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Roma. Studenti in corteo a La sapienza, lo ‘tsunami’ continua

In questo contesto, due sono state le occupazioni caratterizzate dalla presenza studentesca: Degage!, nel quartiere Salario e Communia, a San Lorenzo. In questi giorni decine di studenti hanno riaperto questi spazi riqualificandoli, facendoli vivere di socialità e di iniziative aperte al quartiere.

Questa mattina centinaia di studenti e studentesse hanno partecipato al corteo che si è svolto dentro La Sapienza a Roma e portato avanti alcune azioni. Intanto le mobilitazioni per il diritto all’abitare continuano. Domani mattina infatti si terrà nuovamente un presidio, sotto il palazzo della Regione, con tutti i movimenti di lotta per la casa, mentre alle ore 17 si svolgerà un’assemblea pubblica sul diritto all’abitare.

Il comunicato degli studenti e delle studentesse sulla giornata di oggi

Questa mattina come studenti e studentesse de La Sapienza, dopo le occupazioni del 6 Aprile abbiamo deciso di chiamare in causa la gestione Frati dell’Ateneo e la Laziodisu per la gestione del diritto allo studio. Il corteo, che contava un centinaio di persone, è partito dal piazzale della Minerva e ha attraversato l’Università toccando i punti più evidenti della crisi dentro l’Università. Come prima tappa, abbiamo sanzionato il cantiere della facoltà di Scienze Politiche, aperto dal 1989, oggetto di speculazioni e illeciti che non hanno permesso la conclusione dei lavori. Recentemente, infatti, è stata occupata una nuova aula a Sceinze Politiche che porta il nome di un operaio che l’anno scorso ha perso la vita lavorando nel cantiere privo di qualsiasi forma di sicurezza: Mohammed Bannpur. Abbiamo lasciato le mura Universitarie per attraversare Via De Lollis e sanzionare la LAziodisu e la sua gestione sempre più selettiva secondo il merito delle borse di studio. Abbiamo sollevato il problema della presenza di un’Agenzia immobiliare all’interno dell’Ateneo che indica agli studenti alloggi in affitto a prezzo di mercato. E infine abbiamo sanzionato il Rettorato che gestisce, l’Ateneo più grande del paese, come una vera e propria azienda. Infatti, hanno partecipato al corteo anche i lavoratori e le lavoratrici delle pulizie e delle portinerie che domani entrano in sciopero per richiedere il rispetto del contratto nazionale di lavoro e la presa di parola dell’amministrazione Frati. La privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi dell’Ateneo ha portato un peggioramento esponenziale non solo dei servizi offerti ma sopratutto dei diritti e delle tutele di chi lavora. Stamattina abbiamo dato avvio ad una lotta congiunta dentro e fuori l’Università con tutti i soggetti che rifiutano di essere vittime ma che hanno solo voglia di riprendersi tutto. Il corteo si è concluso con un’assemblea pubblica al pratone, nel cuore de La Sapienza, rilanciando la giornata di domani.Lo tsunami tour in mattinata, incontrerà ancora la Regione mentre nel pomeriggio ci sarà un’assemblea pubblica sul diritto all’abitare nel nuovo studentato occupato Degage.

NELL’UNIVERSITA’ DELLA CRISI CI RIPRENDIAMO TUTTO!

Degage

Comunicato per la giornata di domani

I movimenti per il diritto all’abitare, gli studenti e l’inquilinato resistente tornano a mobilitarsi!

In occasione dell’incontro fissato per domani mercoledì 17 aprile alle ore 10 in via Capitan Bavastro presso l’assessorato alla casa della Regione Lazio con il neo assessore Refrigeri, a dieci giorni dall’occupazione di una decina di stabili non utilizzati, prosegue lo “tsunami” per il diritto all’abitare.

Pur prendendo atto della buona disponibilità dimostrata dalla Regione Lazio, riteniamo ancora timida la risposta da parte del neo governatore Zingaretti alle nostre richieste. Gli impegni presi durante la campagna elettorale, anche all’interno di uno stabile occupato il 6 dicembre scorso durante un’assemblea molto partecipata, non appaiono sostenuti con la stessa autorevolezza con cui sono stati pronunciati e anche l’assenza al tavolo di martedì scorso 9 aprile ci ha lasciati perplessi.

È necessario rafforzare l’impianto generale di questo confronto e per questo chiediamo al Presidente e alla Giunta regionale di non lasciare solo l’assessore Refrigeri. Crediamo opportuna invece la presenza di Zingaretti stesso per dare una svolta decisa all’agenda regionale sul tema del diritto alla casa. Per noi una vera priorità sulla quale investire tempo e risorse importanti.

Non abbiamo sentito ancora una parola decisa sul blocco generalizzato, anche per le morosità incolpevoli, degli sfratti, degli sgomberi e dei pignoramenti. E non abbiamo ancora letto nulla sulle dismissioni e sulla gestione del patrimonio pubblico. Come non abbiamo trovato traccia sul bilancio appena approvato delle risorse necessarie a nuove politiche residenziali pubbliche.

