Primo maggio nord africano
A Tunisi e nel resto del paese tantissime le iniziative di lotta. L’Avenue Bourguiba era già gremita di manifestanti alle prime ore del mattino che, radunatesi davanti al teatro hanno iniziato a scandire slogan e mostrare striscioni e cartelli, poi con l’aumentare dei partecipanti sono partiti i primi cortei. Il primo maggio tunisino, viene da una settimana ad altissima tensione con scontri e manifestazioni un po’ ovunque, arresti indiscriminati e polemiche durissime tra il movimento e il governo di transizione e il sistema dei partiti tra cui spiccano i peggiori criminali dell’era Ben Ali. Su molte bandiere è stato disegnato il divieto di inversione di marcia, simbolo di un movimento che non vuole tornare indietro, riappropriandosi anche di una data come quella del Primo Maggio che mai come oggi in Tunisia è una giornata di conflitto sociale. Questa mattina i lavoratori del porto de La Goulette di Tunisi, hanno bloccato per ora lo sbarco di navi turistiche per protestare contro i salari troppo bassi e migliorare le proprie condizioni di lavoro, e poi anche a Sfax, grande città portuale di tradizione operaia, è in corso una grandissima manifestazione composta da diversi sit-in e numerosi cortei concentrati contro l’establishment al governo e i padroni.
In Marocco sono in corso manifestazioni ovunque, precedute da un’ondata repressiva che ha portato in carcere e ha fatto “sparire” diversi attivisti del movimento del 20Febbraio. Ieri addirittura sono stati pestati dalla polizia numerosi militanti delle organizzazioni sindacali che avevano organizzato una serie di sit-in per lanciare l’appuntamento di lotta. La polizia è intervenuta per sgomberare e tentare di arrestare i militanti (sia a Casablanca che a Rabat) ferendone molti e impedendo l’iniziativa. Dopo l’attentato di Marrakech è iniziata la campagna di criminalizzazione del movimento per mezzo dei media del regime e la repressione ha iniziato a colpire. D’altronde tra i blogs degli attivisti del 20Febbraio fin dalle prime ore successive all’esplosione nel Caffe di Marrakech alludevano alla “strategia algerina”, un modo per nominare la strategia della tensione che i regimi nord africani usano per colpire i movimenti e le lotte sindacali e studentesche. Con la scusa del ritorno del terrorismo sembra infatti che il regime marocchino si senti legittimato a colpire e reprimere il movimento, giustificando agli occhi dell’opinione pubblica le iniziative poliziesche come lotta al terrorismo islamista.
Ad Algeri invece sono in corso gli ultimi dettagli per preparare la manifestazione studentesca e universitaria di domani, in cui il coordinamento autonomo nazionale degli studenti tornerà nel centro della capitale per sfidare il regime e il “potere assassino”.
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