Centinaia in corteo: a Palermo il Natale è precario!
Il corteo è partito nel tardo pomeriggio dal Comune diPalermo, che ad oggi risulta tra i principali responsabili dell’emergenza abitativa con chiacchiere, false promesse e prese di posizione ancora poco chiare riguardo gli immobili attualmente vuoti di proprietà dell’Opera Pia palermitana. Ricordiamo che Palermo attualmente vede più di 10 mila famiglie senza casa, di cui 1.300 in graduatoria per gli alloggi popolari, a fronte di 40 mila immobili vuoti o sfitti. Proseguendo lungo via Maqueda, pedonalizzata ed addobbata per le passeggiate natalizie tipiche del periodo, il corteo ha proseguito con cori contro tasse,governo e Salvini: nessuna retorica xenofoba, infatti, sarà mai accolta nella nostra città e nei suoi quartieri e lo dimostrano le occupazioni che vedono, qui e altrove, migranti e palermitani autorganizzarsi insieme in tempo di crisi. Giunti in via Cavour,fischi e fumogeni hanno salutato la sede della Banca d’Italia al grido di “Questo palazzo non serve a un cazzo”, contro le banche che prosciugano le nostre tasche. La passeggiata si è conclusa sotto la prefettura, esponente del Governo di Roma diretto dal PD che continua ad attaccare le fasce più povere della popolazione a colpi di tagli, tasse e politiche lavorative di precarietà. E viste le festività natalizie, il corteo ha gentilmente restituito “regali” come tasse, disoccupazione, Piano Casa, Buona Scuola e povertà al mittente, lasciando dei simbolici pacchi regalo sotto il portone della Prefettura.
La data di ieri può essere inquadrata come la chiusura di un ciclo autunnale di lotte che ha visto il governo raccogliere fischi e contestazioni ogni volta che ha messo piede nella nostra città, parallelamente ad una progettualità che si è sviluppata tra i vari percorsi di lotta di Palermo: occupazioni studentesche che hanno resistito alle minacce di presidi e Polizia, nuove occupazioni di case e assegnazioni di alloggi strappate alla controparte. Studenti che hanno saputo stare nelle piazze, scendendo in piazza insieme agli operai per gli scioperi generali che in realtà hanno assunto dimensioni sociali, nel senso di un blocco sociale in formazione contro i governi della povertà. Questo autunno ha aperto strade, possibilità che dovremo saper percorrere, valutando passo dopo passo ostacoli, trabocchetti e reazioni delnostro avversario che sicuramente in questo momento non sta vivendo il massimo della stabilità e che non sa più come nascondere un dissenso sempre più crescente. Sarà la nostra capacità di dare continuità a questa piattaforma sociale, che ieri è scesa nuovamente in piazza, la chiave per aprire le porte di un’opposizione sociale che saprà autorganizzarsi e determinarsi contro questo sistema, che alterna governi a cui non crede più nessuno.
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