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Prime ribellioni nell’Emilia terremotata

 

Ma andiamo con ordine. Il primo episodio si è verificato a Cavezzo, uno dei comuni più colpiti dal sisma, dove i Carabinieri si sono presentati in una della tante tendopoli spontanee per sgomberare chi ancora dorme nelle tende. Nello specifico, questa tendopoli si trova a pochi metri dal Campo Abruzzo della Protezione Civile ed è abitata da soli migranti, esclusi dai campi ufficiali in quanto possessori del domicilio ma non della residenza nel comune di Cavezzo, tutti lavoratori che pagano i contributi nel Comune stesso. Appare fin da subito provocatoria l’azione dei Carabinieri, che si presentano senza alcun mandato in mano e, dopo aver minacciato i migranti, smontano una tenda dichiarando di tornare la sera per sgomberare l’intero campo.

Dal pomeriggio inizia a girare la notizia tra i vari Comitati che agiscono sul territorio e si decide di organizzare un presidio per la sera stessa. Arrivati sul posto, una cinquantina tra abitanti della tendopoli e cittadini solidali iniziano a rimontare le tende ed a organizzare turni per presidiare la situazione in attesa dell’arrivo dei carabinieri. Dopo poco tempo, si presenta un assessore del comune di Cavezzo che rivendica la totale estraneità, sua e del Sindaco, in merito a tale azione. Ne segue un lungo momento di dibattito, che porta alla rassicurazione da parte della rappresentante comunale che la tendopoli può rimanere al suo posto e che non si verificheranno più sgomberi di questo tipo. In particolare, l’assessore rimane allibita da questa operazione che, a quanto pare, i carabinieri hanno effettuato autonomamente. In realtà, circa due settimane prima lo stesso Sindaco aveva fatto uscire una ordinanza di sgombero di tutte le tendopoli spontanee presenti sul territorio comunale, opportunamente distribuita a tutte le tende. Possiamo intuire allora su quale base i carabinieri si siano presentati, nonostante l’amministrazione si sia difesa definendo la suddetta ordinanza “solo una operazione di rito” che di fatto non verrà mai applicata.

Al di là del successo della giornata che ha visto i migranti coprotagonisti nell’azione di riappropiazione del campo, il dato fondamentale è che per la prima volta si è assistito ad una risposta decisa contro gli sgomberi da parte degli abitanti delle tendopoli spontanee. Infatti, si erano già verificati tentativi di resistenza agli sgomberi in altre zone del cratere, ma in questo caso la prontezza dei vari comitati ha impedito per la prima volta che lo sgombero fosse operativo.

Successivamente, anche gli “ospiti” delle tendopoli della Protezione Civile hanno protestato per la situazione in cui si trovano. Per primi si sono ribellati gli abitanti di Finale Emilia che si sono presentati al COC (Centro Operativo Comunale) per occuparlo e rivendicare una sistemazione dopo lo smantellamento della tendopoli, che dovrebbe avvenire entro fine mese. Anche in quel caso sono intervenute le forze dell’ordine e il Sindaco di Finale, il quale ha tentato una mediazione per evitare che gli sfollati occupassero la struttura comunale. Successivamente, gli “ospiti” dei due campi della P. C. ancora presenti a Mirandola mercoledì sera si sono organizzati e sono usciti dalle due tendopoli per raggiungere casa del Sindaco e subito dopo hanno occupato una rotonda nel centro di Mirandola, causando diversi disagi alla circolazione. Questa volta si è rivendicata la necessità di ottenere un alloggio e si è protestato per la scarsa qualità del cibo. Infatti, in vista della chiusura completa dei campi, sono state smantellate le cucine interne ed è stato affidato l’appalto dei pasti ad una cooperativa di ristorazione che riceve 9 euro per pasto, ma nonostante l’ingente esborso economico il cibo erogato è decisamente scarso, freddo e di pessima qualità.

Anche in questa occasione sono intervenute le Forze dell’Ordine, che dopo qualche ora hanno fatto rientrare le proteste.

Da notare i comunicati del Sindaco e del segretario del PD mirandolese usciti nei giorni seguenti. In sintesi, da un lato sostengono che il Sindaco sia incontestabile perché nonostante poco o nulla funzioni, lui ha comunque lavorato molto (evidentemente l’idea di democrazia che ha questo partito contempla l’incontestabilità del Sindaco!) e dall’altra dichiarano esplicitamente che chi ancora è nelle tendopoli ha la colpa di non essersi saputo arrangiare autonomamente, come invece hanno fatto altri. Quindi, il Sindaco si unisce a quella parte dello Stato che invita i terremotati ad arrangiarsi e non pensa che tra gli sfollati ci sono tante persone che oltre ad aver perso tutto, dalla casa al lavoro, non hanno accesso a soluzioni facilmente praticabili.

E’ evidente come quello della chiusura delle tendopoli della Protezione Civile stia diventando un tema molto caldo. Sembra che la mossa propagandistica di “chiudere i campi perché ormai tutto va bene” non sia affiancata da soluzioni che accontentano i terremotati. Infatti, i moduli abitativi arriveranno a Gennaio (nella migliore delle ipotesi!) e la ricerca delle case sfitte non procede, nonostante ci sia un’ampia disponibilità, perché manca la volontà politica di requisirli (i dati del solo comune di Mirandola dicono che a fronte di un migliaio di case sfitte solo 16 sono disponibili). L’unica soluzione proposta dalle Istituzioni rimane quella di sistemare gli sfollati negli alberghi, che si trovano molto distanti dai vari paesi della Bassa e comportano un esborso economico enorme (la convenzione è di 40 euro a notte per ospite) che andrebbe a togliere fondi alla ricostruzione.

 

Al di là dell’esito di queste mobilitazioni, che comunque hanno costretto le Istituzioni alla mediazione, il dato fondamentale è che per la prima volta i terremotati sono riusciti ad organizzarsi per far valere i loro diritti. Tale risultato è tutt’altro che scontato, poiché in questo territorio l’apparato del PD, che governa ininterrottamente dal 1945, ha negli anni disabituato le persone a porsi in modo critico di fronte alla gestione del proprio territorio, inculcando capillarmente la pratica della delega al partito stesso. In aggiunta, il senso di smarrimento provocato dal terremoto ha “intorpidito” la popolazione, stretta tra le problematiche quotidiane da risolvere e il caos delle ordinanze, che a sua volta ha contribuito ad abbattere possibili punti di riferimento. Finalmente ora si cominciano a mettere in campo le prime rivendicazioni autorganizzate, i terremotati iniziano a superare l’individualismo dilagante e a capire che solo con l’unione di intenti si possono ottenere risultati concreti; tutto ciò è anche frutto del lavoro costante che i vari comitati stanno facendo, nonostante le mille difficoltà incontrate. Insomma il castello di carta messo in piedi da Errani & co., fatto di promesse mai mantenute, inizia a mostrare le prime crepe!!!

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