Palermo. Studente sorvegliato speciale per un anno: ha manifestato contro la polizia
di Giorgio Mannino
Il Riformista, 26 agosto 2021
Un colpo al cerchio e un altro alla botte. Sembra questa la filosofia della prima sezione penale Misure di Prevenzione del tribunale di Palermo, presidente Luigi Petrucci, che ha applicato a Chadli Amoui – attivista dei centri sociali locali, istruttore sportivo, noto in città per il suo attivismo nel mondo universitario – la misura della sorveglianza speciale per un anno. Provvedimento ereditato dal Codice Rocco, il Codice penale in vigore durante il ventennio fascista, con cui il regime controllava i dissidenti. La questura “per la sua spiccata pericolosità sociale” aveva chiesto tre anni col massimo delle restrizioni. Per i giudici, però, “le condotte di pericolosità sociale sono appena sufficienti ad inquadrarlo nella fattispecie che richiede la reiterazione delle condotte. Anche per le condotte inquadrabili della fattispecie di pericolosità sociale deve darsi atto che nell’aggressione del 2018 non v’è ancora accertamento della sua specifica condotta”. Dunque pena ridimensionata ad un anno.
Insomma Aloui sembra essere “socialmente pericoloso”, ma non troppo. L’avvocato Giorgio Bisagna fa sapere che ricorrerà in appello perché se è vero che da un lato “il decreto del tribunale ha decisamente ridimensionato l’impianto accusatorio, permangono le mie riserve, principalmente di natura sistemica, sullo strumento legislativo applicato, che evidenzierò compiutamente in sede di appello”. Aloui non commenta la sentenza ma il suo legale fa sapere che “non può certo essere soddisfatto”. Per un anno non potrà partecipare a qualsiasi riunione politica o manifestazione pubblica, ha l’obbligo di rientro entro le 20.30 presso la propria abitazione e il divieto di uscire prima delle 7, gli è stata ritirata la patente di guida.
Tutto origina dal documento della questura, presentato alla procura, nel quale si parla di “manifestazioni violente, occupazioni di uffici pubblici con atti di vandalismo, aggressioni contro le forze di polizia, danneggiamenti, minacce gravi e lesioni personali in danno di esponenti di partiti o movimenti di estrema destra”. Si elencano, inoltre, precisi episodi che vedrebbero il coinvolgimento di Aloui dal 2010 al 2019. Una lunga collezione di denunce e segnalazioni fatte alle forze dell’ordine. Su questa sequela di fatti la questura aveva richiesto la misura preventiva. “Il mio assistito – aveva ricordato Bisagna – è accusato di una serie di reati per i quali ci sono ancora processi in corso, alcuni, tra l’altro, si sono conclusi con l’assoluzione. Eppure si reputa che Aloui sia un soggetto pericoloso alla luce delle sue condotte pregresse, Aloui è stato condannato in Cassazione con pena sospesa per fatti relativi a scontri con tifosi. E per altro ha avuto già un Daspo. Poi ci sono segnalazioni per manifestazioni non autorizzate che vengono inserite come precedenti di polizia. Che scavalcano il dato giudiziario. Un processo, dunque, alla persona e non al reato”.
Negli ultimi mesi una larga fetta di società civile si è stretta intorno ad Aloui per opporsi alla richiesta della questura. Più di un migliaio le firme raccolte prima del 17 novembre scorso, quando Aloui si era presentato per la prima volta davanti ai giudici, mentre fuori dall’edificio un presidio ribadiva a gran voce che l’impegno sociale non può essere considerato pericoloso.
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