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Prato: lavoratori di Texprint in sciopero da un mese, scontri e tensioni

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A Prato da oltre un mese è in corso lo sciopero dei lavoratori di Texprint per richiedere condizioni dignitose di lavoro e maggiori diritti.

Le rivendicazioni degli operai sono chiare: lavorare otto ore al giorno per 5 giorni a settimana, invece che 12 ore per 7 giorni, rispetto del Ccnl, regolarizzazione dei contratti e dignità. Diritto ai giorni di riposo, alle ferie e alla malattia pagate, alla tredicesima, come stabilito dai contratti nazionali. La necessità di mettere la parola fine al caporalato nel distretto tessile e il salvataggio di migliaia di posti di lavoro a rischio con l’avvicinarsi della fine del blocco dei licenziamenti. 

Gli operai del SI COBAS fanno notare che la mole di lavoro è immensa tanto che se non si lavorasse più 12 ore per 7 giorni i posti di lavoro raddoppierebbero (12 ore per 7 giorni vuol dire 84 ore settimanali invece che 40, per uno stipendio minore) e non contenti i padroni approfittano della situazione di pandemia, infatti viene fatto un uso indiscriminato della cassa integrazione.

I lavoratori di Texprint svolgono le loro mansioni in condizioni assurde mentre il distretto del tessile di Prato continua ad essere un’anomalia dal punto di vista dei diritti, un’anomalia sostenuta e incoraggiata da istituzioni e sindacati gialli.

Lo sciopero ai cancelli della Texprint è ripreso alle 7 della mattina del 12 febbraio dopo che l’azienda ha chiuso il tavolo senza soluzioni alla vertenza e lo stato di agitazione si è esteso alle aziende commitenti. Il 13 febbraio infatti gli operai sono andati a chiedere conto anche ai Pronto Moda del Macrolotto che commissionano i tessuti alla stamperia, dei diritti negati in questi anni. “È l’ora che chi si serve, anche indirettamente del lavoro ipersfruttato venga richiamato alle proprie responsabilità. Anche loro guadagnano sul sistema del distretto tessile in cui si lavora 12 ore x 7 giorni la settimana.” hanno scritto sulla loro pagina i SI Cobas di Prato e Firenze.

Come al solito non si è fatto attendere l’intervento violento della polizia a difesa dei padroni. Alle 20:00 del 13 febbraio circa 40 poliziotti e carabinieri hanno aggredito un gruppo di dieci operai che stavano partecipando allo sciopero. Il gruppo di lavoratori si era spostato su una piazzola laterale a via Aldo Moro, dove l’azienda sta caricando illegalmente della merce su un camion, mettendo anche a serio rischio la sicurezza delle macchine che percorrevano la strada ad alta velocità. La polizia, presente sul posto, assisteva alle operazioni di carico senza intervenire per interromperle. Arriva un numero spropositato di agenti che, dopo aver bloccato tutta la via Aldo Moro, intervengono con violenza contro gli operai, strattonandoli e immobilizzandoli con la faccia a terra. Quello che è più grave è testimoniato dai video: un operaio della Texprint viene ammanettato senza alcun motivo, prima che un funzionario ordini ai sottoposti di “liberarlo”, a testimoniare la scompostezza della condotta degli agenti: “avete rotto il cazzo”, “tiratelo per i piedi ‘sto coglione”, bestemmie, e poi incitazioni tra agenti a usare spray al peperoncino, e gas lacrimogeni… contro persone sedute a terra pacificamente. “Anche in questo caso siamo di fronte al solito grande paradosso: lavoratori che con coraggio decidono di denunciare illegalità imprenditoriale, mafia e caporalato chiedendo che vengano rispettati diritti e legalità, vengono trattati come criminali.” commenta ancora il sindacato.

Nonostante la violenza della polizia lo sciopero davanti ai cancelli continua e la lotta degli operai Texprint ancora una volta sta svelando le condizioni di sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori del distretto del tessile a Prato.

 

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