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Boicottaggio elettorale in Messico: oltre 50% di astensione, morti e feriti

L’episodio più grave si è però verificato a Tlapa, dove la polizia federale ha fatto irruzione in una sede del sindacato CETEG (Coordinadora Estatal Trabajadores de la Educación-Guerrero, tra i più attivi nel supportare la lotta per i 43 di Ayotzinapa) arrestando 8 insegnanti e provocando la reazione della popolazione locale che, in tutta risposta, ha sequestrato 35 poliziotti che sono poi stati liberati in cambio del rilascio degli arrestati. In serata però, polizia e reparti dell’esercito hanno fatto irruzione nel quartiere di Tepeyac per cercare i portavoce del sindacato; durante il blitz, durante il quale sono stati lanciati diversi lacrimogeni e proiettili di gomma, un insegnante, Antonio Vivar Díaz, è stato colpito da un proiettile sparato dagli agenti ed è morto. Il bilancio finale della retata è poi stato di sette arresti e 4 feriti.

Nello stato di Oaxaca invece le azioni di boicottaggio si sono verificate principalmente nei paesi più piccoli, dove gli insegnanti del sindacato CNTE (Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación), dopo avere bruciato diverse cabine e schede elettorali, hanno impedito l’ingresso di militari e di polizia inviati per verificare l’avvenuta installazione dei seggi. In conseguenza di ciò la polizia federale ha arrestato almeno 88 docenti della Sezione 22 del CNTE nella zona delle città di Oaxaca e di San Bautista Tuxtepec, rilasciandoli poi nella giornata di ieri. Le azioni di boicottaggio sono comunque riuscite ad impedire l’installazione di circa il 9% delle sezioni dello stato.

Diverse altre iniziative di boicottaggio si sono tenute anche in Chiapas, con l’incendio di diverse sedi di partito, e in Michoacán dove le comunità indigene di Urapicho, Pichátaro, Tingambato, San Felipe De Los Herreros e Chaparan hanno impedito l’installazione delle sezioni. Numerosi media indipendenti riportano poi come il rifiuto del meccanismo elettorale si sia espresso anche tramite l’annullamento delle schede, sulle quali migliaia di messicani hanno espresso il proprio disprezzo per la classe politica scrivendo frasi riguardanti i più recenti episodi di repressione nei confronti dei movimenti sociali. Anche il collettivo di cyber hacktivisti Anonymous ha poi dato il suo appoggio alla lotta del #BoicotElectoral defacciando il sito della Camere dei Deputati con frasi di appoggio ai normalistas di Ayotzinapa e agli insegnanti di Oaxaca e pubblicando online un database con i contratti milionari che diverse aziende hanno stretto con i parlamentari.

Una mobilitazione capillare e sostanzialmente riuscita, grazie alla mobilitazione di migliaia di persone spinte soprattutto dalla determinazione dei genitori dei 43 normalistas di Ayotzinapa, che negli ultimi 9 mesi hanno dimostrato una ferma determinazione nel rilanciare la lotta per i desaparecidos e riuscendo così a trainare a sé buona parte delle istanze sociali negli stati più poveri del Messico. Un boicotaggio effettivo, che vede come contraltare una sostanziale riconferma dei precenti assetti di potere, con il PRI che perde una quindicina di deputati (29%) ma si conferma prima forza del paese, seguito dai conservatori del Partito di azione nazionale (Pan) al 21%, il Partito della rivoluzione democrática (PRD, centrosinistra)  dimezza i suoi consensi e arriva all’11%, in favore del Movimento di Rinnovamento Nazionale (Morena, all’8,5%) fondato da Manuel Lopez Obrador, ex sindaco di Città del Messico, dove Morena è il primo partito.

Ma, al di là delle cifre, rimane evidente il dato di uno scollamento sempre più evidente tra le istituzioni del “narco-estado” e la popolazione messicana, costretta a vivere sotto il controllo sempre più opprimente delle forze di sicurezza che reprimono qualsiasi forma di dissidenza e il più delle volte risultano colluse con gli apparati locali della criminalità organizzata. In una dimensione di scollamento quasi totale tra i rappresentanti del potere – sia esso imposto tramite le logica prevaricatrice del sodalizio tra cartelli e istutizioni locali o tramite la farsa della “legittimità” democratica – e popolazione, il segnale positivo da cogliere è senz’altro quello relativo alla volontà di rigettare entrambi i meccanismi in maniera esplicita nell’ottica di organizzare dal basso nuove forme di cogestione della vita. E, in questo senso, la molteplicità di lotte sul territorio messicano e il loro tentativo di ricomposizione sul terreno dello scontro non può che essere considerato come un riuscito tentativo iniziale.

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