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Nessuna tregua, la lotta dei pastori infiamma la Sardegna

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La mattina presto dopo aver munto, nutrito ed abbeverato il bestiame, migliaia di pastori si aggirano per le campagne e per le strade alla caccia dei pochi camion cisterna che ancora provvedono alla raccolta del latte ovino. Altri si riversano sulla 131, l’arteria stradale che attraversa tutta l’Isola o sulle principali statali dell’interno per bloccare i mezzi o gettare a terra il latte munto in segno di protesta, altri ancora uniscono ai presidi davanti ai caseifici industriali: il nemico in questa guerra.

Negli ultimi giorni diverse aziende o cooperative casearie hanno deciso di fermare la produzione e chiudere le sedi. Tutti i giorni continuano a riprodursi blocchi stradali, veri posti blocco gestiti dai pastori. In vari punti da Sud a Nord i blocchi stradali dei pastori e dei molti solidali hanno rallentato il traffico, perquisito le celle frigorifere e i furgoni in transito, versando a più riprese il latte munto la mattina e la sera sulle strade di tutta la Sardegna. Non si contano gli episodi anche perché gli eventi si accavallano e i manifestanti si dividono da un punto all’altro dell’ isola. Solo nella giornata di Ieri si registrano blocchi ad Abbasanta, Trudda, Simaxis, Carbonia, Olzai, Guamaggiore, Mogorella.

La protesta si sta estendendo alle intere comunità che riempiono i centri cittadini invitando i pastori a non arrendersi. Uno dei motti è “mantenimos su passu ca su ballu sichit!”, “teniamo il passo perché la danza continua!”. Gli allevatori nelle piazze e nei blocchi lavorano il latte ovino per preparare il formaggio e la ricotta, regalandolo a solidali e compaesani, la parte restante viene, invece, versata a terra. Contemporaneamente si moltiplicano i presidi permanenti di fronte alle principali industrie casearie, dei veri e propri picchetti che verificano che non entri il latte dei pochi pastori che silenziosamente continuano ad alimentare la catena di questa industria. Il presidio principale si trova davanti al caseificio industriale dei Fratelli Pinna a Thiesi, dove da giorni centinaia di persone si danno il cambio 24 ore su 24. In diversi paesi sono state riconsegnate in Comune e bruciate in piazza centinaia di schede elettorali.

latte pastori

La giornata elettorale del 24 febbraio continua a rappresentare un obiettivo sensibile che inizia a preoccupare anche il ministro dell’Interno. Le promesse di ieri in Prefettura a Cagliari del premier Conte il quale ha rinviato le “soluzioni” a un tavolo previsto per il 21 febbraio, non soddisfano Salvini il quale ha oggi annunciato che “ci saranno risposte in 48 ore”. L’ordine pubblico pubblico è fuori controllo e la polizia non può intervenire per il rischio di incendiare una prateria già rovente. I pastori in protesta controllano strade e collegamenti, bloccando gli interessi degli industriali. Ma qui stà il rebus per Salvini. Far rientrare la situazione significa attaccare gli industriali a vantaggio della rivendicazione dei pastori la quale è, al momento, inamovibile: il latte versato deve essere pagato non meno di un euro a litro contro il 58 centesimi attuali.

Lo sciopero, ovvero il non versare il latte agli industriali per questo prezzo, viene fatto rispettare sulla strada. Ogni via è battuta, ogni macchina controllata, ogni mezzo articolato perquisito. La protesta trascina intere comunità. Una rivendicazione che solleva un mondo con la richiesta di contare di più contro debiti, padroni, costrizioni. Ieri mattina a Nuoro c’è stata una serrata delle attività commerciali con un corteo per le vie del centro. A Ovodda da giorni i pastori si incontrano nella piazza principale del paese. Presente anche un 96enne in prima linea al fianco dei pastori che racconta degli anni in cui ha fatto il servo pastore e parla di quanto questa sia una protesta giusta e sensata: “Perché 60 centesimi equivale a regalarlo, e per regalarlo meglio decidano loro a chi. Forza pastores sardos mantenide su fronte, non bos arrendedas ‘ommo”, forza pastori mantenete la posizioni, non arrendetevi ora.

In decine e decine di paesi dell’isola, i bambini non vengono portati a scuola. In alcuni paesi come Bortigali anche gli uffici comunali restano chiusi. La protesta inoltre si estende anche al resto d’Italia: a Grosseto Oltre 600 pastori e allevatori, provenienti dal centro Italia, si sono ritrovati in piazza Barsanti per solidarizzare con i colleghi sardi. “Armati” di bidoni di latte, hanno gettato il contenuto a terra protestando contro il prezzo del latte allo slogan ‘Mai più sotto un euro’, infatti anche nel resto d’Italia il comparto agro-pastorale soffre lo stesso tipo di sfruttamento dalla grosse industrie di trasformazione di distribuzione di latte e carni. Tra due giorni, il 14 febbraio, è in programma un’altra manifestazione, sempre a Grosseto, questa volta nel centro storico, in cui si invitano a partecipare allevatori, agricoltori e coloro che lavorano in queste “industrie” come dipendenti.

 

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