Marchionne ringrazia: “Good Job Sacconi”
Queste le parole che Marchionne, in visita al salone dell’ auto, ha espresso in merito alla manovra: “Quello che ci serviva ci è stato dato”. “La mossa fatta dal ministro Sacconi con l’articolo 8 è importantissima”, ha spiegato, e “ha risolto tantissimi problemi”, dal momento che le nuove norme “ridaranno certezze non solo alla Fiat, ma a tutti quelli che vogliono investire in Italia”. Un provvedimento, dunque, “che va incontro non solo alle nostre richieste, ma di tutti gli industriali”. E a proposito delle critiche dei sindacati, Marchionne ha detto: “Il provvedimento è di una chiarezza bestiale: se la maggioranza dei lavoratori è d’accordo, la proposta va avanti”.
Evidentemente per esprimere tutto ciò ha voluto aspettare che i suoi amici del governo ponessero la fiducia alla manovra.
Il tutto si contorna con ancora imprecisati piani industriali, che vedono una continua incertezza per i vari stabilimenti dislocati su tutto il territorio nazionale per ultimi in ordine di temporalità quelli della maserati, dove da una parte si parla d’investimenti (Grugliasco e Usa) mentre dall’altra vige l’incertezza più assoluta (Modena)
E’ evidente come l’asse governo–Marchionne, da buoni amici, abbiano fatto le loro mosse per mettere alle spalle i sindacati (e in parte anche Confindustria) per avere pieno potere sul mondo del lavoro, riscrivendo i modelli della gestione dello stesso nonostante fossero altri gl’input che stavano arrivando, usando il ricatto come arma. Tutto questo però mette in risalto le enormi difficoltà nel contrastare questo attacco al mondo del lavoro, da parte delle parti sociali, un attacco che non colpisce solo chi attualmente lavora ma anche chi al lavoro dovrà entrarci, come studenti e migranti ai quali si prospetterà una vita basata sull’ incertezza e sulla precarietà.
E’ giunta l’ora di porre quelle basi per contrastare chi vuole continuare ad imporre modelli degenerativi al mondo del lavoro ma non solo all’intera società e per fare ciò è palese come non lo si possa fare costruendo cartelli elettorali o chissà quali forme istituzionali ma è necessario tornare a mettere come prima scelta la lotta. Una lotta che sia intelligente e strategica, che non si faccia prendere dall’euforia, che possa fare in modo che al momento opportuno sia capace, entrando nel merito, di mettere in continua contraddizione e abbattere i poteri forti di questo paese. Le lotte all’interno dei paesi arabi ne sono stato un buon esempio.
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