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Gli operai di Termini occupano l’agenzia delle entrate

Stamattina infatti quello che doveva essere un semplice sit-in convocato da CGIL CISL e UIL di fronte i cancelli della BM Sud è stato scavalcato dalla rabbia degli operai ed è stato trasformato in un’occupazione ad oltranza dell’agenzia delle entrate del paese: oggi si è determinata quindi una svolta nella lotta degli operai di Termini Imerese e soprattutto nel confronto tra la base e i rappresentanti sindacali.

Le stantie mobilitazioni sindacali hanno ormai lasciato il passo e le molteplici sconfitte della vertenza degli operai di uno dei poli industriali più grandi della Sicilia spingono i lavoratori a praticare altri metodi di lotta e a identificare e colpire obiettivi reali. Come dicono le parole di Russo, uno degli operai in cassa integrazione: “le manifestazioni tradizionali non servono a nulla e noi avevamo già detto di non essere d’accordo: quella del 30 aprile è stata una sorta di rito funebre. Oggi blocchiamo l’Agenzia ma è solo l’inizio perché per ottenere risposte bisogna colpire obiettivi precisi”.

Così gli oltre 2200 operai che si sono visti chiudere in faccia i cancelli della loro fabbrica ormai cinque mesi fa stanno riprendendo in mano il loro destino ed esigono risposte prima di tutto dal governo.

Un governo sempre più politico che crede di poter spazzare via tecnicamente le spese degli esodati. Spese: parola che a Termini Imerese si traduce in vita di oltre 650 famiglie che rischiano di rimanere 5 anni senza lavoro né pensione. Un governo che crede di poter continuare a prendersi gioco di 2200 lavoratori in attesa di una riconversione industriale sempre più improbabile, affidata alla azienda di Di Risio con il beneplacito di tutte le istituzioni che hanno preso parte alle mediazioni, e che da più parti è stata denunciata come impraticabile. “I ministeri del lavoro e dello Sviluppo economico non hanno rispettato gli accordi sugli esodati e sul piano di reindustrializzazione del polo di Termini. Dell’imprenditore molisano Di Risio, peraltro, non si hanno notizie. E noi occupiamo un pezzo dello Stato” dice un altro degli operai presente all’occupazione.

Adesso dunque i nodi vengono al pettine e i lavoratori sembrano finalmente intenzionati a scioglierli senza preoccuparsi delle urla di dolore di chi li ha lasciati accumulare pensando di potersi disinteressare della faccenda. L’augurio che ci si può fare, dunque, è che le lacrime della Fornero si trasformino in lacrime di dolore reale causate da risposte di parte agli attacchi di classe portati avanti finora senza intoppi da capitale e governo, con Monti quanto mai identificabili come cosa sola.

Intanto oggi diverse centinaia di lavoratori hanno preso possesso degli uffici dell’agenzia delle entrate di Termini Imerese perché se “lo Stato è in ritardo su tutti i fronti(…)le bollette e soprattutto gli avvisi di pagamento dell’agenzia arrivano ogni mese”, e di conseguenza è arrivato il momento di occupare un pezzo dello Stato. “Non ce ne andremo da qui fino a quando non sarà trovata una soluzione per i 2.200 lavoratori, compresi i 670 esodati per i quali il governo deve subito intervenire” dice il segretario della Fiom di Palermo, e intanto i lavoratori organizzano i turni per non lasciare che queste rimangano parole senza conseguenze.

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