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Il mercoledì della battaglia dei facchini di Piacenza… per vincere!

Ci si incordona a terra: operai stringono il braccio al precario che gli è al fianco che stringe il braccio alla studentessa seduta insieme a lui, “siamo uniti!”. E la celere si schiera, si avvicina e iniziano le operazioni di sgombero. Con brutalità vengono trascinati e strattonati a terra tutti i manifestanti. A qualcuno vengono sgarrati i vestiti. Ma tanto disprezzo e forza bruta i facchini e i loro compagni la conoscono da tempo, sanno a cosa vanno incontro quando alzano la testa. L’operazione di sgombero dura decine di minuti, ma intanto la lotta continua perché quanti erano stati allontanati dal blocco dei cancelli iniziano a presidiare la strada. Il blocco stradale si ingrossa e la celere gli si rivolge contro: partono le prime cariche. I manifestanti si raggruppano e poi si ridividono a gruppetti che riescono con fluidità e intelligenza a impedire il transito dei camion e dei crumiri. La celere ripiega e comincia a lanciare candelotti lacrimogeni a mano contro i manifestanti. Partono altre cariche che costeranno tre feriti tra i facchini che verranno soccorsi dall’ambulanza e portati in ospedale. La battaglia va avanti con la celere che avanza per picchiare, ma resta completamente disorientata da un presidio mobile che si compatta e poi si divide in gruppetti efficacissimi nel bloccare i camion disseminati lungo la strada. La determinazione, il coraggio e l’intelligenza dei manifestanti anche dopo i pestaggi e il gas lacrimogeno, batte la forza bruta della celere. E’ ormai mattina e i poliziotti comandati dal questore in persona indietreggiano, si tolgono i caschi, lasciano gli scudi e montano sulle camionette. I crumiri spariscono. L’Ikea annuncia che per oggi la struttura resterà chiusa. La battaglia del mercoledì dei facchini di Piacenza si conclude con la vittoria dei manifestanti che annunciano prossime assemblee per decidere cosa fare e come continuare la lotta che vedrà certamente nei prossimi giorni nuovi sviluppi.

Intanto ieri dalle tre di notte era iniziato il picchetto e verso le 5:30am l’iniziativa era stata raggiunta da un corposo intervento della celere che con quattro camionette e due defender era determinata a sgomberare il picchetto operaio. Uno sgombero concentrato sul più periferico dei 5 cancelli presidiati e attuato con una violenza fatta di manganellate in testa agli operai.

Uno di loro è stato portato nel pomeriggio all’ospedale per accertamenti a causa dell’accanimento che “la Pinkerton” dell’Ikea gli ha riservato. Nonostante la durezza della mano della repressione al presidio sono accorsi i facchini della TNT e della GLS, rafforzati dal sostegno dei compagni del NAP di Piacenza, del centro sociale Dordoni di Cremona, e dal Crash, CUA, CAS di Bologna.

I blocchi sono continuati anche dopo l’annuncio di una mediazione proposta dalla prefettura che, in un incontro senza il presidentedella cooperative San Martino, vagheggiava qualche soluzione… Che non è arrivata! Anzi la cooperativa ha confermato la necessità di attuare i provvedimenti disciplinari contro i facchini da licenziare.

Riparte dunque la lotta dei facchini, che due anni fa, fece emergere con forza le ragioni della dignità e della lotta contro lo sfruttamento operato nel mondo della logistica. Una lotta che seppe fare scuola e riprodursi viralmente negli hub principali della logistica internazionale ospitati dal Bel Paese. A scatenare la rabbia operaia sono circa settanta provvedimenti disciplinari, tra i quali si distinguono sanzioni economiche ma anche una trentina di sospensioni dal lavoro con effetto immediato. Un provvedimento quest’ultimo che va a colpire gli operai che da sempre sono stati attivi nella lotta, e che mira direttamente al cuore della prassi di autorganizzazione determinata con la costruzione del loro sindacato. I facchini presi di mira sono tutti iscritti al S.I.Cobas e i loro delegati sono quelli più vessati dai provvedimenti dispensati dalla cooperativa. Per gli operai “l’aria di cambiamento” si respirava già da qualche mese. Se ne erano accorti registrando un inasprimento delle pressioni che la cooperativa agiva nei loro confronti. Clima generale di offensiva da parte dei padroni che si accompagnava ad alcune modifiche strutturali interne: dall’inserimento di un nuovo macchinario utile allo smistamento delle merci coincidente con nuove ondate di assunzioni di operai meno qualificati e fortemente precarizzati.

La reazione padronale si fa più esplicita quando colpisce uno dei delegati S.I.Cobas punto di riferimento per gli operai: viene demansionato e quindi dequalificato a causa del mancato rinnovo del patentino necessario per guidare il muletto nel magazzino. Peccato che il mancato rinnovo sia addebitabile ad una mancata visita medica che l’azienda stessa fa saltare in continuazione. Non contenta la San Martino convoca una serie di assemblee tra i lavoratori dividendoli per reparto. A queste convocazioni i lavoratori rispondono con uno sciopero bianco e un assemblea autoconvocata alla presenza di tutto il gruppo unitario dei lavoratori. Da qui i provvedimenti disciplinari con sospensioni comminate telefonicamente ai lavoratori che sono già stati sostituiti da neo assunti prima ancora di poter rispondere agli stessi provvedimenti. Una conferma questa di una controffensiva padronale orchestrata e organizzata da tempo verso i coraggiosi facchini e il loro sindacato di base.

 

Una diretta da Piacenza con Mato del LaboratorioCrash!

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Oggi si è scritto un nuovo capitolo nella storia della guerra complessiva contro la povertà e la precarietà organizzata e in lotta. I padroni e i loro strumenti istituzionali sembrano determinati a rilanciare l’offensiva contro gli avanzamenti costruiti con grande tenacia e determinazione dal movimento operaio della logistica forte del suo sindacato S.I.Cobas e dei centri sociali e collettivi autonomi. La battaglia di oggi è stata vinta, ma domani? E’ certo che continuerà la resistenza dei facchini piacentini e dei loro compagni, ma è urgente che intorno alla loro lotta si stringano in cordone le solidarietà dei movimenti contro la crisi e l’austerità. Allo sciopero! Ed Infoaut è già sulla barricata insieme ai compagni operai.

 

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