Siamo all’anno zero per il diritto alla casa e gli articoli sui giornali stanno lì a ricordarlo: compravendite in forte calo e affitti alle stelle, le famiglie in crisi tornano a subaffittare le stanze come nel dopoguerra. Eppure c’è un invenduto eccezionale che potrebbe essere usato e che con le giornate del 6 dicembre e del 6 aprile abbiamo voluto sottolineare.

La nostra iniziativa è indipendente dalle forze politiche, tutte troppo colluse con i signori del mattone romani, e non ha una funzione di sostegno elettorale a questo o quel candiadato/a. Vuole solo riaprire una stagione di lotte contro la precarietà abitativa e per il diritto al reddito diretto e indiretto. Per questo non abbiamo bisogno di sponsor ma di interlocutori credibili e seriamente intenzionati a lavorare a soluzioni condivise e realmente incisive. Detto ciò ci aspettiamo di sederci a discutere con il governatore del Lazio per riprendere il discorso iniziato nello stabile occupato di viale delle Province il 18 febbraio scorso già a partire dalla giornata di domani.

Appello per l’assemblea pubblica

Riconquistiamo dignità! Riprendiamoci tutto!

Il diritto all’abitare. Questo vorremmo fosse il tema di questo dibattito. Sembra scontato, sembra semplice: cosa possono fare i movimenti per la casa se non descrivere e raccontare il diritto alla casa? E invece è complicato esprimere le nostre ragioni a chi concretamente non vive l’esperienza delle occupazioni o meglio a chi non sente il bisogno materiale di riappropriarsi della casa. Mura, cemento, mobili, spazio per vivere il proprio tempo in pace con i propri figli, i propri compagni e compagne, con gli amici e i parenti. Eppure è complicato spiegare. Quello che vorremmo è che tutti prendessero coscienza dell’importanza di questa possibilità, non concessa ma conquistata.

La possibilità di avere una vita migliore semplicemente riappropriandosi di appartamenti, palazzi che altrimenti sarebbero lasciati al degrado, all’abbandono mentre fuori migliaia di persone avrebbero una vita più facile non pagando un affitto. E tutto ciò vale ancora di più se le possibilità le conquistiamo. Perchè dovremmo essere costretti a fare le file agli sportelli comunali, a fare le file alla Laziodisu, perchè dovremmo continuare a chiedere di essere ascoltati da gente che non ha orecchie per sentire? Perchè dovremmo dare la possibilità a qualcuno di gestire ancora le nostre possibilità, di gestire ancora quello che ci è concesso e quello che ci è negato? Se vogliono restituirci quello che è nostro siamo già all’interno delle nostre occupazioni ad aspettare, ma per il momento liberiamo le nostre vite, e da qui, dalle nostre stanze, dalle nostre cucine, dai nostri spazi comuni abbiamo una forza collettiva per non chiedere più ma per pretendere l’inizio di una nuova edilizia popolare, la fine degli sfratti, l’assunzione da parte delle istituzioni di una responsabilità responsabilità sull’emergenza abitativa, la riapertura degli alloggi universitari chiusi. La nostra vita è qui e ora e non siamo disponibili a sprecare nemmeno un minuto in più per chiedere. E’ oggi il tempo che sprechiamo a lavorare sottopagati, è oggi il tempo che sprechiamo sui treni per raggiungere il lavoro o l’università. Il tempo non ce lo darà nessuno indietro e neanche gli spazi per viverlo.

E se questo non basta, se sembra ancora difficile capire le nostre ragioni vogliamo dare noi un’altra possibilità a tutti di osservare con i propri occhi i volti e le vite della gente che vive questi luoghi. Siamo studenti, migranti, famiglie, precari e semplicemente uomini, donne e bambini. Le occupazioni dello Tsunami Tour sono attraversate da migliaia di persone che scoprono nuovi legami e quello che ci sembra più interessante vivendo le occupazioni è l’uguaglianza di condizione tra tutti quelli che hanno fatto parte dell’esperienza del 6 Aprile. Esperienze diverse, nazionalità diverse, vite differenti ma comunque tutti parte integrante di un processo di consapevolezza verso la riappropriazione. In atto c’è un processo ricompositivo dovuto ad una nuova capacità acquisita: quella di riuscire a fare un salto in avanti, quella di riuscire a scavalcare le barriere della delega, della rassegnazione, dell’attesa di tempi migliori. C’è una cultura onnipresente nel nostro paese che ci dice che chi lavora merita una casa, a chi è produttivo è concessa una pensione, a chi ha il permesso di soggiorno per lavorare è ben accetto in questo paese, chi ha una famiglia di garantiti può studiare, chi è una donna in carriera può permettersi una vita svincolata dai ruoli familiari. Ma questa favola, se mai è stata vera, è tramontata ed è evidente ancora di più con la crisi. La lotta per la casa, a partire dalle occupazioni del 6 Aprile, rimette insieme questi pezzi e rende evidenti con forza le contraddizioni di questa realtà. Non abbiamo occhi per piangere o vite da sacrificare con suicidi diperati ma tanta voglia di lottare per riconquistare dignità.

Assemblea pubblica sul diritto all’abitare mercoledì 17 aprile alle ore 17.00 @ Degage, via Antonio Musa, 10 (piazza Galeno) Roma

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