Sisma Emilia: la retorica del ricordo.
Ovviamente in prima fila c’è il Commissario Errani, che dopo mesi di silenzio è tornato al centro dell’attenzione con la presentazione del dossier “A un anno dal terremoto”. In esso viene esaltato il lavoro delle Istituzioni e sono riportati dati che, ad una prima e distratta lettura, potrebbero dare l’idea di un dramma ormai passato. E’ stato anche allegato un video (del quale ci piacerebbe sapere il costo) che non ha nulla da invidiare alla propaganda del trio Berlusconi – Letta – Bertolaso ai tempi dell’Aquila.
Tuttavia, Errani non è l’unico a fornire l’ipocrita narrazione dell’anno trascorso. Infatti, molti altre figure istituzionali prendono parola per ricalcare la traccia del Commissario. Si dice che tanto è stato fatto (e restano solo piccole rifiniture al completamento del processo di ricostruzione), si esalta la capacità dell’Emilia di essersi saputa risollevare dalla catastrofe e si invita tutti a restare uniti e a resistere ancora per poco, ma al tempo stesso si mette in secondo piano l’ampio spettro di criticità reali che i terremotati si trovano a dover affrontare tuttora e che, al di là della retorica, impediscono che la ricostruzione di fatto abbia luogo.
Ma gli emiliani sono esausti, perché quotidianamente toccano con mano che nella realtà nulla è cambiato. Si è di fronte ad una situazione paradossalmente emiliana, dove sin dall’inizio il PD ha messo a disposizione dello Stato tutta la sua capacità di gestione del dissenso, in previsione di una ricostruzione resa praticamente impossibile dalle dinamiche dell’attuale contesto di crisi (vedi spending rewiew).
Ma la retorica propagandistica dell’apparato PD non sta funzionando e questo lo si inizia a vedere dai numerosi comitati territoriali (ormai uno per paese), che si sono formati per opporsi alla regole perverse della “ricostruzione fantasma” e per provare a riappropriarsi del proprio futuro, organizzando via via numerose iniziative di mobilitazione sui vari territori del cratere.
Non ci sorprende, comunque, che al coro dei “quanto sono stati bravi gli emiliani” si aggiunga l’immancabile messaggio di Napolitano, il quale questa volta spiega agli italiani che per affrontare l’attuale crisi devono prendere esempio appunto dagli emiliani, per la loro enorme forza di volontà.
Innanzitutto vorremmo sapere dove sono stati questi eminenti personaggi durante l’anno appena trascorso, difficilissimo per coloro che hanno subito il sisma e che nella maggioranza dei casi sono stati lasciati soli con le mille problematiche da risolvere. Vorremmo anche sapere dove erano costoro quando agli emiliani veniva chiesto di pagare ogni singolo centesimo di tasse oppure quando in molti rinunciavano alla ricostruzione a causa della insormontabile intricatezza burocratica. Ci sorge il dubbio che tutta la cricca non ci fosse proprio perché tutte le criticità non sono accadute per caso, ma che piuttosto esse sono la conseguenza di una gabbia costruita ad hoc da chi voleva rientrare nei parametri della spending rewiew sulla testa degli emiliani. A dire il vero noi questi signori li abbiamo visti solo alle inaugurazioni organizzate in pompa magna oppure sui media per spiegare all’Italia intera quanto sono stati bravi a gestire la situazione post-sismica in Emilia.
Peccato che il clima che si respira sul territorio mostri una realtà molto diversa dal loro “paese delle meraviglie”, dove una quantità enorme di problemi e impedimenti burocratici (spesso appunto creati ad arte) è ancora completamente da risolvere.
E questa retorica che ci vorrebbe tutti buoni, tutti a remare dalla stessa parte, stringendo i denti ancora per un pò, e che ci vorrebbe far credere che nessuno sia responsabile per tutte le difficoltà che l’Emilia terremotata si trova tuttora a dover fronteggiare quotidianamente e che, anzi, le Istituzioni (locali e centrali) hanno dato il massimo, noi la rifiutiamo.
Noi crediamo, al contrario, che quello presente debba essere un anniversario di rabbia per ciò che non è stato fatto, per ciò che non si vuole fare, per chi ha perso la vita sotto i capannoni il 29 maggio, per quelle case di recente costruzione che non dovevano crollare, per i soldi che non ci vogliono dare, per i problemi che si sommano a problemi!!! Perché sappiamo bene chi sono coloro che, oltre a far apparire il terremoto come una responsabilità di chi lo ha subito, hanno programmato una ricostruzione che avverrà solo per quei terremotati che potranno permettersi di tirar fuori i propri soldi, connotandola con una precisa discriminazione di classe.
E vedere questi personaggi ipocriti, che spendono belle parole per gli emiliani ma che non vogliono spendere soldi per ricostruire le loro case e per risollevare un intero territorio ancora in grave crisi, ci riempie di disprezzo e accresce la nostra volontà di opporci a questa situazione profondamente ingiusta. Del resto, quanto è successo nell’anno trascorso ci fa capire che non siamo tutti uguali, che chi governa decide come dare le priorità ai soldi da spendere (grandi opere inutili, spese militari e speculazioni di vario genere sono in cima alla lista, al contrario di ridare una casa a chi l’ha persa) e che ciò che vogliamo ce lo dobbiamo andare a prendere, perché nessuno ci regalerà niente!
Dal Basso Alla Bassa
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