Rivolta nelle carceri per il blocco dei colloqui, sette detenuti morti a Modena, 3 a Rieti [in aggiornamento]
Aggiornamento [ore 12.20 10/3]: 7 sono i detenuti deceduti a Modena, pare che le proteste siano esplose dopo che è emerso che uno dei carcerati era positivo al Covid19. A Rieti al termine della rivolta di ieri si conta un bilancio di 3 morti e due persone in coma. A Palermo in questo momento un’ala del Pagliarelli è stata occupata dai detenuti. A Bologna ad essere occupata è la sezione giudiziaria della casa circondariale di Dozza e le forze dell’ordine si stanno preparando per irrompere nel carcere. Gli altri penitenziari coinvolti nelle proteste in questo momento sono quelli di Prato e Pisa, di Roma, Milano, Torino, Pavia, Livorno, Massa Marittima, Velletri, Bollate, Siracusa e Genova.
Aggiornamento [ore 11:30 9/3]: Il numero di detenuti morti durante la rivolta al carcere di Modena sale a 6. Sembra che gli scontri all’interno della prigione del capoluogo emiliano siano continuati fino a questa mattina alle 6. A Foggia sempre in mattinata pare che alcuni detenuti abbiano tentato un’evasione. Le proteste si sono estese alle case circondariali di Bari, Palermo, San Vittore a Milano, Vercelli, Alessandria e Genova. A Pavia ieri sarebbero stati sequestrati secondo i giornali due agenti della polizia penitenziaria.
Aggiornamento: in queste ore la rivolta si sia diffusa ai carceri di Frosinone e Modena. A Modena è morto un detenuto in circostanze non chiare. Nel pomeriggio i carcerati si sono barricati all’interno cacciando il personale e hanno preso il controllo del Sant’Anna. Pare che molte parti della prigione siano distrutte e anche l’ufficio matricole è stato dato alle fiamme. Dopo l’irruzione delle forze dell’ordine la polizia penitenziara ha ripreso il controllo di parte dello stabile, ma non si hanno altri dettagli al momento. A Frosinone un centinaio di detenuti, chiedendo che vengano presi provvedimenti ad hoc contro il contagio, sono usciti dalle sezioni ragiungendo l’area passeggi e salendo sulle mura del carcere.
Come alcool sul fuoco, la rabbia nelle carceri è sempre pronta ad esplodere, i detenuti prendono consapevolezza dei loro diritti e si battono perché vengano rispettati.
All’annuncio della momentanea sospensione dei colloqui con i familiari, come misura di prevenzione per il coronavirus, i detenuti del carcere di Salerno-Fuorni hanno messo in atto una azione di protesta arrampicandosi sul tetto del carcere e pretendendo che la misura di isolamento dai parenti venisse annullata, la protesta è cessata poi in tarda serata.
Almeno duecento detenuti si sono asserragliarsi sul tetto, una situazione di grande tensione che ha provocato una seria preoccupazione tra i vertici della polizia penitenziaria.
All’esterno del carcere molti parenti dei detenuti hanno portato solidarietà e vicinanza ai parenti ed amici carcerati. La struttura salernitana è da tempo in sovraffollamento, come la maggior parte delle carceri italiane, ospita oltre 500 persone, 44 donne e 442 uomini a fronte di una capienza prevista per 366 posti.
La notizia della rivolta è giunta anche a Napoli, facendo esplodere le prime proteste nel carcere di Poggioreale, una “bomba a orologeria” di ben più vaste dimensioni, dove i prigionieri del terzo piano, il padiglione “Livorno”, uno di quelli con 9 detenuti stipati in ogni stanza e letti a castello a tre piani, hanno dichiarato che non rientreranno nelle loro celle finché non avranno la garanzia che i loro familiari potranno regolarmente accedere agli incontri previsti.
Da Vicenza, giunge poi la notizia, di un agente della polizia penitenziaria risultato colpito dal virus e che si trova attualmente in terapia intensiva.
Le libertà personali vengono annullate in nome di una prevenzione inesistente, a fare le spese di una cultura della salute inadeguata sono sempre i più deboli e chi già subisce restrizioni come i carcerati che rischiano ora di vedersi annullare i colloqui coi familiari, ma a tutto c’è un limite e questa volta i detenuti si sono ribellati.
Adesso le amministrazioni delle carceri italiane sono avvisate, i detenuti e le detenute non accetteranno altre restrizioni alla loro libertà già negata.
Qui le testimonianze audio da Radio Onda Rossa
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