono ancora 16.000 emendamenti e 19 articoli da discutere, compreso il famoso settimo articolo, sull’estensione dell’età legale, il tutto entro il 17 febbraio, data limite per l’esame in Assemblea.
Nonostante l’enorme ed inedita mobilitazione e l’evidente opposizione al progetto di riforma da parte dell’opinione pubblica, Macron ha dichiarato che “non cambierà nulla”. Il che la dice lunga sulla concezione di democrazia che ormai risiede tra le elites neoliberali europee. “E’ finita l’era dell’abbondanza” diceva alcuni mesi ed è così che vorrebbero sostanziare questa fine: cancellando diritti e colpendo le tasche già svuotate dall’inflazione delle classi meno abbienti.
Gli otto sindacati del gruppo intersindacale hanno già annunciato una quinta giornata di protesta per giovedì 16 febbraio. Questa volta i loro leader non si incontreranno a Parigi, ma ad Albi, la prefettura del Tarn, un modo per sottolineare la forza delle mobilitazioni in città di dimensioni modeste.
Soprattutto, hanno concordato una giornata volta a “bloccare la Francia in tutti i settori” martedì 7 marzo, alla fine delle vacanze scolastiche in tutte le zone, in un momento in cui il testo dovrebbe essere in discussione al Senato. La CFDT di Laurent Berger chiede quindi uno sciopero di 24 ore, se “il governo e i parlamentari rimarranno sordi alla protesta popolare”.
Come riferisce ancora Contre-Attaque in vista del 7: “Abbiamo vinto la “battaglia dell’opinione”: quasi tutti sono contrari al progetto di riforma. Abbiamo vinto la battaglia dalle strade: milioni di persone marciano a intervalli regolari, in manifestazioni su una scala che non si vedeva da decenni. Resta da vincere la battaglia sociale, paralizzando il paese e riprendendoci ciò che ci appartiene.”
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