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MA NON SIETE STANCHI CHE VENGA RIPORTATA SOLO LA VOCE DELL’ACCUSA?

Pubblichiamo il comunicato delle famiglie dello Spazio popolare Neruda:

MA NON SIETE STANCHI CHE VENGA RIPORTATA SOLO LA VOCE DELL’ACCUSA?

Certamente sì: per questo, alla Signora Bulian, autrice del servizio di Quarta Repubblica andato in onda il 27/01,che ci ha posto questa domanda, abbiamo dato i nostri riferimenti per contribuire al suo lavoro. Questo nonostante la particolare modalità con cui l’abbiamo conosciuta – un sabato mattina appostata fuori dal portone a riprendere chiunque uscisse ed entrasse dalla nostra casa.

Non abbiamo mai avuto nulla da nascondere, motivo per cui abbiamo sempre dato la nostra disponibilità a raccontare la nostra esperienza a chi voglia davvero conoscerla.

Lo stesso abbiamo provato a fare con la reporter de Lo Stato delle Cose il cui servizio è andato in onda lunedì, dove della nostra voce nella dinamica televisiva rimane molto poco.

Nei 10 anni da cui viviamo in Valdocco, decine tra student3, ricercator3 e docenti universitar3, artist3, attor3 e regist3 hanno attraversato casa nostra per scrivere e raccontare di noi e di quello che accade sotto il nostro tetto, e continuano a farlo.

Abbiamo preso parola mezzo conferenza stampa nel 2020, quando per la prima volta la gogna mediatica ha provato a ricoprirci di fango: da allora, sullo stesso evento regolarmente si ripropone lo stesso racconto con il clamore mediatico dello scoop del secolo, nonostante si tratti sempre della stessa, identica notizia.

Chi ha vissuto insieme a noi questo spazio come casa propria e contribuisce ogni giorno a renderlo migliore sa dove sta la verità, e il triste tentativo di raccontarci come racket che sfrutta le persone cade nel vuoto. Tutta questa gogna mediatica è un’enorme mancanza di rispetto verso l’impegno e la passione che animano chi dedica la proprie energie e il proprio tempo al progetto Neruda.

Nei servizi scandalistici, non solo viene riportato fedelmente il teorema formulato dall’accusa, ma viene spacciato come verità assodata e sancita penalmente.

A nessuno è venuto in mente di venire al Neruda e provare a parlare con noi che in questo posto viviamo. Così avreste scoperto che non paghiamo nessun affitto, che facciamo i lavori di manutenzione tramite delle collette informali, che ognuno è responsabile anche del suo vicino di casa e che le decisioni vengono prese collettivamente in assemblea.

Se anzichè appostarvi fuori da casa nostra in attesa di scovare lo scoop provaste a contattarci e conoscere ciò che facciamo, forse risparmiereste tempo ed energie, visto che ogni volta che avete provato ad entrare nella nostra intimità per assecondare i teoremi che vi sono stati mandati avete dovuto fare i conti con la realtà, ed ogni persona che avete intervistato di nascosto vi ha contraddetto.

Da alcuni media, inoltre, le persone che occupano sono rappresentate in maniera altalenante come fragili e sfruttate, degli sprovveduti manipolati e insieme mostri stranieri che vengono a portare l’insicurezza e lo spaccio. Per l’ennesima volta la vita delle persone è strumentalizzata da programmi tv e giornali per fare qualche visualizzazione in più, disinteressandosi completamente della realtà. A questi giornalisti piace parlare di noi, delle periferie e di chi le abita, ma non hanno neanche il coraggio di rivolgerci la parola. Vogliono che la politica trovi soluzioni paternaliste, senza consultarci, e quando ci mettiamo in gioco per riprendere in mano la nostra vita ci stigmatizzano.

Il Neruda è l’esempio calzante di come gli ultimi possano smettere di vivere in balia dei ricatti dei palazzinari e dell’abbandono di ATC e del welfare per riprendere in mano la propria vita. Infatti, organizzandoci tra sfruttati, in un quartiere abbandonato dalla politica, abbiamo messo in piedi in maniera gratuita un’alternativa allo sfruttamento abitativo.

Nella nostra città le assegnazioni delle case popolari sono da anni bloccate, il vuoto pubblico e l’immobilità dell’apparato del welfare costringono le persone a condizioni di vita precarie e difficili. Il Neruda è nato da persone che si sono riappropriate del proprio diritto alla casa una volta abbandonate dalle istituzioni, rendendo la propria vittoria un’opportunità per tutto il territorio.

Come dieci anni fa, anche oggi il problema casa è strutturale a Torino e continua ad essere il cuore della nostra attività politica: continuiamo a sostenere la lotta di chi non vuole finire per strada andando ai muri popolari per resistere agli sfratti e spingendo i servizi sociali a offrire soluzioni adeguate.

Per quanto riguarda le nostre bollette e il presunto furto alle tasse della cittadinanza, vogliamo domandarvi se aveste provato ad interrogarvi su quanto realmente costerebbe alla città di Torino uno spazio come il nostro, che è casa per tantissime persone e che offre al territorio: un doposcuola per i bambini, una scuola di italiano, una palestra popolare, corsi di arabo, varie attività culturali tra cui mostre artistiche e spettacoli teatrali. Siamo inoltre un luogo di aggregazione per tutta la città, dove le più svariate realtà vengono a discutere ed organizzarsi e dove gli abitanti del quartiere possono organizzare eventi di socialità.

Tutto questo senza che a nessuno sia pagato uno stipendio: il Neruda è retto in piedi solo dal nostro senso di comunità e dalla volontà di vivere in una società migliore, e non in quella distopia clientelista in cui vivono i giornalisti e i pm, che si chiedono perchè a questi bifolchi ed ai loro bambini non sia ancora stata staccata l’elettricità, non si sia già provveduto a sfrattarli e buttarli in galera.

Il vero scoop che questi giornalettismi e inquisitori non riescono a cogliere è che un’alternativa solidale dal basso auto organizzata non solo è possibile ma è anche più forte dell’oppressione a cui ci vorrebbero costrett3!

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