Una storia normale di sfruttamento in provincia: inchiesta sulla ATG di Castello d’Argile
E’ di qualche giorno fa la notizia della denuncia da parte di alcuni lavoratori della ATG di Castello d’Argile (Bologna) delle condizioni di lavoro e di vita terribili in cui erano costretti, a causa delle “politiche lavorative” delle aziende appaltanti di ATG, messe sotto accusa dallo sciopero con picchetto dello scorso giovedì davanti sia ad ATG che all’azienda appaltante DP Gomma SRL. Come redazione InfoAut siamo andati questa mattina nel paese per ascoltare la voce degli operai e provare a fare luce sulla vicenda, simbolo di quanto avviene fuori dalle luci della ribalta dei capannoni di provincia.
Mille euro solamente per poter avere una copia del proprio contratto di lavoro, in modo da poterlo presentare in sede di rinnovo del permesso di soggiorno. Trecento invece per ottenere una copia della propria busta paga. Il 50% o più dello stipendio da ridare dietro le quinte una volta ricevuto. Tutte somme da girare al proprietario-caporale dell’azienda dove erano impiegati. Sono alcune istantanee dello sfruttamento a cui erano sottoposti circa settanta lavoratori pachistani di Castello d’Argile, richiedenti asilo o con protezione umanitaria, che hanno qualche giorno fa denunciato le condizioni di lavoro e di vita aberranti a cui dovevano sottostare, pubblicando anche i video della restituzione delle somme al padroncino.
In questo link le parole di alcuni dei lavoratori in lotta
I fatti avvengono in un paesino a pochi chilometri dall’Interporto bolognese, snodo cardine del settore della logistica regionale e nazionale, da anni interessato da numerosissime lotte operaie. La ATG, azienda leader del campo della gomma, con legami commerciali anche con il gruppo FCA, appalta la sua produzione a società terze come d’uso nel settore. Ci troviamo di fronte ad un bel giro di subappalti, di scatole cinesi, finalizzato allo scaricabarile delle responsabilità. In questo caso, ATG appalta all’azienda PR Guarnizioni SRL, che a sua volta subappalta l’effettivo lavoro ad altre aziende, tra cui una il cui gestore è il fratello del capo di PR Guarnizioni.
Quest’ultima società è la DP Gomma SRL, il cui gestore è l’uomo accusato dai video registrati di nascosto dagli operai di obbligare i suoi lavoratori a restituire più del 50% dello stipendio che gli versava, pena il licenziamento. Non appena caricava sulle postepay dei lavoratori gli stipendi, questi dovevano immediatamente prelevarne una parte cospicua e restituirli.
Come si vede chiaramente dalla foto che registra i movimenti di uno degli estratti conto dei lavoratori:
Le stesse buste paga, oltre a non essere disponibili ai lavoratori senza pagare una somma, andrebbero messe a confronto con l’appalto dato da Atg alle aziende appaltanti. Quanta parte del compenso originario si tiene l’azienda appaltatrice? Quale inquadramento per i lavoratori? Tutte domande a cui sarebbe interessante trovare risposta.
Ma non è finita qui. I lavoratori denunciano barbarie ancora più pesanti: ad esempio il fatto di vivere in 70 in una casa a pochi chilometri dalla DP Gomma, divisi in 5 camere con 4 letti a castello. Si dorme in alternanza: del resto i turni di lavoro sono di 12 ore (con 15 minuti di pausa per mangiare), e quando uno è al lavoro un altro operaio può dormire, nel letto appena lasciato dal collega.
Dentro e intorno alla casa, topi grandi quanto gatti si affacciano a controllare la situazione. Per l’affitto, lo stesso proprietario di DP Gomma ha stipulato un contratto con la proprietà della casa, e trattiene dalla busta paga dei suoi dipendenti ulteriori 100 euro a persona, ovviamente riscossi in nero dopo il versamento dello stipendio. Verrebbe da chiedersi come sia possibile che in un paese da 6500 abitanti nessuno si accorga di una cosa del genere…
Anche reclutamento e “gestione del personale” sono quantomeno dubbi in merito alle loro forme. Inizialmente, i lavoratori in questione neanche lavoravano nei capannoni delle aziende titolari dell’appalto, bensì portavano la gomma da lavorare nei loro alloggi. In seguito, si sono trasferiti a lavorare in capannoni, prima a Pieve di Cento e poi a Castello d’Argile. Qui emerge dai racconti la figura di una donna, che i lavoratori descrivono legata ad ATG ma non identificata, a controllare che la produzione andasse a regime.
Un dato interessante da segnalare dato che Atg molto probabilmente negherà alcuna responsabilità rispetto a quanto fatto dalle società appaltatrici. Ma non solo: tra i cinque lavoratori impiegati da DP Gomma che hanno denunciato, uno è stato assunto addirittura con un contratto da bracciante agricolo, da un soggetto terzo ad oggi irrintracciabile. Abbiamo raccolto qui le sue parole.
Questi fatti emergono dalla denuncia fatta dal sindacato SI Cobas tramite l’avv.Marina Prosperi, denuncia avviata in sede penale che oggi ha vissuto anche di un passaggio pubblico di testimonianza della situazione davanti al sindaco di Castello d’Argile, che nell’occasione era accompagnato da un rappresentante della Città Metropolitana bolognese. All’incontro erano state convocate anche rappresentanze della ATG e delle aziende appaltatrici, ma non si sono presentate. Coda di paglia? Senza dubbio è strano che un’azienda estranea ai fatti non smentisca appena ne abbia la possibilità ogni responsabilità sui fatti denunciati..
Evidentemente l’iniziativa ha colpito nel segno, sfruttando l’enfasi mediatica seguita alla denuncia degli operai: dopo un blitz alla DP Gomma, il responsabile della srl ha annunciato la disponibilità alla riassunzione dei 5 lavoratori licenziati; dichiarandosi allo stesso tempo preoccupato per la possibilità che la ATG possa interrompere la committenza una volta scaduto il contratto, oppure per “giusta causa” dopo l’emersione dei fatti. Motivo in più per dubitare del fatto che la ATG, che ha enormi responsabilità nella vicenda ( non fosse che per il mancato controllo di quanto avviene nelle aziende con cui ha relazioni ) si assumerà alcuna responsabilità. Ma in caso non lo voglia fare la DP Gomme, chi restituirà i soldi illegalmente sottratti agli operai?
Venerdì prossimo alle 11.30 un nuovo incontro alla sede del SI Cobas a Bologna definirà i termini specifici della bozza di accordo firmata oggi, grazie alla pressione dei lavoratori e al ruolo del SI Cobas, dell’avvocato Prosperi e di una delegazione del Laboratorio Crash. Staremo a vedere che succederà, quali responsabilità si assumeranno le aziende, come e se interverranno le istituzioni oltre le dichiarazioni di facciata.. di certo c’è che il sistema di sfruttamento in Emilia-Romagna, oltre che di nuovi lager a venire, è composto da tutta una serie di ricatti che è necessario rompere, come fatto dai lavoratori ATG!
Altre considerazioni per approfondire la vicenda:
Qui altre considerazioni di Simone Carpeggiani (SI Cobas)
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.