La repressione non va mai in vacanza, la lotta neppure
In questa ormai tarda primavera continuano a spirare i venti della repressione. Dopo la maxi operazione di Firenze che nell’arco di un mese ha visto questura e magistratura emettere 35 custodie cautelari (di cui un arresto in carcere, undici arresti domiciliari e 22 obblighi di firma), per un totale di oltre 80 indagati tra studenti medi e universitari, protagonisti delle mobilitazioni di quest’autunno e militanti di realtà politiche e sociali da sempre attivi nelle lotte in città, questa mattina è toccato a Torino e alla Val Susa. La questura torinese, a breve agli ordini del macellaio di Genova Spartaco Mortola, e su mandato del procuratore Caselli, alle prime luci dell’alba ha fatto irruzione nelle abitazioni di alcuni compagni e nella palazzina del CSOA Askatasuna.
L’intento, malcelato dalla necessità di notificare alcune denunce e procedere al sequestro di materiale, era quello di intimidire con circa 65 denunce chi, da ormai più di vent’anni, è quotidianamente in prima fila nelle lotte popolari di opposizione alla TAV. Dopo studenti e lavoratori ecco che si prova a criminalizzare e colpire chi, come il popolo NO TAV, resiste contro nocività e grandi opere che devastano il territorio a vantaggio esclusivo di un’elite che continua a sfruttare la crisi per premere sull’acceleratore delle speculazioni e dello sfruttamento. Come Collettivo Politico di Scienze Politiche esprimiamo la nostra massima solidarietà ai compagni di Torino e della val di Susa colpiti dalla repressione.
Da Firenze a Torino basta provocazioni!
Da Firenze a Torino la lotta non si arresta!
Collettivo Politico di Scienze Politiche – Firenze
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