Il Comitato Antisfratto di Cremona interrompe la commissione appalti
Una manovra criminale che, oltre a provocare la chiusura di tredici agenzie locali, farà si che il cittadino perderà quel già precario rapporto diretto con chi dovrebbe garantirgli un servizio essenziale.
In una città dove vi sono 2000 case sfitte, circa 970 appartamenti comunali in gestione ALER e 900 famiglie in graduatoria per una casa popolare (più le famiglie che non vi possono entrare a causa dell’ultima clausola dove è richiesto che almeno un membro abbia un contratto di lavoro) è inaccettabile che all’ultimo bando siano state assegnate soltanto 35 case.
La dirigenza dell’ALER, inoltre, è stata molto chiara: a loro delle persone sfrattate per morosità incolpevole non interessa nulla, i conti dell’azienda devono quadrare (gli utili da migliaia di euro che i dirigenti si assegnano ogni anno rientrano chiaramente in questo conteggio) e il profitto viene anteposto alla dignità umana.
D’altronde il palesarsi delle contraddizioni strutturali di istituzioni cittadine che sono incapaci e impossibilitate a risolvere un dramma sociale di tale portata sta mostrando ancora una volta che le uniche strade da percorrere per non vedersi privati di diritti e dignità sono quelle del conflitto sociale e della riappropriazione.
Temi, quest’ultimi, che caratterizzeranno a livello nazionale quest’autunno di lotta (a partire dalla Sollevazione Generale a Roma il 19 Ottobre) e che dovranno divenire centrali e pratiche collettive anche in realtà locali come Cremona.
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