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Pavia, famiglia sgomberata da stabile occupato

Ieri a Pavia è stata sgomberata con la forza una famiglia da anni in graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare, ma a cui le due giunte comunali, che hanno governato la città negli ultimi tre anni, non hanno garantito il “diritto alla casa” messo su carta a ogni bando.

Una famiglia che ha soddisfatto il bisogno di un tetto senza togliere casa a nessuno (“colpa” di cui si accusano troppe volte gli occupanti, anche se è ben noto come gli alloggi occupati siano una goccia d’acqua nel mare di patrimonio immobiliare sfitto con coi conviviamo nelle nostre città): nel 2013 ha recuperato con grandi sforzi un piccolo stabile di proprietà comunale in disuso e in stato di completo abbandono, prima destinato ad attività commerciale, rendendolo abitabile ed accogliente a proprie spese, con materiali di recupero e con grande dispendio di energia come veniva mostrato con orgoglio anche agli assistenti sociali con foto e video.

Ora Matteo è addirittura finito in galera, senza avere assolutamente fatto del male a nessuno, per aver dato un tetto ai suoi figli e perché ha tentato disperatamente di difendere quella che era diventata davvero una casa e di mantenere l’unità della sua famiglia. Sono arrivati a decine tra membri delle forze dell’ordine e dipendenti comunali per buttarlo fuori col pretesto della non abitabilità della casa. Quando Matteo è stato portato via da una volante si stringevano la mano e sorridevano, come a dire missione compiuta.

Sì, una famiglia in più senza un tetto. E la responsabilità è chiaramente della giunta De Paoli che offre la solita finta soluzione del villaggio San Francesco per parte della famiglia, e si dimostra completamente cieca di fronte a bisogni reali e urgenti mentre continua a mantenere sfitte decine di case di proprietà comunale. Ieri Matteo di fronte alla violenza che colpiva lui e i suoi cari ha minacciato di tagliarsi la gola e si è cosparso di benzina pronto a darsi fuoco.

Siamo convinti del fatto che per difendere il diritto alla casa non sia necessario diventare dei martiri ma provare a organizzarsi e lottare collettivamente, ma di sicuro non abbiamo la pretesa di giudicare un comportamento dettato dalla disperazione e dalla mancanza di interventi reali da parte di chi nelle istituzioni competenti è pagato per questo.

Sappiamo bene come troppe volte in occasione di sfratti, in tutta Italia e anche a Pavia, ci sia stata gente che ha preferito farla finita buttandosi dal balcone piuttosto che provare a resistere. Ed è questo quello che non vogliamo mai più vedere. Matteo invece fino all’ultimo ha richiesto una soluzione alternativa che mantenesse unita la sua famiglia.

Una precisazione è da fare anche sul fatto che questo sgombero si accompagna a una decisione che riteniamo assurda da parte del tribunale dei minori, quella di affidare i figli di Matteo e Lavinia ai servizi sociali. Si tratta di una decisione che può avere conseguenze devastanti e che deve essere rispedita al mittente, come sanno benissimo tutti gli amici di una famiglia che ha dei bambini che stanno vivendo un’infanzia assolutamente normale e che sono profondamente amati (ricambiati) dai propri genitori, per i quali sono tutta la propria vita.

Non ci possiamo arrendere all’idea che sia una colpa difendersi da un attacco come quello subito da Matteo. Per questo deve essere libero e subito, per questo la sua famiglia deve restare unita.

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