Roma. Alla Sapienza gli studenti occupano il Lucernario
Studentesse e studenti della Sapienza questa mattina hanno occupato simbolicamente il Lucernario. Dopo lo sgombero di ieri del Nuovo Cinema Palazzo e gli scontri al corteo serale, questa mattina i giovani tornano a mobilitarsi.
I locali del Lucernario erano già stati occupati nel 2013 e sgomberati nel 2014. L’amministrazione universitaria aveva deciso di eliminare un’esperienza collettiva che aveva riaperto uno spazio abbandonato e riempito di iniziative. Dopo 5 anni, nonostante le promesse di ristrutturazione dello stabile l’università ha solo distrutto le pareti e i pavimenti rendendo inagibile il Lucernario. Proprio in queste settimane è stata eletta la nuova rettrice Antonella Polimeni che ora si troverà a dover decidere se mantnere o rompere la continuità delle amministrazioni Frati e Gaudio.
Questa azione avviene il giorno successivo allo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo e al corteo che ha sfidato il dispositivo securitario che ha militarizzato il quartiere di San Lorenzo ieri sera. Proprio la manifestazione di ieri aveva evidenziato una larga partecipazione e un grande protagonismo di molti giovani che hanno retto a diverse cariche su Via dei Volsci. La piazza non rispondeva solo alla violenza e alla vergogna della Prefettura e delle istituzioni cittadine che hanno deciso di sgomberare uno spazio sociale in piena pandemia, ma avevano evidenziato anche l’esigenza di tanti giovani a voler prendere parola sui problemi e l’abbandono istituzionale che sta caratterizzando questa crisi sanitaria.
Di seguito riportiamo il comunicato stampa diffuso dalle studentesse e dagli studenti della Sapienza.
Lo avevamo preannunciato, il tempo sta finendo e l’ora di pretendere risposte è arrivata.
Stamattina decine e decine di studenti e studentesse hanno occupato uno stabile all’interno della città universitaria. Qualcuno lo ricorderà con il nome di Lucernario. Così era stato chiamato dai tantissimi giovani che nel 2013 lo avevano occupato rendendolo uno spazio di studio e socialità. Al suo sgombero nell’estate del 2014, lo stabile è stato distrutto e di fatto resta da più di cinque anni inagibile. Questo è il simbolo di una politica universitaria che da una parte ci racconta che non esistono spazi da mettere a disposizione degli studenti e delle studentesse e che dall’altra distrugge interi stabili pur di non dare spazio all’autorganizzazione degli studenti.
Ci viene raccontato che gli spazi del nostro ateneo non sono sufficienti per garantire un rientro in sicurezza, eppure questo spazio è solo uno dei tantissimi stabili abbandonati di proprietà della Sapienza. È proprio su questa amministrazione universitaria che pretendiamo risposte. Ci chiediamo come sia possibile che di fronte ad un evidente mancanza di spazi di studio e socialità, l’università continua a rispondere con una chiusura impacciata e senza spiegazione. Questo è il primo passo, perché oggi pretendiamo soluzioni.
È notizia di qualche settimana fa l’elezione di una nuova rettrice, Antonella Polimeni; un cambio di amministrazione raccontatoci come una piccola rivoluzione. Ma, simbolicamente a ridosso della giornata del 25 Novembre, la svolta amministrativa la vogliamo vedere nei fatti, nella pratica di tutti i giorni, nella quotidianità della nostra vita accademica. Vogliamo che la nuova rettrice prenda una posizione netta sulle centinaia di casi di violenza perpetrati in tutte le facoltà, sulla mancanza di uno sportello antiviolenza universitario, sulle discriminazioni di genere perpetrate ogni giorno in ambito accademico.
E se prendere posizione è sinonimo di agire pretendiamo oggi che vengano aperti sportelli antiviolenza e un consultorio dentro la città universitaria, che vengano aperte aule studio e spazi di aggregazione e socialità, perché un’università dove gli studenti non possono entrare, non è.
Siamo gli studenti e le studentesse che oggi si trovano costrette a fare didattica a distanza.
Siamo gli universitari e le universitarie che pur continuando a pagare le tasse non possono accedere agli spazi dei propri atenei.
Siamo i dottorandi e le dottorande che con le biblioteche chiuse hanno difficoltà a portare a termine il loro percorso di ricerca.
Siamo i giovani e le giovani a cui da tempo non viene più garantito nessun tipo di diritto allo studio.
Siamo stanchi di subire questa situazione e oggi pretendiamo risposte.
Siamo rimaste per mesi chiuse in spazi che, spesso, ci hanno costretto a rapporti familiari violenti, alla cura delle nostre famiglie e a un aumento esponenziale di violenza domestica.
Siamo stanche di non avere lo spazio per liberarci dalle briglie di mura domestiche per molte asfissianti, di studiare, lavorare e curare le nostre famiglie, siamo stanche di dover pagare sui nostri corpi le scelte di un governo e di un’amministrazione universitaria che non ci considera.
Abbiamo dimostrato che insieme siamo l’alternativa. Oggi chiediamo risposte.
Benvenuta rettrice Polimenti, questi so o gli studenti e le studentesse della Sapienza.
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