#15shm: a Barcellona inizia il meeting
L’accampata spagnola connessa a piazza Tahrir de Il Cairo, le giornate di mobilitazione contro le banche e la finanza promosse dal KLF in tutta Europa, una concezione della conoscenza come un qualcosa da mettere al servizio delle lotte sociali, ma anche la forma organizzativa stessa del cuore pulsante della composizione politica dei movimenti degli ultimi
anni, la rete, sono il segno che il “noi siamo la vostra crisi” che spesso abbiamo letto sugli striscioni degli studenti, o “noi la crisi ve la creiamo” che abbiamo ascoltato nei cortei selvaggi degli universitari durante le manifestazioni di pochi mesi fa, non erano una promessa, ma già un dato di fatto, una tendenza che tradotta in tante lingue, “que se vayan todos”, “dégage”, sta facendo parlare all’unisono le piazze del mondo, al di là e contro i confini istituzionali della Fortezza Europa e dei singoli stati.
Il rifiuto della mediazione e la necessità di approfondire la crisi della rappresentanza è stata presentata come tendenza e proposta politica da diversi collettivi e reti presenti, che nel caldo delle lotte che li vedono protagonisti hanno potuto registrare da una parte l’impossibilità della mediazione e dall’altra il rifiuto del ritorno al pubblico come possibile exit strategy dalla crisi agita dal basso. Dry Barcellona si è concentrata sull’uso tattico e strategico della forma rete per rifiutare una rappresentanza politica non solo più capace di rispondere ai bisogni della popolazione ma orientata, tramite corruzione e cricche che si fanno governi, a colpire i propri cittadini. Contro il debito e la crisi del sistema della finanza la potenza non è nelle forme di mediazione con lo stato ma è nell’immaginario e nelle comunicazione reticolare che ha lanciato come data di convergenza dei movimenti transnazionali il #15oct, appuntamento costituente in cui “la nostra unica bandiera sarà il cambiamento radicale in tutto il mondo” come ha ricordato il KLF nel suo intervento. “La lotta si fa nelle strade, per la libertà di movimento, opponendosi anche fisicamente agli sgomberi per esempio”, “nelle lotte delle metropoli c’è un linguaggio già direttamente transnazionale”, “la privatizzazione dei saperi non si combatte con la retorica della difesa della scuola pubblica”, “in nord africa, in cile, in europa c’è una stessa composizione della rivolta contro la crisi”, “stiamo andando oltre le frontiere istituzionali dell’europa con la potenza delle reti”, questi alcuni frammenti di un discorso comune che si sta costruendo a Barcellona, tra social network, e strade di metropoli, tra università e quartieri, accampate e sciamo di hacker in azione. Una ricchezza di dibattito difficilmente sintetizzabile tra narrazioni e prospettive aperte future già in moto e pronte per attraversare il mar mediterraneo, direzione Tunisi.
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