Modena contesta Renzi
A macchia di leopardo, mescolati tra i pasdaran del partito, comitati di alluvionati e di terremotati, facchini ed operai del SiCobas, studenti in lotta, compagne e compagni del Guernica hanno contestato dall’inizio alla fine l’intervento del “premier” e le politiche infami del Jobs Act e del decreto Lupi sulla casa, che con l’articolo 5 vuole sferrare un attacco esplicito a chi lotta per il diritto all’abitare.
La diffusione tattica dei contestatori attraverso la piazza ha espanso le azioni di disturbo in diversi punti, impedendo i numerosi tentativi, che le forze dell’ordine hanno completamente lasciato in mano ai militanti del PD, di silenziare i fischi assordanti e i cori di dissenso diretti al premier. I manifestanti non sono mai caduti nel tranello delle continue provocazioni, non solo verbali, lanciate dagli affezionatissimi sostenitori locali del premier.
Quella di oggi è una data significativa per Modena, perché per la prima volta i padroni incontrastati della politica locale sono stati contestati per tutta la durata della manifestazione senza soluzione di continuità. Si è sentita la rabbia vera, genuina, di coloro che hanno visto le proprie case allagate per via della mancata manutenzione degli argini, quelle crollate per un terremoto di dubbia origine, le scuole in sfacelo, il peggioramento delle condizioni lavorative avallate dai sindacati ufficiali con il leit-motiv “così va il mondo”. E’ stata la rabbia di chi è stanco di slogan elettorali, disilluso rispetto alla delega e cosciente che il futuro si conquista a spinta.
Chi era in piazza rispondeva alla retorica di Renzi con il rifiuto del sedicente “nuovo” che il premier millantava, consapevole che le riforme in via di approvazione non faranno che peggiorare la condizione sociale di chi sta già pagando la crisi sulla propria pelle. Anche nella ricca Modena disoccupazione e precarietà stanno aumentando vertiginosamente e i dati sugli sfratti incolpevoli la rendono uno dei primi comuni italiani, nonostante l’elevata disponibilità di alloggi sfitti.
Su uno striscione dei manifestanti si leggeva JOBS ACT = NUOVO SCHIAVISMO e i cori gridavano CASA, REDDITO, DIGNITA’.
Renzi è venuto sostenere la candidatura di Muzzarelli, il candidato a primo cittadino che garantisce continuità alle politiche dell’”Emilia rossa”delle cooperative e che, nonostante il fallimento nella gestione del post-terremoto della Bassa, è stato riciclato dal partito per ricoprire il ruolo di futuro sindaco; lo stesso partito di Renzi che a livello regionale ha insabbiato un’inchiesta sulle possibili implicazioni col sisma delle trivellazioni speculative per lo shale gas.
E’ evidente che oggi in piazza Grande a Modena si contestava anche la governace locale!
Al termine del comizio, i manifestanti si sono ricompattati e sono usciti dalla piazza in corteo dietro allo striscione CI VEDIAMO L’11 LUGLIO #RENZISTAISERENO.
@Infoaut_Modena
Un video della contestazione:
A seguire il comunicato del Guernica:
L’OPPOSIZIONE REALE ALLE ILLUSIONI DI RENZI.
Contro la precarietà e i ricatti e contro chi li usa per arricchirsi.
A Modena l’opposizione a Renzi c’è. Non si tratta di un’opposizione da giardino e di sole parole, ma di una realtà sociale fatta dalle persone che subiscono le conseguenze peggiori di questo sistema socio-economico e politico.
Oggi nella piazza principale di Modena si sono incontrati i poteri forti e chi tira le fila della città; la classe dirigente modenese, che dopo le scaramucce si ricompone dietro la bandiera tricolore del PD. Manager, imprenditori, funzionari dei partiti e delle amministrazioni, snodi di relazioni tra appalti pubblici e imprenditoria privata, investitori del mercato dei rifiuti e dell’edilizia, azionisti di banche e fondazioni si sono arroccati nelle liste dei candidati del Partito per mantenere le attuali posizioni di privilegio.
Tutto si gioca nella pre-elettorale lotteria quotidiana di tutti quelli che cercano di rimanere a galla, aggrappati alla piazza dei garantiti, ormai incapace di dare tutela e protezione.
Lo dimostrano 20.000 posti di lavoro persi nell’industria in 5 anni, gli sfratti esecutivi che si aggirano intorno ai 2.000 all’anno in tutta la provincia, una crescita vertiginosa del lavoro nero e delle condizioni ricattatorie in tutto il settore terziario, dalle cooperative dei facchini alla ristorazione. Lo sa bene chi ha lavorato per montare i palchi, chi serve il caffè ai tavoli, chi lavorerà anche domani che è domenica. Lo sanno i cittadini dei comitati per la ricostruzione delle aree terremotate e per la difesa del territorio alluvionato.
Gli accordi che i potenti hanno stretto per rimanere uniti dalla stessa parte della piazza saranno molto costosi per la pelle di chi li subirà.
La loro ricetta è tenere il lavoro sotto il ricatto della precarietà, speculare sul disagio e sulla malattia, distruggerere il territorio, espellere i poveri dai quartieri per dare il via alla riqualificazione del cemento.
Dall’altra parte, i lavoratori delle cooperative, i malati, chi è rimasto senza casa, chi subisce il ricatto e non ha diritti sul lavoro hanno riempito piazza Grande per cambiare l’equilibrio di forze e rendere evidente la contraddizione tra i discorsi e la realtà.
Sono ben distinti da chi siede al tavolo in cui verranno scritti i prossimi appalti dell’edilizia, da chi vorrebbe costringerli ad elemosinare il prossimo contratto per 600 € al mese.
Trasformare il ricatto e l’illusione in un momento di verità è l’unico progetto che accettiamo, non i progetti socio-riabilitativi individualizzati dei servizi, non i contratti a progetto e a chiamata per sempre.
Oggi la divisione in piazza è vista e sentita: da un lato i “garantiti”, quelli che hanno trovato un posto al sole dei partiti e della burocrazia, quanti campano di questo sistema fatto di indebitamento, appalti tra amici, esclusione dei deboli, distruzione della vita e del territorio.
Dall’altra i non-garantiti, autonomi, che si organizzano e lottano. Lavoratori precari, occupanti di quartieri, costruttori di welfare dal basso; sfruttati che alzano la testa capaci di riconoscere il punto principale della questione: solo l’individuo ha paura, la classe solidale è forte.
Guernica – #renzistaisereno #civediamolundici
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