Concorsi truccati. Indagato anche Gaudio, il rettore de la Sapienza
Il contrario della corruzione dei baroni non è la legalità. Il contrario della corruzione dei baroni è l’università in cui gli studenti si organizzano.
La notizia è passata sotto traccia, nel silenzio di quasi tutta la stampa. Si è parlato molto da dove questa inchiesta è partita, dall’università di Catania. Ma sulle diramazioni poco si è detto. La fotografia che emerge del funzionamento delle università è però simile in tutto il paese. Concorsi pilotati per controllare borse, fondi, posti di ricerca e di insegnamento. Controllare le università è un potere dal quale i baroni non hanno alcuna intenzione di separarsi. Questa inchiesta non propone nulla di nuovo. E’ la realtà che vivono tutti i giorni migliaia di studenti e di aspiranti borsisti, ricercatori e docenti.
Esce appunto la notizia che tra i 60 indagati della Procura di Catania ci sono, oltre a tutte le cariche di prestigio dell’università di Catania, anche i rettori de La Sapienza, Eugenio Gaudio e il rettore dell’Humanitas University di Rozzano. Ma è proprio su Gaudio e su la Sapienza che occorre aprire una finestra.
Nelle ultime settimane a Roma una feroce campagna mediatica di giornalisti e politici di estrema destra ha provato a criminalizzare le attività dei collettivi e degli studenti, strumentalizzando l’incidente che ha portato alla morte di un giovane ragazzo (sullo sciacallaggio avvenuto si è già parlato qui). Lo stesso rettore aveva assecondato le ricostruzioni assurde dei giornalisti che parlavano di business degli studenti dietro alle aule e alle iniziative autogestite. La realtà dei fatti è tutt’altra e parla di un tessuto sociale giovanile che risponde al soffocante degrado istituzionale.
Può sembrare sorprendente per chi si informa solo leggendo i media mainstream, ma ci sono tanti giovani che non sono fannulloni e che si rimboccano le maniche per cambiare le cose. Senza lucro e senza mettersi in tasca niente, solo migliorando le proprie condizioni di vita e quelle di tutta la comunità universitaria. Gli studenti sono decenni che provano ad autorganizzarsi e a costruire dal basso un’alternativa al controllo dei baroni sull’università.
Gli spazi di autonomia e di autogestione rappresentano proprio questo: una pratica diretta che sottrae potere ai baroni, mettendo al centro le necessità degli studenti.
La vergognosa campagna mediatica degli ultimi giorni dimostra come i tanti narratori di queste vicende vivano su un altro pianeta rispetto a quello dei giovani del nostro paese. La ricerca di pretesti per attaccare i collettivi e gli studenti rappresenta il tentativo dell’estrema destra in questo paese di soffocare le esperienze dei movimenti sociali. Ciò avviene in contesti estremamente diversi. L’esilio di Mimmo Lucano ne è, forse, l’esempio più calzante.
Resistere e sostenere le esperienze che propongono un’alternativa è la strada da percorrere. Sembra di soffocare nell’impotenza, ma le falsità e le ipocrisie cadono velocemente…
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