Lavoratori Alcoa di nuovo a Roma: assedio al Ministero
Aggiornamento ore 16.50. Vertenza ancora bloccata e decisioni procrastinate: è questo il senso dell’informativa del sottosegretario Claudio De Vincenti diffusa a riunione ancora in corso. Novità sulle trattative: per il governo, il negoziato potrebbe essere agevolato dal coinvolgimento della finanziaria regionale (Sfirs) che dovrebbe fare da garante sui fondi che Alcoa, stando agli accordi del marzo scorso, dovrebbe mettere in campo per il riavvio dello stabilimento di Portovesme (circa 100 milioni) nel caso dovesse comparire un’acquirente.
Intanto sono state fissate alcune date. Il 31 ottobre al ministero del lavoro si parlerà di proroga della cassa integrazione per i 500 dipendenti diretti. Nulla, invece, è stato detto sui lavoratori dell’indotto (160 operai della Di Bartolo sono stati messi in mobilità pochi giorni fa). A novembre, in una data non meglio precisata, si dovrebbe parlare di Piano Sulcis: in quell’occasione potrebbero essere sbloccati i fondi, già stanziati, per le bonifiche che dovrebbero essere realizzate proprio dagli operai dell’indotto.
ore 16. 30: Malcontento tra i 300 operai dell’Alcoa arrivati a Roma nella mattinata di oggi che si dichiarano insoddisfatti per l’andamento del tavolo e valutano l’idea di accamparsi di fronte al Ministero dello Sviluppo Economico.
“Non vogliamo assistenza, vogliamo lavorare. Le istituzioni ci hanno abbandonato”, questo il commento degli operai sul vertice ancora in corso. Gli operai si dicono delusi anche per l’assenza del governatore Ugo Cappellacci e dei rappresentanti di Alcoa e Klesch.
Nonostante la possibilità – per ora non si può parlare di nessun accordo raggiunto – del blocco dei licenziamenti per i 500 dipendenti della fabbrica di Portovesme, i lavoratori non sono dunque soddisfatti, anche perché l’eventuale sospensione dei licenziamenti non riguarderebbe i lavoratori delle ditte che compongono l’indotto dell’Alcoa.
Filtrano le prime indiscrezioni dal vertice ancora in corso al Ministero dello Sviluppo economico: l’Alcoa sarebbe disposta a ritirare la mobilità per i 500 dipendenti di Portovesme annunciata nei giorni scorsi. Il governo, inoltre, sarebbe al lavoro per favorire il negoziato tra Alcoa e Klesch. Così battono le agenzie di stampa.
Previsto poi un nuovo incontro sulla cassa integrazione giovedì 31 ottobre.
Intanto prosegue il presidio degli operai, che hanno manifestato il proprio malcontento per l’assenza di dirigenti dell’Alcoa e dalla Klesch dal tavolo romano. Assente anche Ugo Cappellacci, rappresentato dall’Assessore al Lavoro Mariano Contu.
Al Mise gli operai Alcoa ci erano arrivati poco prima di mezzogiorno, alle 11,40, dopo qualche momento di tensione con la polizia e dopo essersi fermati per la consueta battitura dei caschetti in via Berberini.
Subito dopo essere sbarcati a Civitavecchia gli operai del Sulcis hanno bloccato la Civitavecchia Roma, raccogliendo la solidarietà degli automobilisti. Insomma, un arrivo vivace se si considera che poco dopo lo sbarco, prima di spostarsi in autostrada, gli operai avevano fatto scoppiare qualche petardo, scandendo il coro “Lavoro, lavoro!”.
Prima della partenza, aveva fatto il punto sulla vertenza Angelo Dicciotti del sindacato CSS-Cub: “Il vero problema di oggi sarà convincere il governo a imporre la sua autorità sull’Alcoa che non vuole cedere lo stabilimento. L’Alcoa ha tutto l’interesse a non vendere perché l’accordo che ha sottoscritto col governo nel marzo 2012 la obbliga a spendere circa 100 milioni per riavviare la fabbrica. Non se l’aspettavano, pensavano che nessuno l’avrebbe mai voluta rilevare. Invece i fatti li hanno smentiti: ci sono state diverse manifestazioni d’interesse, alcune già in fase avanzata, come quella della Klesch o quella della tedesca Trimet che ha rilevato anche altri stabilimenti in Francia”.
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