#IkeaInLotta: noi non abbiamo paura, loro ne hanno tanta
Martedì 18 dicembre: insieme a tanti lavoratori dei poli della logistica di Piacenza e di Bologna, insieme a studenti, precari e compagni di centri sociali e collettivi, abbiamo bloccato l’Ikea di Bologna. Lo abbiamo fatto non solo in solidarietà con i lavoratori che da mesi stanno lottando contro i ritmi infernali, i salari da fame, le condizioni semi-schiavistiche, le sospensioni e le minacce di licenziamento imposte dal consorzio di cooperative del deposito Ikea di Piacenza. Lo abbiamo fatto, innanzitutto, per dire che quella è una lotta di tutti: comune è ciò che viviamo e produciamo, comuni sono le condizioni di sfruttamento e di impoverimento nella crisi, comune è la lotta che portiamo avanti. Lo testimoniano anche le tante dichiarazioni di appoggio e sostegno al presidio arrivate quel giorno da parte di clienti che sono, per la maggior parte, precari e lavoratori che faticano ad arrivare alla fine del mese. Perfino varie cronache dei media più compiacenti con i poteri costituiti non hanno potuto, almeno inizialmente, nascondere la composizione e la partecipazione molteplici.
Ora, a dieci giorni dal blocco, la questura annuncia che sono in arrivo denunce per svariati reati: resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale, porto abusivo di armi improprie, getto pericoloso di cose e oltraggio a pubblico ufficiale. Ancora una volta, allora, è bene dirlo con chiarezza. Quel pomeriggio c’è stata un’unica violenza: quella delle cariche di polizia e carabinieri contro il presidio di lavoratori, precari e studenti, che si accompagna alla violenza quotidiana dello sfruttamento e delle politiche di austerity. Sono gli stessi manganelli di inizio di novembre contro i lavoratori davanti ai cancelli del deposito Ikea di Piacenza, gli stessi all’opera contro le manifestazioni degli studenti in autunno, contro gli operai dell’Alcoa, contro il movimento No Tav. Sono le stesse denunce che vengono comminate ai facchini in lotta. É lo stesso dispositivo di paura con cui cercano di governare la crisi e la sempre più insopportabile precarizzazione delle condizioni di vita.
Ma si mettano il cuore in pace: è tutto inutile, perché noi non abbiamo paura. Al contrario, le denunce e la manganellate sono direttamente proporzionali alla paura che loro hanno di fronte alla nostra determinazione e alla possibilità di una generalizzazione del conflitto, verso cui il 18 dicembre abbiamo tutti insieme costruito una tappa importante.
Noi continueremo a essere a Piacenza insieme ai lavoratori in lotta e rilanciamo in tutte le città l’indicazione politica che dal 18 è uscita con forza: blocchiamo Ikea. Perché ogni luogo può divenire #IkeaInLotta.
Radio UniNomade – Bologna
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