Gkn: 40mila in marcia, si apre l’autunno di lotta
E’ stata la manifestazione più grande fino ad oggi dell’epoca pandemica. In decine di migliaia hanno risposto all’appello degli operai della Gkn che da mesi ormai continuano a resistere a licenziamenti in presidio permanente.
Una manifestazione dunque molto partecipata ma anche significativamente composita. Il corteo aperto dagli operai Gkn ha visto la partecipazione di diverse vertenze di fabbrica da tutta Italia, di studenti e studentesse, soggettività LGBTQ+, percorsi di lotta contro la devastazione ambientale, con una forte adesione del popolo fiorentino e di varie organizzazioni, collettivi e associazioni da tutta la Toscana.
Dietro lo slogan “Insorgiamo” dunque si sono affastellate le diverse composizioni che dentro la crisi pandemica hanno visto approfondirsi le condizioni dello scontro, dello sfruttamento e dell’espropriazione e che ora cercano alleanze, confronto, possibilità di generalizzazione.
La manifestazione è stata attraversata da un’evidente vivacità, una voglia di stare insieme, ma soprattutto dalla comprensione della sfida che si gioca sulla soglia dei cancelli della Gkn grazie alla determinazione dei lavoratori e delle lavoratrici in mobilitazione, che ben viene sintetizzata in quel “se sfondano qui, sfondano altrove”. Proprio la disponibilità degli operai della Gkn a costruire un campo largo e aperto, che superasse gli steccati vertenziali e sindacali e provasse ad inserirsi nella complessità del presente, ha rappresentato la premessa di una mobilitazione che più che assumere un connotato resistenziale, sembra voler essere un punto di partenza per un rilancio complessivo. “La marcia dei quarantamila, quella buona” si diceva sabato mentre il corteo attraversava la città.
L’evidenza a cui eravamo disabituati ad assistere in questi contesti è quella di una lotta che non si identifica con la vittimizzazione dell’identità operaia, che non accetta di farsi epopea della sconfitta, che non si consola con mediazioni al ribasso. Una lotta dunque scomoda per gli assetti sindacali che si sono consolidati negli ultimi anni, perché qui le sigle sindacali tornano ad essere uno strumento, un mezzo che si può accantonare quando diventano un limite. E’ il protagonismo operaio che detta le condizioni ed il sindacato che si adegua. Non è un caso che il più grande corteo dei lavoratori dell’epoca pandemica ha visto l’assenza di Landini e altre figure del sindacalismo confederale, come è stato rimarcato a più riprese dagli interventi.
L’intuizione è quella di un’apertura a quella parte di società, di lavoro, di vita che subisce la crisi pandemica e non è più disposta a rimanere confinata nella propria solitudine. Durante il corteo infatti i lavoratori e le lavoratrici della Gkn si sono curati che ad intervenire fossero principalmente quei soggetti e quelle lotte reali che caratterizzano i nostri tempi, dai licenziati della Texprint di Prato, al movimento No Tav della Valsusa, senza prestare attenzione alle sigle o alle dimensioni.
La ricchezza della piazza di sabato propone diverse indicazioni ed ipotesi che vanno ragionate, raccolte, difese e generalizzate. Intanto i primi effetti della mobilitazione di questi mesi iniziano a vedersi, con il Tribunale di Firenze che attesta l’antisindacalità delle lettere di licenziamento e ne impone la revoca. Ma c’è da aspettarsi che l’attacco dell’azienda nei confronti dei lavoratori andrà approfondendosi nei prossimi giorni, e dunque è fondamentale che alla generosità di chi sta conducendo una lotta che ci riguarda tutt*, corrisponda una altrettanto significativa solidarietà e supporto materiale.
Nelle prossime ore pubblicheremo uno speciale con una raccolta di voci e immagini dalla manifestazione di Firenze che abbiamo realizzato in collaborazione con Radio Onda d’Urto.
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