Pavia: Depaoli o assegni o assedio!
L’assemblea per il diritto alla casa è tornata ieri [giovedì 23 luglio] al comune di Pavia con un cacerolazo, dopo esserci stata giovedì scorso in occasione del consiglio comunale e questo martedì per un’assemblea cittadina sull’emergenza abitativa. Da alcune settimane, infatti, la giunta Depaoli continua ad annunciare urbi et orbi imminenti assegnazioni di alloggi popolari per le famiglie in graduatoria, salvo poi fare sistematicamente retrofront davanti all’evidenza di famiglie esasperate dall’attesa di un tetto cui hanno diritto.
Gli oltre cento alloggi del comune e di ALER che dovevano essere assegnati entro l’estate, stando alle parole pronunciate il 15 giugno dall’assessore alla casa Canale, casualmente assente ieri dopo la dura contestazione subita settimana scorsa ad opera degli sfrattati, sembrano essere svaniti nel nulla: scaricabarile su dirigenti e dipendenti del settore, tempistiche lunghe per il rilascio di certificazioni degli impianti da parte di imprese da selezionarsi tramite gare d’appalto, carenza di personale nel settore casa, l’ALER che si rimangia la parola sulle case promesse, tante scuse dietro cui nascondersi.
Fino ad ora Depaoli e PD sul fronte abitativo si sono limitati alle parole: assegnazioni sbandierate sui giornali ma mai messe in pratica. Una grande vittoria, strappata obtorto collo a questa giunta poco incisiva sulle politiche sociali, dal movimento antisfratto pavese è la moratoria degli sfratti. Quest’ultimo provvedimento sta finalmente diventando operativo dopo il cambio di prefetto e gli incontri tra comune, prefetto e presidente del tribunale. Sull’applicazione corretta e coerente della moratoria sappiamo di non poterci permettere di abbassare la guardia perché come spesso accade, fatta la legge trovato l’inganno, qualcuno cercherà di renderla inoperativa o di farne una applicazione parziale e arbitraria, magari anche ad personam come spesso accade con le assegnazioni delle case popolari. Quindi, lungi dal considerare la moratoria una panacea per tutti i mali, riteniamo che la lotta per il diritto all’abitare debba anzi essere rilanciata.
Un’ulteriore riflessione che possiamo svolgere attorno alla moratoria consiste nel fatto che essa non implica nessun costo e nessuna variazione di bilancio per il comune di Pavia, andando ad incidere esclusivamente sui rapporti tra padrone e inquilino, risultando quindi per il sistema dei partiti un modo per lavarsi pilatescamente le mani di una situazione sociale che da qui a quest’inverno diventerà socialmente esplosiva, viste le oltre 800 famiglie in lista d’attesa per un alloggio. Allo stesso modo, anche la convocazione, per settembre, di uno speciale consiglio comunale esclusivamente destinato al tema casa non prevede alcun costo, ma può tornare utile alla giunta per fingere di vantare una sensibilità sociale di facciata.
Le assegnazioni degli alloggi popolari comunali sfitti, che al momento ammontano alla folle cifra di 119, invece, pare comportino in alcuni casi spese di manutenzione o certificazione che, evidentemente, la giunta non ritiene prioritarie. Intanto, scopriamo che il comune ha deciso di vendere parte consistente del suo patrimonio, ossia negozi, case, una scuola e terreni edificabili. A fronte del fatto che il comune non assegna case a chi è in graduatoria, scopriamo che ha addirittura case da vendere…
Si tratta, a questo punto, di continuare ad insistere e a resistere, per far sì che le risorse pubbliche attualmente destinate ad altri scopi vengano invece dirottate per le spese sociali delle classi subalterne, a partire dalle assegnazioni delle case di edilizia residenziale pubblica. Per questo torneremo con le famiglie che aspettano una casa sotto il comune di Pavia nelle prossime settimane: Depaoli o assegni o assedio! Tertium non datur
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